Amare Bruno Amare Bruno è come attraversare l’eterno
rifiorire del tempo: è
come essere al punto limite tra
la finitudine del “presente” e
una luce che rinasce eternamente, perché
il rogo del filosofo nolano si
ripete nella vita di noi tutti. La
sua morte fisica è come una
“ferita” che
trapassa la nostra carne e la redime dalla
“malinconia” dell’ “universo”. Il
Bruno ci solleva dalle “ombre” della notte: ci
fa capire che siamo una “unità” tra
infinite “differenze”. Ci fa capire che
la nostra identità passa per la diversità degli
altri, perché è comune il sentimento che
ci fa desiderare l’identità che
fonda l’appartenenza di noi tutti a
una stessa matrice che opera nel “cosmo”. Amare
Bruno è trasformare “se stessi”. La
libertà è un principio sul quale noi
tutti, teoricamente, conveniamo; ma
com’è difficile, praticamente, convenire
su questo “elementare” principio. Tutta
la storia dell’Occidente lo dimostra. Quante
rovine, quanti lutti, quanti morti, quante
tragedie umane! Il dissenso bruniano dalla
dittatura e dalla prepotenza dogmatica di
assurdi tribunali è un bene universale, che
legittima la nostra umanità, il
sentimento cosmico dell’eternità. Nola, 17 febbraio 2000, ore 18.01
Luigi Simonetti
(discorso in versi realizzato in "tempo reale" e pronunziato nel momento conclusivo della fiaccolata della Contea Nolana, organizzata nel giorno dell'anniversario della morte di Giordano Bruno).
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