IL
GRANATINO COMUNE
(Uraeginthus granatina)
La mia esperienza con il Granatino comune e quella di Tonino
Piccnini
Articolo di Ivo Ginevra
La mia esperienza
Campionato Italiano d’Ornitologia - Bastia
Umbra - Gennaio 2002
Sono
le 16,00 della domenica pomeriggio. Fra poco si chiude. Ognuno con il
proprio fardello carico di speranze o delusioni, comincia ad abbandonare
i locali della mostra scambio.
Anch’io come tanti, mi avvio all’uscita, ma proprio giunto
alla porta, gli occhi mi cadono casualmente su alcuni uccellini, oggetto
dei miei desideri e ricercati senza sosta, oramai da un bel po’
di tempo.
Li possiede un allevatore tedesco, che intrufolatosi fra gli espositori,
li vende oramai a prezzo di realizzo.
In due minuti l’affare è fatto e contento di aver trovato
quanto cercavo, raggiungo i miei amici nell’attesa dello sgabbio.
Mentre esco gli uccelli dalla scatolina di cartone, per infilarli nel
trasportino, mi avvicina un carissimo amico, notorio per essere un gran
menagramo.
Il colloquio che segue è rimasto mestamente impresso nella mia
memoria ed è meritevole di trascrizione a riprova delle qualità
jellatiche dell’amico.
- Belli, che cosa sono?
- E’ una coppia di Granatini comuni.
- Ma, c’è dimorfismo?
- Certo, non vedi? Il maschio è quello più colorato.
- Si, ma ’sto trasportino non mi piace. Non facciamo che ti volano?
Fine del racconto.
Preciso soltanto di non aver avuto neanche il tempo di fare gli scongiuri
(quelli volgari), che i due uccelli erano volati via come missili.
Ah! Dimenticavo. Non mi sono mai scappati uccellini prima d’allora
ed era più di vent’anni che trafficavo con volatili e trasportini
vari.
Mostra
Internazionale - Reggio Emilia - Novembre 2003
Questa volta, li trovo subito!
Li vende è un noto commerciante nazionale.
Fatico un poco con il prezzo ma, alla fine, ovviamente, cedo alle sue
condizioni; in ogni modo me ne frego, perché li desideravo troppo.
Mentre torno dai miei amici (preciso che stavolta non c’era lo iettatore)
la mia attenzione è attirata da un uccellino esposto da un competente
allevatore.
Decido di scambiare due parole con quest’uomo di gran cultura; poi
logicamente le due parole diventano quattro, otto…ecc..
Quando ci salutiamo non trovo più il trasportino, con il suo prezioso
contenuto, che avevo poggiato sopra una gabbia alla mia destra.
Per ovvi motivi non trascrivo le imprecazioni ma, solo un palese ed inquietante
interrogativo: sarà anche quest’uomo gentile un portatore
di Jella? Mah!
Mostra internazionale dell’Etna - Catania - Ottobre
2004
Passo
tutto il tempo a salutare i tanti amici che incontro l’uno dopo
l’altro.
E’ una bella festa.
Quasi, quasi, neanche posso gustarmi la mostra, dalla cordialità
di questi incontri!
Poi li ho visti inaspettatamente esposti in una gabbia di mostra scambio,
per giunta di un amico della mia città.
Ovviamente li ho comprati e poi, purtroppo, mi sono lasciato tentare dalla
sua gentilezza:
- Non c’è bisogno che te li porti adesso. Te li metto da
parte. Vieniteli a prendere prima che chiude la mostra così i soggetti
non si stressano ulteriormente e tu non resti con le mani impegnate per
tutto il giorno.
Non l’avessi mai fatto!
Quando mi sono presentato per il ritiro non li vedo più nella gabbia
ed alla mia legittima domanda, sulla fine che hanno fatto gli uccelli,
lui risponde:
- Ivuccio, mi devi scusare ma è accaduto un fatto increscioso.
Mentre io mi sono assentato un attimo per mangiare un boccone, quel cretino
e imbecille di mio figlio, che avevo lasciato a guardia degli uccelli,
ha venduto la tua coppia, pur avendogli detto che era già venduta.
Dice che non aveva capito e per giunta se né sbarazzato per venti
euro ‘sto deficiente. Tutto sua madre!
Scusalo il picciotto si è confuso… intanto ti restituisco
i soldi….. Ecco!
Questa è la mia esperienza con i Granatini comuni; pertanto, dovendo
scrivere di questi splendidi uccellini, non mi resta altro che illustrare
le gioie riproduttive del mio amico e “maestro” Tonino Piccinini,
indiscusso pioniere dell’ornitologia esotica italiana.
