IL
DIAMANTE MANDARINO BRUNO E LE SUE VARIETA'
Testo di Ivo Tiberio Ginevra Pubblicato su Italia Ornitologica n. 2/2002 Foto tratte dal libro Il Diamante Mandarino edito dal Club dell'Esotico Italia Il
fattore bruno del Diamante Mandarino è una delle prime mutazioni che ci
ha regalato questo splendido esotico australiano ormai diventato come
una tavolozza pittorica dove il sapiente pennello dell'allevatore può
creare nuove varietà e nuove cromie. La bruno è una mutazione sessolegata.
Ciò vuol dire che la discendenza avrà quei caratteri dei geni mutati
racchiusi nei
cromosomi sessuali. Pertanto il maschio bruno che ha il gene mutato
in uno dei due cromosomi X lo trasmetterà nel cromosoma sessuale X della
femmina, donando così il nuovo carattere in tutta la prole femminile.
I figli maschi, di contro, non manifesteranno il fattore mutato ma saranno
portatori di questa mutazione. Una femmina bruna, di contro, accoppiata
ad altro maschio, non trasmetterà ai propri figli il gene mutato, ma tutti
i maschi saranno portatori di bruno. L’accoppiamento di questi ultimi
con le femmine bruno darà chiaramente alla luce maschi e femmine della
mutazione desiderata. LO STANDARD DEL DIAMANTE MANDARINO BRUNO Il D. M. è un uccello che presenta uno spiccato dimorfismo sessuale. Il maschio poi, esprime tutta una serie di disegni e colori che oltre a renderlo particolarmente bello ed accattivante lo fanno anche terribilmente difficile da creare in ossequio alle numerose necessità dello standard. Troppi disegni equivalgono a troppe voci di giudizio pertanto nei maschi l'impresa della perfezione è abbastanza ardua, ma quando capita, ecco che si è davanti ad un capolavoro. Nel
D. M. bruno avviene la parziale modifica del processo di ossidazione della
eumelanina, pertanto il colore grigio, grigio – nero della forma ancestrale,
viene sostituito da un colore bruno, bruno – scuro della forma mutata.
I disegni, invece, rimangono inalterati. La
zona compresa fra le due strisce dell'occhio e del becco è di colore bianco
nel maschio e bianco crema nella femmina. Il disegno dei fianchi
con le caratteristiche tre file di rotondi punti bianchi tipico del maschio
è di un bel castano bruno. La femmina sprovvista di questo disegno ha
al suo posto una colorazione bruna leggermente più chiara del dorso.
La barra pettorale del maschio deve essere rigorosamente bruno scuro così
come le zebrature che partono da questa uniformemente ed ininterrottamente
fino all'attaccatura del becco. Il petto della femmina non ha alcun disegno
ed al suo posto vi è soltanto un colore bruno chiaro con leggere
sfumature argento.Per completezza di trattazione ricordiamo che
le uniche zone ricche di carotenoidi, cioè le zampe ed il becco, devono
essere di un rosso corallo, ad eccezione del becco della femmina ch’è
di un rosso chiaro - arancionato.Lunghezza, forma e posizione sono, inoltre,
tre voci di non secondaria importanza. Basti ad esempio ricordare
che sulla lunghezza e taglia gli allevatori hanno teorizzato e si sono
impegnati per anni al fine di ottenere un animale grosso e lungo. Mi ricordo
che certi allevatori confidenzialmente parlando dei loro esemplari accompagnavano
le "spettacolari" qualità dei propri soggetti con il tipico gesto della
mano aperta sul dorso e dell'altra a tagliare il polso indicando contemporaneamente
la misura e la forma che si sposava orgogliosa con le suggestioni vocali.
Così, proprio come fanno i pescatori armatoriali quando parlano
delle proprie catture. E ricordo che l'allevatore agognava alla famosa
"taglia olandese". Ebbene queste caratteristiche "pescatorie" non devono
assolutamente essere considerate un pregio. La taglia è minimo di 10,50
cm. e non bisogna esagerare nell'eccedere, perché eccedendo questa non
si combina più con una forma robusta, ma con una forma semplicemente tozza
e nell'insieme la chiesta idea di dare una “impressione di armonia”, lascia
il posto a quella opposta di un soggetto sfatto e letargico. Il D. M.
