IBRIDO DI DIAMANTE DEL GOULD X DIAMANTE
DI KITTLITZ
Articolo di Ivo Ginevra per Alcedo
REGGIO EMILIA – Esposizione Internazionale 2006
GINEVRA
– Ibridare il Diamante del Gould con il Diamante di Hittlitz, non
è una cosa facile per tutta un’intricata sequenza di fattori,
che li vedono coinvolti in problemi di natura genetica, comportamentale
ed estetica, ognuno di specifica importanza.
Analizzandoli in breve, ci colpisce l’immediata strutturale riflessione,
di non aver mai visto il D. di Gould ibridato con altre specie se non
appartenenti al genere Erythrura; inoltre, questi incroci, sono pochi,
piuttosto rari, e per giunta con la vistosa eccezione di quelli mai realizzati
con il Diamante pappagallo.
Di contro il D. di Kittlitz è un soggetto che male si presta all’ibridazione.
Gli unici ibridi prodotti, sono stati realizzati con gli stessi Erythurini
e fuori da questo genere, proprio quelli con il D. di Gould, che sono
anche da ritenersi davvero sporadici.
Anche le diversità comportamentali fra i due soggetti, possono
tradursi in distanze insanabili. Basti pensare che il D. di Kittlitz è
un concentrato d’esuberante vitalità, mentre il D. di Gould
è così incline alla vita captiva, da potersi tranquillamente
definire come un pantofolaio della gabbia.
Infine, l’ibrido venuto al mondo dopo aver superato le difficoltà
descritte, deve fare i conti con il risultato finale di natura meramente
estetica, e qui il giudizio sarà severo perché il D. di
Gould è da considerarsi come il massimo insuperabile dell’espressione
armonica di colori e disegni, mentre il D. di Kittlitz eccelle per uniformità,
linearità e brillantezza dei colori di per sè difficili
d’amalgamare, mi riferisco al blu e rosso utilizzando il verde come
collante. La paura finale è che l’ibrido, proprio perché
unisce le straordinarie caratteristiche dei genitori, sia un bisticcio
finale di colori e disegni, applicazione della massima: ”Il troppo
..storpia”.
CINTI – Esatto, e proprio per questo, ho preferito scegliere il
maschio di D. di Gould testa nera rispetto al suo alter ego a testa rossa.
Anche se ho ammirato splendidi ibridi utilizzando il T. rossa, ritengo
che l’amalgama migliore delle cromie sia più delicato e naturale
con il T. nera. Se tu guardi attentamente il mio ibrido ottenuto proprio
col quest’ultimo, ti accorgerai che è meno vistoso di quello
con il T. rossa, e l’alternanza dei colori appare esprimersi in
una tinta rarissima, perché infiltrata di azzurro.
In poche parole, la maschera dell’ibrido usando il T. nera, riesce
ad infiltrarsi proprio del tipico colore blu del D. di Kittlitz, mentre
con il T. Rossa abbiamo una totale perdita del colore blu, a danno del
rosso, che ad un’analisi generale, pone l’ibrido più
vicino al parentale D. di Gould rispetto all’Erythuria.
GINEVRA – Effettivamente osservando da vicino il tuo soggetto, si
nota benissimo questa sfumatura di tinte che dal nero dell’attaccatura
del becco, estendendosi verso l’occhio, comincia a trasformarsi
in una gradazione di blu fino a raggiungere il turchese del collarino
del D. di Gould. Il viola del petto è stato sostituito da un eccezionale
azzurro intenso ed uniforme tendente al turchese.
CINTI – Cosa che riesce anche utilizzando il T. rossa. Ritengo,
però, che il blu facciale del D. di Kittlitz sia l’equivalente
genetico del nero del D. di Gould e pertanto è questo recessivo
rispetto al faccia rossa. Per concludere se nell’ibridazione col
D. di Kittlitz, utilizziamo il Gould a T. nera, avremo sempre ibridi con
maschera nero-bluastra, mentre avvalendosi di un D. di Gould a T. rossa,
il soggetto ibrido, sarà sempre con maschera rossa per l’affermazione
del gene dominante di quest’ultimo.
Invece, caro Ivo, ti faccio notare come la colorazione azzurro verdastra
del codione, e quella blu brillante delle copritrici caudali, è
totalmente soppressa a favore del rosso del D. di Kittlitz, e questo a
prescindere dal maschio di D. di Gould utilizzato.
GINEVRA
– E’ il discorso inverso a quello della maschera. Su questa
zona comanda sempre il D. di Kittlitz, così come nelle ibridazioni
fra il D. di Gould, e le altre Erythure, in ossequio ad un complesso rapporto
di dominanza e recessività, ma adesso lasciamo perdere queste astruserie,
e raccontami come hai fatto a realizzare questo gioiello meraviglioso.