L’esperienza di Tonino Piccinini.
-
Tonino, da quanto tempo è che allevi il Granatino?
- Saranno almeno dieci anni consecutivi e sono riuscito sempre a riprodurlo.
- Ah! Si? Allora spara! Voglio sapere, vita, morte e miracoli del pennuto.
- Da dove devo partire?
- Dall’alimentazione.
- Non somministro nulla di particolare; quindi il classico misto per uccelli
granivori esotici del commercio, va piuttosto bene.
- Tutto qua?
- Aggiungo anche qualche spiga di panico che apprezzano molto soprattutto
se immatura.
- E poi? Ho letto un po’ dovunque che sono insettivori durante il
periodo della riproduzione.
- Esattamente. A tal proposito consiglio di somministrare uova di formica
perché la specie in libertà, ne fa molto uso. Formiche e
termiti le mangiano anche vive, ma capirete voi la malagevolezza di quest’alimento
nell’allevamento in gabbia.
- Vanno bene le tarme della farina?
- Vanno benissimo, però consiglio di fornirle piccole e vive. Magari
messe in un contenitore di vetro, che impedisca loro la fuga. Gli uccellini,
le uccidono schiacciando la testa e poi succhiano il contenuto passandole
ad armonica nel becco, fino a lasciare il guscio completamente vuoto.
E’ bene porgerle durante tutto l’anno, così gli uccelletti
sono abituati al verme.
- Ma, perché proprio vive?
-
Per meglio mettere in forma amorosa la coppia e stimolarla naturalmente
alla riproduzione.
A tal proposito distribuisco anche dei capolini immaturi di tarassaco
con le capsule tagliate a metà, per facilitarne l’estrazione
dei semi lattiginosi di cui vanno ghiotti.
Ho notato che divorano con avidità qualche foglia di lattuga e
specialmente quelle di radicchio verde. Quello rosso, al contrario non
lo gradiscono.
- Sicuramente è un uccellino anticomunista!
- Ed in regola con nostro attuale governo politico!
- Bene, riprendiamo. Alloggiamento?
- Durante il periodo di riposo li tengo in voliera insieme a tutti gli
altri, ma giunti al periodo degli amori devo assolutamente isolare la
coppia in comunissime gabbie da 60 cm., perché i maschi diventano,
molto aggressivi e territoriali, specialmente nei confronti del proprio
conspecifico. Caratteristica che hanno in comune anche con i Cordon Blu,
con i quali si accompagnano allo stato libero durante l’inverno.
- Tonino, adesso voglio una confessione dettagliata sulla riproduzione!
E soprattutto i segreti. In particolare: corteggiamento, tipo di nido,
posizione dello stesso, materiale per l’imbottitura, costruzione…
- Va bene. Va bene. Confesserò.
Innanzitutto tranquillizzo i lettori affermando che le difficoltà
anche se molte, sono comunque superabili con qualche piccola astuzia ed
un po’ d’esperienza.
Partiamo dal nido. Questo viene solitamente accettato dalla coppia senza
particolari esigenze, pertanto il comune nido a cassetta va piuttosto
bene. Quello che dovete fare, invece, è aiutare gli uccellini nella
costruzione; pertanto vi consiglio di provvedere personalmente all’imbottitura
con della comune juta e poi (trucchetto), di mettere tutto intorno, nella
caratteristica forma circolare, delle fibre di cocco. Magari cercate fare
un’imbottitura verso un angolo interno della cassettina.
Fornite
anche in abbondanza della juta. Servirà per la rifinitura finale
del nido ad opera della femmina, dopo essere stata piuttosto lavorata
ed, inoltre, i comuni sfilacci, saranno utili al maschio per espletare
il rituale del corteggiamento che è molto simile a quello del Cordon
blu.
Il maschi, infatti, tenendo della fibra nel becco, salteranno da un posatoio
all’altro, gonfiando le penne in modo da sedurre le femmine con
i loro colori e poi, dopo averle ammaliate e coperte, inizieranno a prodigarsi
in effusioni, stando sempre “attaccati” alla compagna.
Il nido lo colloco dove mi capita, ma bado bene di stare attento alla
posizione della gabbia, che deve essere posta in un angolo del locale
d’allevamento, piuttosto appartato e con poca luce.
La femmina appare piuttosto gelosa ed affezionata al nido, che lascia
raramente se non per le solite mansioni riguardanti l’alimentazione.
