I MODI INDEFINITI¹

 

L’infinito, il participio, il gerundio e gerundivo, e il supino sono nomi verbali o forme nominali del verbo. Hanno, cioè, qualità proprie del nome e dell’aggettivo e altre proprie del verbo (come il nome si declinano e non indicano la persona e il numero; come il verbo hanno i tempi –presente, perfetto e futuro- e le forme attiva e passiva).

 

L’INFINITO

 

È il modo che esprime un evento in maniera generica e indeterminata: esprime, cioè, il semplice significato del verbo.

Ha forma attiva, passiva, deponente e tempo presente, perfetto e futuro.

 

L’INFINITO PRESENTE

 

Si forma, nella coniugazione attiva, dal tema del presente al quale si aggiunge la vocale tematica + il suffisso re.

L’infinito presente passivo presenta l’aggiunta di i che si sostituisce alla vocale del suffisso re  nella 1ª, 2ª e 4ª coniugazione reri; si appone direttamente al tema del presente nella 3ª: da dicĕre, infinito presente attivo, non si ha dicĕri, infinito presente passivo, (come da amare si ha amari), ma dici.

 

Coniugazione

Prima

Seconda

Terza

In io di Terza

Quarta

Attiva

Am - a - re

Mon - ē - re

Dic - ĕ - re

Cap - ĕ - re

Aud - i - re

Passiva

Am - a - ri

Mon - ē - ri

Dic - i

Cap - i

Aud - i - ri

 

Amare = amare

Amari = essere amato

 

 

L’INFINITO PERFETTO

 

Si forma, nella coniugazione attiva, dal tema del perfetto  al quale si aggiunge il suffisso isse.

L’infinito perfetto passivo, invece, è una forma perifrastica costituita dal participio perfetto del verbo in caso accusativo, + l’infinito presente del verbo sum. Il caso accusativo è dovuto al fatto che l’infinito perfetto si usa solo nelle proposizioni infinitive.

 

Coniug.

Prima

Seconda

Terza

In io di Terza

Quarta

Attiva

Amav - isse

Monu - isse

Dix - isse

Cep - isse

Audiv - isse

Passiva

Amatum – am –um  esse

Amatos - as  - a esse

Monitum - am - um esse

Monitos - as - a esse

Dictum – am – um  esse

Dictos – as – a esse

Captum –am –um esse

Captos –as –a esse

Auditum –am –um esse

Auditos –as –a esse

 

Amavisse = avere amato

Amatum –am –um esse =  essere stato amato

 

 

L’INFINITO FUTURO

 

È una forma perifrastica sia nella coniugazione attiva che in quella passiva.

Nella coniugazione attiva è costituito dal participo futuro del verbo in caso accusativo, (anche qui il caso accusativo è dovuto al fatto che questo infinito si usa solo nelle proposizioni infinitive) unito all’infinito presente del verbo sum.

Nella coniugazione passiva l’infinito futuro è costituito da una forma perifrastica invariabile composta dal supino attivo del verbo di cui si deve formare l’infinito futuro, unito all’infinito presente passivo del verbo eo = andare (il verbo eo = andare in latino come in italiano è intransitivo, quindi l’infinito passivo iri è una forma impersonale. Anche questo infinito, sia attivo che passivo, si usa solo nelle infinitive. La frase Puto hostes victum iri che correntemente si traduce: Io credo che i nemici saranno vinti, in realtà significa: Io credo che si vada (= iri) a vincere (= victum: il supino attivo coi verbi di movimento ha valore finale) i nemici. Le grammatiche, però, ci avvertono che questa forma di infinito futuro passivo era poco usata dagli scrittori che preferivano usare la perifrasi fore ut o futurum esse ut + congiuntivo e dire quindi la nostra frase: Puto fore ut hostes vincantur che letteralmente significa: Ritengo che accadrà (fore = essere per essere) che i nemici siano vinti.

 

 

Coniug.

Prima

Seconda

Terza

In io di Terza

Quarta

Attiva

Amaturum –am –um esse

Amaturos –as –a esse

Moniturum –am –um  esse

Monituros –as –a  esse

Dicturum –am –um esse

Dicturos –as –a esse

Capturum –am –um  esse

Capturos –as –a  esse

Auditurum –am –um  esse

Audituros –as –a  esse

Passiva

Amatum iri

Monitum iri

Dictum iri

Captum iri

Auditum iri

 

Amaturum –am –um esse =  essere per amare

Amatum iri = essere per essere amato

 

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1) perché non sono determinati rispetto alla persona che compie l’azione.

