Amare Bruno

 

Amare Bruno è come attraversare

l’eterno rifiorire del tempo:

è come essere al punto limite

tra la finitudine del “presente”

e una luce che rinasce eternamente,

perché il rogo del filosofo nolano

si ripete nella vita di noi tutti.

La sua morte fisica è come  una “ferita”

che trapassa la nostra carne e la redime

dalla “malinconia” dell’ “universo”.

 

Il Bruno ci solleva dalle “ombre” della notte:

ci fa capire che siamo una “unità”

tra infinite “differenze”. Ci fa capire

che la nostra identità passa per la diversità

degli altri, perché è comune il sentimento

che ci fa desiderare l’identità

che fonda l’appartenenza di noi tutti

a una stessa matrice che opera nel “cosmo”.

Amare Bruno è trasformare “se stessi”.

 

La libertà è un principio sul quale

noi tutti, teoricamente, conveniamo;

ma com’è difficile, praticamente,

convenire su questo “elementare” principio.

Tutta la storia dell’Occidente lo dimostra.

Quante rovine, quanti lutti, quanti morti,

quante tragedie umane! Il dissenso bruniano

dalla dittatura e dalla prepotenza dogmatica

di assurdi tribunali è un bene universale,

che legittima la nostra umanità,

il sentimento cosmico dell’eternità.

 

 

Nola, 17 febbraio 2000, ore 18.01

 

Luigi Simonetti

 

(discorso in versi  realizzato in "tempo reale" e pronunziato nel momento conclusivo della fiaccolata della Contea Nolana, organizzata nel giorno dell'anniversario della morte di Giordano Bruno).