Il suo compagno cova discontinuamente, di regola insieme alla femmina
e appare piuttosto impegnato in operazioni di vigilanza. Purtroppo è
anche abbastanza focoso e vuole riaccoppiarsi spesso sviando, in tal modo,
la femmina dall’allevare la prole. Consiglio pertanto di tenere
pronte delle balie di Passero del Giappone per la bisogna.
Le uova sono generalmente quattro. Hanno la classica forma si Astrildide
ma, con la caratteristica di essere piuttosto piccole.
Per aiutare la formazione del guscio, oltre a somministrare il classico
osso di seppia, ho l’abitudine di ridurlo in polvere con un frullatore
o con una comune grattugia e di unirlo, una volta macinato, a gusci di
uova sterilizzati e tritati, al gritt, al pietrisco che viene dato comunemente
per i piccioni e soprattutto, ad un composto calcico ricco di vitamina
A,B, e D.
L’incubazione dura di media 13-14 giorni.
Ivo posso respirare adesso?
- Si ma, ad una condizione: voglio sapere tutto sull’allevamento
dei piccoli!
-
Ok! I pullus nascono con una pelle nera e con un piumino da nido grigio
fumo. Guardati distrattamente sembrano dei mosconi e, questa è
un’altra caratteristica, sono piccolissimi. Hanno in comune con
le altre specie del genere, le classiche escrescenze catarifrangenti poste
ai lati del becco, maggiormente sistemate nel lato superiore ed emanano
una fosforescenza bluastra, utile alla femmina nell’imbeccata al
buio del nido.
Alle sue ridotte dimensioni della nascita, oppone una crescita abbastanza
veloce, essendo in grado di uscire dal nido solo dopo quindici giorni
ed in ogni caso appena la sua codina raggiunge i due centimetri circa.
A quaranta, cinquanta giorni, i piccoli sono del tutto impiumati e se
ne può riconoscere il sesso già all’interno del nido,
perché il maschio presenta fin da subito il caratteristico colore
marrone-rossiccio del petto, oltre ad avere una tinta decisamente più
scura rispetto alla femmina.
A sessanta giorni mangiano da soli, e a questo punto, per favorire la
completa indipendenza dalla madre ho l’abitudine (questo è
un altro trucchetto), di frantumare un po’ di mangime e metterlo
in degli appositi contenitori in fondo alla gabbia. In tal modo i piccoli,
che hanno l’istinto di beccuzzare, ma non la forza di schiacciare
i semi o sbucciarli, riescono ad alimentarsi da soli e quindi a raggiungere
l’indipendenza molto prima del previsto.
Le tracce di colorazione accioccolattata, tipica dei giovani, spariscono
al raggiungimento del novantesimo o centoventesimo giorno, mentre lo spettacolare
piumaggio adulto trova il suo splendore assoluto fra il secondo e terzo
anno di vita.
Altre domande?
- Ne avrei da fartene ancora qualcuna, posso?
- Ma certo!.
- Contrariamente ad altri allevatori, non ti ho sentito parlare né
di pastoncino, né di semi germinati.
- Hai ragione e ti rispondo subito. Il pastoncino lo somministro durante
tutto l’anno. Ne uso uno secco all’uovo e glielo fornisco
ammorbidito, in piccole quantità. Non faccio integrazioni proteiche
animali perché appetiscono le tarme della farina. Quando, invece,
li faccio allevare dalle balie, vengono su con la consueta alimentazione
per piccoli esotici ma, in questo caso, fornisco una spolverata di proteine
in più nel pastone.
- Quand’è all’incirca, il periodo riproduttivo dei
Granatini?
- Cominciano, generalmente a fine Dicembre e fanno dalle tre alle quattro
covate.
- Hai ibridato con il Granatino?
- No perché non sono un amante dell’ibridazione e rare volte
ho visto in giro ibridi con il Granatino, però ho ammirato quello
con il Cordon blu e con l’Astrildide Azzurra. Ritengo tuttavia che
l’allevatore dovrebbe dedicarsi maggiormente all’allevamento
in purezza di questa razza che si vede in giro sempre di meno ma, se proprio
si vuole sognare, allora con questi colori non mancano le idee. Un esempio,
immaginatelo con: il Diamante fetonte, il Diamante codalunga, l’Amaranto
del Senegal….. provate e …chi più ne ha, più
ne metta. D'altronde
l’ibridazione non è altro che sogno, fantasia, intuito e
duro lavoro!
Altre domande?
- Cosa hai in cantiere per l’anno prossimo?
- Un bel po’ di roba, in particolare sto provando con i Pirenestes,
i Diamanti coloria, i Piccoli cantori di Cuba e …ma quante cose
vuoi sapere?