 

 

L’INFINITO DEL VERBO SUM

 

Presente

Perfetto

Futuro

esse = essere

fuisse = essere stato

futurum – am – um esse  = essere per essere

futuros – as – a esse  = essere per essere

o anche fore (forma invariabile che vale per tutte le altre sei) = essere per essere

 

 

 

L’INFINITO COME SOSTANTIVO

 

L’infinito con valore di sostantivo si considera di genere neutro. Esso può essere: soggetto, predicato nominale, complemento oggetto.

Soggetto: Errare humanum est.  Errare è cosa umana. Esse honestum est pulchrum. Essere onesto è cosa bella. Amare parentes est pulchrum. Amare i genitori è bello.

Predicato: Vivere est esse honestum: Vivere è essere onesto. Vivere est militare. Vivere vuol dire combattere

Complemento oggetto (si ha l’infinito con valore di compl. oggetto con verbi come possum, debeo, incipio, volo, malo, expeto, statuo, scio, assuesco, ecc.): Scis vincere = Sai vincere. Scio uti pecunia = So servirmi del danaro. Malo errare cum Platone = Preferisco sbagliare con Platone.

Se con l’infinito in funzione di oggetto c’è un predicato nominale o un complemento predicativo, essi vanno in nominativo. Cupio esse clemens. Desidero essere clemente. (Però: Cupio te esse clementem. Desidero che tu sia clemente). Cupio videri clemens. Desidero sembrare clemente. Non possunt omnes esse patricii. Non possono tutti essere patrizi.

Se con l’infinito in funzione di soggetto c’è un predicato nominale o complemento predicativo, questi vanno in accusativo.

Non esse cupidum est pecunia.  Non essere avido è una ricchezza. Esse temperantem est sapientis. È proprio del saggio essere moderato. Videri honestum non est esse honestum. Sembrare onesto non è lo stesso che essere onesto.

 

L’INFINITO COME VERBO

 

L’infinito, come s’è detto, dunque, ha tre tempi: presente, perfetto e futuro. Essi non hanno mai valore assoluto, ma valgono sempre in rapporto al verbo della proposizione reggente.

L’infinito presente indica un’azione contemporanea a quella espressa dal verbo della  reggente. Putant te esse diligentem. Ritengono che tu sei diligente. Putabant te esse diligentem. Ritenevano che tu eri diligente. Putabunt te esse diligentem. Riterranno che tu sei diligente.

L’infinito perfetto indica un’azione anteriore a quella espressa dal verbo della reggente. Putant te fuisse diligentem. Ritengono che tu sei stato diligente. Putabant te fuisse diligentem. Ritenevano che tu eri stato diligente. Putabunt te fuisse diligentem. Riterranno che tu sia stato diligente.

L’infinito futuro indica un’azione posteriore a quella espressa dal verbo della reggente. Putant te futurum esse diligentem. Ritengono che tu sarai diligente. Putabant te futurum esse  diligentem. Ritenevano che tu saresti stato diligente. Putabunt te futurum esse diligentem. Riterranno che tu sarai  diligente.

 

 

 

LE PROPOSIZIONI INFINITIVE

 

Si chiamano così le proposizioni dipendenti che hanno il verbo al modo infinito e il soggetto in caso accusativo (si ricordi che il soggetto delle infinitive, a differenza dell’italiano, in latino va sempre espresso). Si dice pure che queste proposizioni hanno la costruzione dell’accusativo con l’infinito. Esse sono le proposizioni soggettive e le proposizioni oggettive.

 

LE PROPOSIZIONI SOGGETTIVE

 

Sono quelle proposizioni che fanno da soggetto ad altre proposizioni. Se diciamo: “È giusto che tutti  dicano la verità”, la seconda parte della frase “che tutti dicano la verità” è il soggetto della prima “è giusto”. “Che tutti dicano la verità”  è, quindi, una proposizione subordinata con valore soggettivo che in latino si esprime con l’accusativo e l’infinito: Iustum est omnes dicere verum.