CINTI – Ivo, tu lo sai meglio di me: “Un ibrido non s’improvvisa”,
pertanto dopo aver geneticamente optato per un D. di Gould T. nera, ho
dovuto scegliere se mi conveniva usare una femmina o un maschio. Ho preferito
quest’ultimo a scapito della sicurezza nella deposizione da parte
della femmina di Gould, inoltre, ero certo che il comportamento docile
del maschio T. nera, avrebbe indotto la femmina Kittlitz ad entrare nel
nido ed interessarsi alla costruzione, per poi accoppiarsi all’interno,
così com’è regola nei Gould. In poche parole ho preferito
il maschio T. nera per raggirare l’ostacolo dell’amplesso,
non fidandomi per niente dell’esuberanza del maschio di D. di Kittlitz;
anche se alcuni miei conoscenti sono riusciti a riprodurre l’ibrido,
facendo proprio il mio esatto contrario.
In seguito ho scelto i migliori uccellini possibili per ottenere il massimo.
Chiunque è venuto nel mio allevamento ed ha visto la coppia riservata
all’ibridazione, mi ha preso per matto, rimproverandomi che soggetti
così belli dovevano essere destinati per una riproduzione fra con
specifici, ma noi ibridisti ubbidiamo sempre alla regola fondamentale
del meglio per il meglio.
Infine
ho messo in pratica le solite accortezze, prima fra tutte una lunga convivenza
fra le due specie, per consentirne l’affiatamento, evitando le distrazioni
provenienti dai con specifici dello stesso genere, alloggiati in gabbie
limitrofe, inoltre, un’adeguata stimolazione alimentare ha consentito
l’entrata in amore della coppia. Faccio presente che i soggetti
ricevettero un imprinting dai Passeri del Giappone e questo ha facilitato
la cosa, partendo dalla stessa costruzione del nido che è avvenuta
senza particolari difficoltà.
GINEVRA – Che tipo di nido hai usato?
CINTI – Io uso per tutti soltanto le cassettine da nido per gli
ondulati.
GINEVRA – E non hai avuto alcun problema con i D. di Gould o le
stesse balie? I primi preferiscono un nido con una doppia camera, giacché
l’accoppiamento avviene all’interno e i secondi, poi, potrebbero
anche non entrarci per via dell’ingresso a foro circolare.
CINTI – Tutte le specie di uccelli che ho riprodotto nel mio allevamento
hanno di norma accettato questo tipo di nido senza difficoltà,
che posiziono sul frontale della gabbia sempre superiore ai 60 cm..
GINEVRA – Che alimentazione somministri ai tuoi uccelli per favorirne
l’estro e l’allevamento?
CINTI – Se ti sei stupito per i nidi ….con il pastoncino sarà
anche peggio.
GINEVRA – In che senso?
CINTI – Perché lo integro non poco! Uso mischiare tre quarti
di pastone secco all’uovo con dell’olio extra vergine d’oliva,
apportatore dei nobili benefici degli Omega tre, finché non ottengo
una morbida amalgama e lo lascio riposare per un giorno intero.
GINEVRA – Ah! Ora capisco perché mi hai preparato al peggio.
CINTI
– Aggiungo un quarto di morbido sempre all’uovo, della spirulina
per aumentare il tenore proteico, dei gamberetti essiccati, dell’olio
di fegato di merluzzo in polvere per le sue innegabili capacità
nutritive, qualche sale minerale per una buona formazione del guscio calcico
dell’uovo, gritt, un polivitaminico, sempre in polvere e infine
mischio tutto fino ad ottenere un consistente e morbido impasto. Questa
operazione la ripeto ogni dieci giorni, inoltre conservo il pastone in
un luogo areato e fresco, senza chiudere il contenitore, ma soltanto appoggiandolo
sopra, per consentire una giusta traspirazione.
GINEVRA – Come diceva Totò: “Alla faccia del bicarbonato
di sodio!”.
CINTI – In effetti quando racconto del mio pastoncino di allevamento,
c’è sempre qualcuno che inorridisce, però io mi sono
sempre trovato bene e penso che i risultati lo dimostrino.
GINEVRA – Ho capito che non usi alcun’integrazione di natura
proteico animale, tipo tarme della farina ….
CINTI – No, solo quello che ho detto più un buon miscuglio
di granaglie, osso di seppia e vitamine per qualche giorno al mese.
GINEVRA – Torniamo al tuo ibrido.
CINTI – Prima covata a vuoto. Seconda ed ultima: cinque uova feconde
di cui soltanto una schiusa. Da quel momento ho sperato che l’ibrido
fosse maschio, d'altronde esistendo il dimorfismo sessuale nelle sue specie,
per logica, la femmina sarebbe venuta con i colori più spenti.
Per fortuna è arrivato questo stupendo maschio che non mi ha creato
alcun problema in tutte le sue fasi di crescita. Ti dirò che il
pullus messo a balia sotto la migliore coppia di Passeri del Giappone,
insieme a dei D. di Gould dello stesso giorno di schiusa, si riconosceva
oltre che per la sua vitalità, anche per un’apertura del
becco più ampia e leggermente schiacciata; inoltre era sempre il
primo a richiedere l’imbeccata ed una volta uscito dal nido, si
mostrava più attivo, sano e forte dei suoi fratellastri. La muta
è stata normale, anzi, direi piuttosto veloce rispetto al D. di
Gould ed il risultato dopo sette mesi hai avuto il piacere di vederlo
in diretta, qui a Reggio Emilia, classificandosi primo. Tra l’altro
essendo giovane, avrà tempo e modo di migliorare in colori e disegni.
Ivo Ginevra
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