PASSERO
DORATO X PASSERO COMUNE Articolo di Ivo Ginevra Pubblicato su Alcedo n. 9 anno 2003 Foto Alcedo | ||||
L’ibridista
di regola è un allevatore con spiccate attitudini alla fantasia, allo
studio, all’osservazione e vive d'intuito.
Ebbene sì, è proprio l’intuito quella dote che anima i sogni dell’allevatore
ed anche se dietro un ibrido ci sta sempre un complesso lavoro pieno
di trepidazione e speranza, è solo l'intuito quella cosa che permette
la realizzazione dei desideri.
Al principio
è un’idea, poi diventa un approfondito studio delle caratteristiche
delle specie da ibridare, continua superando le difficoltà logistiche
e pratiche come ad esempio, la scelta del luogo e della gabbia di
nidificazione, il materiale per la costruzione del nido, l'alimentazione
ecc. e finisce con lo svezzamento e la muta del soggetto, nella speranza
che l’idea, il sogno, il frutto di tanto lavoro si concreti in un
piccolo unico, inestimabile ed irripetibile capolavoro. La storia
di quest'ibrido di Passero dorato x Passero comune non è altro che
la realizzazione del sogno di Domenico Carella. Domenico,
Mimmo per gli amici, è il creatore di questo gioiello, che ha un costo
di realizzazione abbastanza basso; infatti, il prezzo di una femmina
di Passero comune allevata anche allo stecco è praticamente nullo
e con solo pochi euro si può acquistare dovunque un bel Passero dorato
maschio. Partendo, inoltre, dal principio che i due soggetti sono
entrambi geneticamente molto affini trattandosi di uccelli appartenenti
all’ordine dei passeriformi in senso stretto, la costruzione dell'ibrido
non sembrava particolarmente difficile. L’idea iniziale era quella di
riuscire a trasportare quel meraviglioso giallo brillante del Passer
luteus nel comune Passer domesticus. L’intuizione era dunque, semplice
e stava tutta qui: trasferire il meglio del Passero dorato e cioè
il giallo brillante della testa e del petto, sopra quelle parti di
colore chiaro e scipito del Passero comune, esasperando al massimo
pure il contrasto fra il nero della pettorina del maschio Passero
domestico ed il giallo intenso del maschio di Passero dorato.
Lo stesso principio del contrasto doveva applicarsi anche
fra i colori e disegni della testa dell'ibrido maschio. Sulla spettacolarità
che avrebbe assunto la colorazione del dorso ed ali del costruendo
ibrido, il Carella era già pronto a scommettere, in quanto certo che
il maschio dorato avrebbe portato in regalo la brillantezza dei suoi
colori al Passero comune, inoltre, riguardo al disegno, non nutriva
alcuna preoccupazione vista la somiglianza dei dorsi delle due specie. Chiaramente,
per realizzare tutto questo, Mimmo era obbligato in ossequio ad una
delle principali regole dell’ibridazione, ad usare il maschio della
specie che doveva trasmettere il colore, quindi, s'imponeva Passero
dorato maschio x Passero comune femmina. Peraltro la differenza di
taglia tutta a favore del Passero femmina avrebbe facilitato l'accoppiamento,
mentre all'inverso, sarebbe stato un tantino più difficoltoso.
Nella mente dell’ibridista il
capolavoro era già bello e pronto. Bisognava soltanto darsi da fare
per la sua realizzazione e quindi, cominciare mettendo nel miglior
agio possibile la coppia dei riproduttori alloggiandoli in una gabbia
che poteva consentire un discreto spazio di volo. Una gabbia di 90
cm. di lunghezza e con i laterali chiusi da un lamierino, fu giudicata
senz'altro adatta alla bisogna. All’interno della stessa, bisognava
creare un sito idoneo alla nidificazione; pertanto, furono collocati
in più punti dei comunissimi nidi interni per canarini, appositamente
schermati con un'intelaiatura di rami (non rida il lettore) d'albero
di Natale sintetico, sempre verde, adatto a creare una giusta privacy,
senza alcun bisogno di essere rinnovato ed adeguato alla bisogna.
Una schermatura del nido quasi naturale! La coppia, date le analogie
comportamentali, si affiatò tranquillamente e fin da subito cominciò
a mostrare l’intesa raggiunta dapprima cominciando a sostare nello
stesso posatoio e poi, la sera, dormendo l’uno a fianco all’altro.