L’accusativo e l’infinito con valore soggettivo si ha:

  1. con i verbi impersonali come decet, dedecet, oportet, nocesse est,constat, interest, refert, ecc. Necesse est homines diligere pacem. È necessario che gli uomini amino la pace.
  2. con frasi impersonali costituite dal verbo sum con un sostantivo o un aggettivo neutro: facile est, pulchrum est, tempus est. Notum est leges inventas esse ad salutem civium. È noto che le leggi sono state inventate per la salvezza dei cittadini. Fama est Themistoclem venenum sua sponte sumpsisse. Si dice che Temistocle prese spontaneamente il veleno.
  3. con i verbi che significano dire e giudicare usati al passivo impersonalmente come: dici potest, si può dire, proditur, si tramanda  dctum est, è stato detto, nuntiatum est, è stato annunziato, ecc. Memoriae proditum est Croesum fuisse ditissimum. È stato tramandato che Creso fu ricchissimo. Dictum est hostes pulsos esse. Fu annunciato che i nemici erano stati battuti.
  4. col verbo videor usato impersonalmente. Magistro absurdum videbatur discipulum  abisse domum e schola. Al maestro sembrava assurdo che l’alunno se ne fosse andato a casa da scuola.

 

 

LE PROPOSIZIONI OGGETTIVE

 

Sono quelle proposizioni subordinate che svolgono nel periodo la funzione di oggetto della proposizione reggente. Se diciamo: “Prometto che ti obbedirò”. “che ti obbedirò”, in questa frase, è il complemento oggetto (proposizione subordinata oggettiva) di “prometto” che è la proposizione reggente. È un po’ come se dicessimo  “Ti prometto la mia obbedienza”. In latino si dirà: Promitto me tibi obtemperaturum esse. Me è il soggetto dell’oggettiva che in italiano non è necessario esprimere perché soggetto della dipendente oggettiva e della reggente coincidono, mentre in latino è necessario esprimere.

L’accusativo e l’infinito con valore oggettivo si ha in dipendenza :

  1. dei verba sentiendi, che esprimono percezione e giudizio: video, audio, puto, credo, existimo, censeo, spero, despero, scio, nescio, ignoro, ecc.  Credo che tu abbia sentito il rumore del mare. = Credo te audivisse maris fragorem.  So che i cittadini sono onesti = Scio cives esse honestos.
  2. dei verba dicendi, che significano dire, affermare, negare, scrivere, annunziare: dico, affirmo, nego, scribo, nuntio, ecc. Cicero affirmabat deos mundum creavisse. Cicerone affermava che gli dei avevano creato il mondo.
  3. dei verba affectuum, quei verbi che esprimono un sentimento di gioia, meraviglia, dolore, sdegno, come gaudeo, doleo, miror, queror, ecc. Miror Paulum nondum advenisse. Mi meraviglio che Paolo non sia ancora venuto. Lentulus se alterum fore Sullam inter suos gloriabatur. Lentulo si vantava tra i suoi che sarebbe stato un altro Silla.  
  4. dei verba voluntatis, che indicano un atto di volontà, un comando o una proibizione come volo, nolo, malo, cupio, iubeo, veto, prohibeo, ecc. Lex vetat cives alienam libertatem violare  =  La legge proibisce che i cittadini offendano la libertà altrui. Dux iussit pontem rescindi =   Il comandante ordinò che il ponte venisse tagliato. 

 

In italiano le infinitive (soggettive ed oggettive) possono essere esplicite ed implicite ed avere il verbo all’indicativo, al congiuntivo e al condizionale se esplicite, all’infinito se implicite. Le esplicite sono introdotte dalla congiunzione che, le implicite dalla preposizione di, o anche da nessuna preposizione (si comportano così le soggettive che dipendono dai verbi impersonali come conviene, bisogna, occorre, ecc., e da espressioni come è giusto, è bene, è bello, è male. Bisogna andare subito a casa. È giusto lottare per il trionfo della giustizia).

Dipendono dagli stessi verbi da cui dipendono in latino.

 

Esempi:

Soggettive:

È noto a tutti che Annibale fu il più grande stratega dell’antichità.

Si dice che Claudio avrebbe seguito un altro tipo di studi, se fosse stato libero di decidere.

Sembra che il presidente sia stato ingannato dai suoi stessi informatori.

Si spera di partire domani.

È vergognoso compiere violenze sugli animali.

Si spera ancora di recuperare gli speleologi rimasti intrappolati nella grotta.

 

Oggettive:

L’accusato afferma che non era presente al fatto. 

Credo che sarebbe opportuno studiare meglio la situazione prima di agire.

Il nonno non ammette che gli si diano consigli sull’abbigliamento.

Disse di avere studiato molto per superare l’esame per il patentino.

 

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