L’ARCA DI NOE’, questo libro fu ricordato dal Bruno
nella Cena delle Ceneri, dedicato al Pontefice PIO V, composto tra il
1570/71 (inedito e smarrito)
POEMA, incominciato ed interrotto, come si può arguire
dalle parole agli inizi del Candelaio
DE SPHERA, composta a Noli (Liguria), inedita e smarrita
DEI SEGNI DEI TEMPI, nei documenti del Processo Veneto del
Bruno, si legge che questa operetta fu composta dal Bruno, come lui stesso
afferma:"… feci stampare questa operetta per mettere insieme un
poco di denaro, per potermi sostentare…". Essa si stampò, o
senza nome o con il nome di Filippo Bruni. In seguito fu smarrita
DE ANIMA, composta a Tolosa nel 1577/78, frutto degli
insegnamenti del Bruno in quella Città (inedito e smarrito)
CLAVIS MAGNA, composto a Tolosa nel 1578/79, come lui
stesso ricorda
DEI PREDICAMENTI DI DIO, Operetta che si trovò tra le
carte di Bruno, scritto di sua mano, composta tra il 1578/79
DE UMBRIS IDEARUM, ecc. composta a Parigi nel 1582
CANTUS CIRCEUS, dedicato ad Enrico d’Angouleme, Parigi,
1582
DE COMPENDIOSA ARCHITECTURA, composta a Parigi nel 1582
IL CANDELAIO, composto ed edito a Parigi presso Guglielmo
Giuliano, 1582
PURGATORIO DELL’INFERNO, ricordato nella Cena delle
Ceneri. Inedito e smarrito, composta nel 1582
EXPLICATIO TRIGINTA SIGILLORUM, edito a Londra nel 1583
LA CENA DELLE CENERI, pubblicato a Londra nel 1584
DE LA CAUSA PRINCIPIO ET UNO, stampato a Venezia nel 1584 e
Londra 1584
DE L’INFINITO UNIVERSO ET MONDI, edito a Londra nel 1584
SPACCIO DELLA BESTIA TRIONFANTE, edito a Parigi e Londra
nel 1584
CABALA DEL CAVALLO PEGASEO CON L’AGGIUNTA DELL’ASINO
CILLENICO, (l’Opera più feroce contro la Religione Cristiana) Londra 1585
DEGLI EROICI FURORI, edito a Parigi e Londra 1585/1586
JORDANI BRUNI INSOMNIUM, Parigi 1586, Opuscolo unito al
precedente
DE LAMPADE COMBINATORIA LULLIANA, composta a Wjttemberg nel
1587
DE PROGRESSU ET LAMPADA VENATORIA
LOGICORUM, Wjttemberg
1587/88
ACROTISMUS SEU RATIONES ARTICULORUM PHYSICORUM ADVERSUS
ARISTOTELI COS 1586, composto a Parigi ma stampato a Wjttemberg nel 1588
ORATIO VALEDICTORIA, Wjttemberg, 1588
DE SPECIERUM SCRUTINIO ET LAMPADE COMBINATORIA RAIMONDO
LULLI, composto a Praga nel 1588
Jordani Bruni Nolani Centum et SEXAGINTA ARTICULI ADVERSUS
HUIS TEMPESTATIS MATHEMATICOS ATQUE PHILOSOPHOS; dedicato all’imperatore
Rodolfo II, composto a Praga nel 1588
ORATIO CONSOLATORIA, DEL PRINCIPE JULIO DI
BRUNSWHIC,
Helmstad 1589
DE IMAGINUM ET IDEARUM COMPOSITIONE; Francoforte 1591
DE TRIPLICI MINIMO ET MENSURA, Francoforte 1591
DE MONADE MINIMO ET FIGURA, Francoforte 1591
DE RERUM IMAGINIBUS, inedito e smarrito
LIBRO DELLE SETTE ARTI LIBERALI, inedito e sequestrato a
Roma dal Santo Uffizio LIBER TRIGINTA STATUARIUM,
composto nel 1591
TEMPLUM MNEMOSINES, Raccolta di Poesie Latine, scritto nel
1591 (inedito e smarrito)
DE MULTIPLICI MUNDI VITA, 1591, inedito e smarrito
DE NATURAE GESTIBUS, 1591, inedito e smarrito
DE PRICIPIIS VERI, 1591, inedito e smarrito