Con l’arrivo della bella stagione, i due riproduttori entrarono nella
forma amorosa ed in particolare il maschio dorato iniziò ad assumere
il suo caratteristico giallo brillante, cambiando anche la colorazione
del becco da brunastro in un nero lucido. A questo punto, il suo atteggiamento
nei confronti della femmina cominciò a mutare, perché il proprio estro
amoroso si manifestava con una spiccata e notevole territorialità
ed aggressività. Rincorreva quotidianamente la femmina per tutta la
lunghezza della gabbia, e la beccava senza sosta. Quest'ultima, anche
se di mole notevolmente più grossa rispetto al maschio, era costretta
a subire questi attacchi ripetutamente e riusciva addirittura ad alimentarsi
solo quando il maschio dorato manifestava un attimo di stanchezza.
Io ed il mio amico Mimmo, nel
vedere queste scene di quotidiana violenza, c'eravamo convinti che
forse, anzi, sicuramente si era lavorato a vuoto, ma proprio quando
il sogno cominciava a svanire .... ecco che la femmina all’improvviso
si sottometteva alla brutalità del maschio accoppiandosi ripetutamente.
Il nido fu bello e fatto in un solo giorno con della comunissima juta
e gli amplessi si succedevano ad un ritmo veramente inimmaginabile.
Alla fine la femmina cominciò a deporre le uova, precisamente sei
nella prima covata. L’amletico dubbio di far covare o no le uova alla femmina e successivamente,
di farle allevare la prole, dato il comportamento così irruento del
maschio, non fu neanche preso in considerazione. Mimmo passò subito
le uova ad una brava canarina collaudata come balia. E qui la sorpresa:
la femmina continuò ancora a deporre uova accoppiandosi con una frequenza
quasi maniacale. Tutti i giorni che mi sentivo con Mimmo, o che andavo
a trovarlo nel suo allevamento, vedevo queste scene di sesso sfrenato
diventate oramai ordinarie, ed ogni volta Mimmo mi mostrava all'inizio
con stupore, poi via via lamentandosi, tutte le uova ibride che andava
raccogliendo, dicendomi anche di non sapere più a quale canarina farle
covare, perché ormai tutte le sue balie avevano in caldo uova di Passero
dorato x Passero comune. Ma, il bello doveva ancora venire: le uova
erano tutte piene, tutte feconde, una cosa incredibile. Una cosa che anche il più ottimista
e visionario degli ibridisti non avrebbe neanche osato pensare. Per
giunta tutte schiudevano con regolarità ed i pullus richiedevano a
gran voce l’imbeccata, costringendo la canarina a stazionare poco
sul nido e ad occuparsi del vettovagliamento. Una roba da non credere.
Mimmo prontamente aiutava le balie con diverse somministrazioni giornaliere
di proteine direttamente nel becco dei piccoli, aiutandosi con una
siringa. Quest'ausilio fondamentale e necessario era semplicemente
costituito da manzo liofilizzato, per intenderci quello comunemente
usato per lo svezzamento dei bambini, sciolto e riscaldato con un
po’ d'acqua. Il becco degli ibridi era quello classico dei piccoli
del Passero: grande, smisuratamente largo ai lati ed indubbiamente,
se facilitava il mio amico nell’imbeccata, di contro una volta spalancato
intimoriva la canarina vista la veemenza dei piccoli nel richiedere
il cibo.
Tutto bene. Crescevano tranquillamente
con un bel grasso sul petto e nel fondo schiena. Mimmo era felicissimo e
con vero stupore fu costretto ad anellarli impensatamente al terzo
giorno con l’anellino del tipo A, così come richiesto dalla FOI ma,
logicamente, alla fine doveva pur accadere qualcosa perché tutto stava
andando fin troppo bene, superando anche le più rosee previsioni.
Infatti, un giorno, Mimmo mi telefonò allarmato dicendomi: “Guarda
che qui la zampa cresce a dismisura, tant’è che l’anello gli viene
stretto e da un momento all’altro gli manderà in cancrena la zampa,
perché non c’è più gioco fra il tarso e l’anello stesso“. Che fare?
Recidere l’anello per mettere in salvo la zampa dell’ibrido e non
potere più esporre il capolavoro alle mostre ornitologiche, o rischiare
lasciandolo unicamente al fine di appagare la brama di successo dell’allevatore
a scapito di un'eventuale menomazione dell’uccello? Ecco, quindi, che un amletico dubbio doveva inevitabilmente proporsi.