deve presentarsi ben fermo sul posatoio assumendo una posizione di 45°,
attento a tutto quello che gli capita intorno senza dimostrare paura ed
esprimere un buono stato di salute e confidenza. Un’ideale linea retta
deve collegare il vertice della testa del soggetto alla coda che mai in
ogni caso dovrà essere portata in modo pendente, così come le ali che
non dovranno mai essere rilassate od incrociate. Assolutamente da evitare
è poi un deposito di grasso sul petto o nel basso ventre, insomma ed in
poche parole, niente colombe ! Inoltre, con una grossissima taglia anche
il disegno sgrana e quindi più che i meriti, verranno messi in evidenza
le peculiarità negative del soggetto e le voci di giudizio in un diamante
mandarino sono veramente tante, quindi .... . Non voglio spendere
neanche una parola per ricordare che così facendo siamo ben lontani dal
D. M. che vive in natura. SELEZIONE ED ACCOPPIAMENTI DEL D. M. MANDARINO BRUNO La selezione del D. M. bruno è stata condotta da sempre preferendo soggetti ricchi di feomelanina ed i reiterati accoppiamenti fra uccelli con queste caratteristiche hanno dato la desiderata tonalità di bruno “caldo” ricercata per anni dai volenterosi pionieri della mutazione. Nella selezione del grigio, invece, avviene l’esatto contrario. Qui vengono sempre utilizzati i soggetti ricchi di eumelanina al posto di quelli feomelanici e ciò al fine di evitare lo spolvero di bruno sul mantello del D. M. grigio e la colorazione crema del ventre. Tali soggetti indesiderati per la selezione dei grigi, invece, possono utilizzarsi per riuscire ad avere ottimi bruno. Pertanto un accoppiamento corretto se si vuole lavorare per creare dei buoni D. M. bruno, è proprio quello fra un maschio bruno ed una femmina grigia molto carica di melanina. E’ preferibile usare il maschio bruno alla femmina della stessa varietà perché il fattore legato al sesso del padre, consente di ottenere delle femmine bruno già in prima generazione. Queste
accoppiate a maschi bruno o grigi portatori di bruno daranno prole di
entrambi i sessi del colore desiderato e con una buona carica feomelanica.
In seguito è consigliabile procedere con accoppiamenti fra soggetti bruno.
Comunque, oggi si ricorre sempre meno al descritto accoppiamento bruno
x grigio. Questo è usato soltanto in pochi casi da allevatori altamente
specializzati e con soggetti creati appositamente per tale bisogno.L'accoppiamento
praticato con più frequenza è il semplicissimo maschio bruno x femmina
bruno e ciò perché garantisce in prima generazione tutta la figliolanza
di entrambi i sessi di colore bruno. Inoltre, visti i grandi progressi
nella selezione del bruno, questa unione oggi, più che mai sembra abbastanza
corretta e consigliabile, purché si sappiano scegliere bene i riproduttori.
Questi devono possedere oltre ad una buona taglia anche una eccellente
carica feomelanica, poiché solo questa è in grado di dare la ricercata
tonalità di bruno caldo, ma attenzione, non è soltanto la feomelanina
a fare di un bruno un buon soggetto, perché ci deve essere anche
la normale carica eumelanica presente nel tipo grigio. La mancanza di
questa eumelanina e l'eccesso di feomelanina rende completamente uniforme
la colorazione bruna, allontanando così il soggetto da quella ottimale
dello standard che prevede nelle ali, nel dorso e nella testa quel colore
più caldo ed intenso che solo la presenza di questa melanina può dare. LE VARIETA' DI COLORE BRUNO
Il
bruno ed il mascherato sono geneticamente due fattori a trasmissione ereditaria
sessolegata pertanto dall'unione di due soggetti con queste caratteristiche
avremo il cosiddetto "errore genetico" comunemente chiamato Crossing-Over.
Praticamente il cromosoma sessuale X ha entrambi i fattori mutati, nel
nostro caso del bruno e del mascherato. Per la femmina che possiede un
solo cromosoma sessuale X il discorso è semplice perché le due forme
mutate saranno entrambe presenti, ma per il maschio che possiede due cromosomi
sessuali X, i due geni di entrambe le mutazioni sono presenti su tutti
e due i cromosomi sessuali X. Ecco l'errore genetico e quindi, il Crossing-Over IL
BRUNO DORSO CHIARO Come
la precedente è la combinazione di due fattori sessolegati, il bruno ed
il dorso chiaro, pertanto vale tutto quanto geneticamente detto sul D.
M. bruno mascherato. IL
BRUNO PETTO NERO Per
dedicarsi a questo tipo di selezione è innanzitutto indispensabile partire
con un minimo di due coppie perché essendo il petto nero un fattore recessivo
ed il bruno un fattore legato al sesso non avremo in prima generazione
alcun soggetto desiderato e pochi, di contro, saranno quelli della varietà
desiderata in seconda generazione (1/8). Su questi si fonda tutta la selezione
a venire. L'accoppiamento corretto è ovviamente maschio bruno (ricco
di melanina) x femmina grigio petto nero, dal quale avremo femmine fenotipicamente
di colore bruno e maschi grigi portatori di bruno. Entrambi i sessi saranno
comunque portatori di bruno petto nero. Chiaramente si deve procedere
in seguito accoppiando fra portatori o fra portatori e bruni petto nero,
con l'avvertenza di scegliere sempre soggetti ricchi contemporaneamente
di feomelanina ed eumelanina per avere una schiena di un buon colore bruno
caldo. E', infatti, proprio questa mancanza di "calore" il principale
difetto del bruno petto nero.
Ivo
Tiberio Ginevra |