DE ASTROLOGIA, 1591, inedito e smarrito
DE MAGIA PHYSICA, 1591
DE PHYSICA, unito al precedente, edito 1591
LIBRETTO DI CONGIURATIONI, questo libretto trovato dal
Mocenigo fra le carte del Bruno fu consegnato all’Inquisitore Generale
Opere Postume:
ARTIFICIUM PERORANDI, Francoforte 1612
SUMMA TERMINORUM METAPHISICORUM JORDANI BRUNI
NOLANI, 1609
DE SIGILLIS HERMETIS ET ALIORUM, libro che fu trovato tra
le carte del Bruno, ma non gli apparteneva, ma era stato fatto copiare a
lui, in Padova, da uno Scolaro Tedesco
Nelle opere del Bruno sono trattati i più disparati
argomenti: dalla Fisica alla Filosofia, dalla Matematica all' Astrologia,
dall’Astronomia fino alle Arti Magiche (per la qual cosa fu accusato di
stregoneria); scrive in latino, italiano, francese, tedesco, inglese e parla
anche lo spagnolo. Nella sua prima opera l’ARCA DI NOE’, dedicata al
Pontefice, scrive di una ipotetica Arca, che è la rappresentazione
simbolica della Società umana per mezzo degli animali. Quest’Arca, nel
cui seno si agitano tutti gli animali, è governata dall’Asino, al quale
viene conferita dai Numi: "… la preminenza di sedere in poppa
alla medesima". L’Asino, considerata bestia simbolo e
cabalistica per eccellenza, raffigura in sé, la balordagine, l’ipocrisia,
la falsa devozione, la stupida pazienza e l’ignoranza. Nel CANTO CIRCE,
compare di nuovo la figura dell’asino, che primeggia ancora tra tutti gli
animali. Il Bruno aveva uno sviscerato amore per la sua Terra, ed in ogni
occasione ha piacere di parlarne e lodarla, perciò nei suoi discorsi
introduce sempre ipotetici interlocutori Nolani: egli infatti chiama Nolana,
la sua Filosofia, e non desta sorpresa l’esclamazione, "Italia,
Napoli, Nola; quella Regione gradita al cielo, posta talvolta, capo e destra
di questo Globo, governatrice e dominatrice di altre generazioni, e sempre
da noi et altri stimata Maestra e Madre di tutte le virtudi, discipline et
humanitadi".
Nel DE MONADE Bruno indica ed elogia gli studi di Copernico,
ed elenca tutti gli scrittori che anteriormente al Copernico, discussero sul
Moto della Terra; egli infatti fu un fervente sostenitore Copernicano,
contro le Dottrine Tolemaiche e Peripatetiche che sino ad allora
imperversavano.
Nel DE ANIMA, Bruno contrasta le affermazioni di Aristotele
ponendosi nello stesso tempo molti interrogativi: è l’anima sostanza o
qualità, potenza o realtà, compiuta, materia o spirito? E’ essa una per
ciascuno individuo, o la stessa in tutti, mortale od immortale, meritevole.
"di premio o di pena? La Terra la luna, il sole ed
i vari mondi rotanti nello spazio, hanno anche loro un’anima? Hanno anima
i sassi, le piante, e tutti gli esseri che sono al mondo o negli altri
mondi? E così via…".
Nel CLAVIS MAGNA, Bruno si proponeva con questa
"chiave" di aprire tutte le porte dei Misteri Lulliani, e di
aiutare i dotti e gli studiosi a sbrogliare le cose intricate, distinguere
quelle confuse, rivelare quelle occulte e delucidare le oscure.