Mimmo umanamente non si sentì di rischiare. Con una pinzetta ben affilata
e con un malincuore che non vi sto certo a descrivere, recise gli
anellini liberando le zampe. Furono quindi anellati con il tipo B
e sicuramente alle mostre, qualche attento giudice li avrebbe squalificati
per anello non conforme, ma in quel momento, che si doveva fare? Ben presto, però, il dispiacere
e la convinzione di aver fatto una cosa umanamente giusta, lasciò
il posto alle imprecazioni più inaudite, perché quei maledetti zamponi
a poco a poco cominciarono a sfilare, insieme a quel beccaccio enorme
e tutto divenne ben presto normalissimo e comunissimo. Pagammo entrambi
il prezzo della nostra inesperienza nell’allevare i Passeri. Infatti,
chi è abituato a tale allevamento, sa che alla fine il becco e le
zampe ritornano alle fattezze normali. “E va bene”, ci dicemmo :“in
fin dei conti con tutte le uova che abbiamo, sicuramente non sbaglieremo
con i prossimi”. E fu così. Furono svezzati un numero impressionante
d'ibridi, pensate, una ventina da una sola coppia. Mimmo per
abituarli alla gabbia da esposizione ed evitare che il piumaggio si
rovinasse fu costretto ad ingegnarsi non poco e risolse il problema
coprendo tutti i laterali delle gabbie con dei lamierini interni,
in modo tale che gli ibridi, non potendosi afferrare alle sbarre,
limitavano i propri movimenti. Purtroppo questa soluzione lo costrinse
ad isolare tutti i soggetti uno per uno costituendo un notevole sforzo nelle operazioni di pulizia
ed alimentazione dei soggetti. Solo in questo modo e con il bagnetto sempre a disposizione,
gli uccelli mutarono preparandosi
alle mostre. Finalmente si poterono osservare attentamente ed io più li guardavo,
più mi rendevo conto che l’intuizione di Mimmo era giusta, difatti,
il giallo del Passero dorato si era facilmente trasferito nei maschi
ibridi, lasciando inalterati i tratti caratteristici della testa e
la classica macchia nera del sottogola e petto del maschio Passero
comune. Anzi, il Passero dorato era riuscito a dare brillantezza ai
colori un po’ smorti della testa del passero comune, donandogli un
leggero bruno-rossiccio con riflessi splendenti. Per il resto, la
taglia era intermedia a quella delle due specie e le rotondità della
femmina Passero comune avevano regalato all’ibrido una linea più armonica mitigando, quindi,
la forma esile e fin troppo “sportiva” del maschio Passero dorato.
Andando
avanti negli anni, la qualità di quest’ibridi migliorò notevolmente,
assumendo una forma più corposa incrementando addirittura la colorazione
gialla ed i riflessi brillanti. Inoltre, dal secondo anno in poi,
dalla schiena cominciò a spiccare il disegno del dorso ed in particolare
la fascia bianca disegnata dalle copritrici secondarie e primarie.
E’ inutile
assicurare che questi ibridi, peraltro presentati alle mostre come
stamm, oltre a meravigliare, hanno sempre vinto e pure superfluo appare
accennare al fatto che un maschio ha sempre fatto il campione razza
in qualsiasi competizione ornitologica. Ma, la cosa più assurda di
tutte, che è culminata nel massimo “fantozziano” della sfortuna, è
che quei famosi sei ibridi ai quali furono tagliati gli anellini,
e quindi non più utili per l’esposizione, diventarono di gran lunga
i più belli e mi permetto di dire, forse i più spettacolari che abbia
mai visto e, per giunta erano anche, a dispetto dei fratelli, i più
mansueti. Si lasciavano tranquillamente osservare in tutte le posizioni
ed anzi, sembrava pure che ci prendessero gusto a farsi guardare.
Che rabbia! Ma in fin dei conti, Mimmo si è sempre consolato
di questo scherzo del destino, perché da una coppia aveva tirato fuori
una ventina d'ibridi, e l‘anno successivo altrettanti. Per questo,
anche se i migliori, purtroppo, non potevano partecipare ad alcuna
mostra, in fin dei conti il pensiero di non aver fatto le classiche
frittate con le uova d'ibridi, ripagava Mimmo dell’ironia della sorte.
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