- Va bene basta così!
- Posso dire una cosa a conclusione dell’intervista?
- Sicuramente.
- Io vorrei invitare tutti gli allevatori e soprattutto i giovani, a non
mollare l’allevamento di questi splendidi uccellini, alle prime
difficoltà; perché facendo così, molte specie non
saranno più allevate in cattività, e con il prelievo selvaggio
ed indiscriminato che si perpetua in natura ogni giorno, capiterà
quanto prima che avremo una notevole riduzione delle importazioni o addirittura,
il blocco assoluto, così come anni fa avvenne per alcune specie.
Da buon allevatore iscritto alla FOI, faccio proprio il detto:”Allevare
è proteggere e finché noi li alleveremo essi non si estingueranno!”.
- Mi trovi perfettamente d’accordo. Ora dammi due coppie altrimenti
non ti faccio pubblicare l’intervista……
- Veramente io, quest’anno ne ho fatto pochi.
- Va bene, allora dammi una coppia perché…..
Seguono le trattative private.
Ivo Ginevra
Scheda del GRANATINO COMUNE
(Uraeginthus granatina)
Descrizione
Il Granatino presenta uno spiccato dimorfismo sessuale
che rende facilmente riconoscibili i due sessi anche da giovani e soprattutto
in natura, non c’è alcuna possibilità di scambiarlo
per altra specie somigliante.
Il maschio ha una caratteristica colorazione della testa con delle guance
molto estese d’uno splendido ed inconfondibile colore viola carico.
La fronte di un’accesa tinta azzurra.
Gola e mento sono neri.
Becco rosso corallo ed occhi cerchiati dello stesso colore del becco.
Due strisce nere, piccole e non molto larghe (redini) collegano il becco
agli occhi.
La tinta generale è di un carico e caldo bruno tendente al granata.
Il colore delle ali tende ad uno scuro bruno-grigio.
Sopracoda e sottocoda molto colorati d’azzurro bluastro.
La coda è, lunga, ampia, puntuta e di un blu abbastanza scuro da
sembrare nero.
Zampe brune.
La sua lunghezza varia dai 13,5 cm. delle femmine al massimo di 15 cm.
dei maschi.
La femmina come spesso capita in natura, ha i colori
più chiari rispetto a quelli del maschio, ma in particolare è
mancante del colore scuro del sottogola e del mento, fatto che la rende
inconfondibile con il sesso opposto.
Ha una coda leggermente più corta.
I giovani presentano la classica tinta accioccolattata.
I sessi sono ampiamente riconoscibili fin dall’uscita del nido per
i colori espressi dal maschio, in modo più forte rispetto alla
femmina.
Distribuzione geografica
Spazia in tutta l’Africa del sud. E’ presente
in particolare nell’Angola, Zambia, Zimbabwe, Sud Africa e con poche
colonie, anche in Monzambico.
Habitat
Predilige vivere luoghi fondamentalmente aridi o semi-aridi,
alle volte anche molto lontani dall’acqua.
Apprezza i boschi d’acacia dove nidifica spesso nei tronchi vuoti
o morti, e le secche boscaglie, dove si riproduce fra i rovi e le spine.
Raramente si affaccia in zone coltivate o dove c’è la presenza
massiccia dell’uomo.
Alimentazione
Allo stato libero si nutre di una notevole quantità
di semi immaturi e secchi rinvenuti nel terreno, ma utilizza anche semi
e capolini immaturi presenti nei cespugli, prediligendo quelli grassi.
E’ anche insettivoro specialmente nella fase riproduttiva e d’allevamento.
Appetisce termiti, formiche e loro uova.
Si ciba volentieri della frutta ben matura.
Abitudini comportamentali
Si sposta in coppia o con piccoli gruppi di tipologia
familiare, spesso si trova in compagnia di Cordon blu o altri Astrildidi
che abitano le stesse zone.
E’ alquanto aggressiva durante la stagione degli amori, divenendo
anche particolarmente violenta, con la stessa specie o con altri uccelli
anche più grandi, che stazionano nelle vicinanze del loro sito
di riproduzione.
Il nido di forma ellittica ha un’entrata laterale. E’ costruito
ben mimetizzato, con fili d’erba preferibilmente a poca altezza
dal suolo.
Depone da tre a cinque uova, piccole e bianche, per due cicli riproduttivi.
I piccoli arrivano all’indipendenza dopo circa sessanta giorni dalla
schiusa.
Avvertimenti
Questa specie non è consigliata ad un allevatore
poco esperto per le varie difficoltà che presenta.
Ivo Ginevra
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