La Lampade Combinatoria è la parziale riproduzione del
Clavis Magna, e chiama "Chiave unica" o "Gran chiave" la
Metodica Lulliana.
Nei Predicamenti di Dio, Bruno racchiude i suoi pensieri;
"…Dio è in ogni luogo ed in nessuno, fondamento e governatore di
tutto, non inchiuso nel tutto, dal tutto non escluso di eccellenza e
comprensione egli il tutto, di definito nulla, principio e generatore del
tutto, fine terminante il tutto. Estremo assoluto, che misura e conchiude il
tutto, egli non misurabile, ne pareggiabile, in cui è il tutto; e che non
è in nessuno, neanche in se stesso, perché individuo e la semplicità
medesima ma a sè". Questo libro il filosofo conservò
gelosamente presso di sé, finché a Venezia non gli venne tolto dal suo
denunziatore Giovanni Mocenigo; passò poi negli Archivi del Santo Uffizio
in Roma.
Nelle Umbris Idearum, il Bruno scrive: "… queste
Ombre spaventano le bestie, e come se fossero diavoli danteschi, fan
rimanere gli asini lunghi addietro…". Egli elogia "l’arte
della memoria" e chiama i Cristiani con il nome "setta"
ed asserisce che i Misteri, debbono diradarsi e dileguarsi, col progresso
graduato dell’intelligenza, essendo istituiti per abituare gli occhi umani
a ben vedere, onde non li offenda il repentino passaggio dalla tenebre alla
Luce.
Il Candelaio è dedicato ad una allegorica signora Morgana,
sotto il suo velo celava, forse, una donna Napoletana dal Filosofo amata in
gioventù, alla quale attribuiva la coltura del campo del suo animo e la
sottigliezza del suo stile. I protagonisti di questa "favola" sono
tre: Bonifacio, Bartolomeo e Marfurio; la vicenda va avanti, tra continui
colpi di scena, inganni, ruberie, travestimenti; con motti arguti, proverbi,
allusioni sottintese, lazzi, invocazioni a Santi, bestemmie, proprio della
plebe napoletana. L’epigrafe di questa Commedia era: IN TRISTITIA HILARIS
IN HILARITATE TRISTIS.
L’idea fondamentale dello SPACCIO DELLA BESTIA TRIONFANTE
e per essa la conclusione è: "… che gli Dei sono inabili, che
debbono andare via e spazzare la loro presenza il Cielo, essi sono vecchi e
stanno per cadere, solo la verità non invecchia, e dura immancabile ed
immortale, e se talvolta casca e si sommerge, risorge aiutata dalla sua fida
Ancella: la Filosofia. Questi Dei possono però riparare alla loro caduta,
trasformandosi ed innalzando essi stessi altari al Nume Universale che è la
Ragione".
Negli EROICI FURORI, sotto il velo dal quale sono
ricoperti, si può scorgere la vita del filosofo: infatti si vuole che
l’opera sia stata scritta quando il Bruno languiva nelle carceri ed in
essa si trovano descritte tutte le afflizioni morali e materiali di una
persona che giace in quelle condizioni. Questa opera chiude il periodo
Londinese del filosofo, scritto parte in versi e parte in prosa, fu dedicato
a Filippo Sidney.
La CABALA DEL CAVALLO PEGASEO è come un appendice dello
SPACCIO DELLA BESTIA TRIONFANTE, dedicata ad un supposto Don Sabatino
Vescovo (?) di Casamarciano, lodato dal Bruno per la sua "Santa
Asinità la quale sola può far le anime buone, distogliendole dalle
indebite curiosità e ricerche scientifiche".
(tratto da: "Nola: trenta secoli fra
storia e leggenda" di Antonio e Paolo Minieri, Centro EDI, Nola 1998)