CANNIBALISMO (un vizio ereditario) Testo e fotografie di Ivo Ginevra Pubblicato su Italia Ornitologica n. 12 anno 1997 |
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Soltanto
le disavventure personali ci portano ad approfondire certi aspetti poco
piacevoli del nostro passatempo preferito. Se poi questi approfondimenti
hanno come tema il cannibalismo fra gli uccelli domestici, allora non
c'è proprio da scherzare. Hobbisticamente parlando siamo in pieno clima
di tragedia. Purtroppo questo articolo è il frutto delle mie personali
e poco piacevoli esperienze di allevamento dal 1992 al 1997.
Il primo caso di cannibalismo, nel senso stretto del termine, si verificò
invece alla fine della stagione riproduttiva 1994, in una coppia di
Passeri del Giappone n.b. ed a farne le spese furono dei piccoli nidiacei
di Diamante modesto nati nella mattinata. Ad un attento esame gli sfortunati
presentavano le ali, le zampe ed il becco letteralmente divorati. Archiviai
il caso considerandolo un episodio isolato ed addebitai il tutto allo
stress riproduttivo della coppia in questione, poiché la stessa aveva
appena finito di portare a termine due covate con undici piccoli svezzati.
Purtroppo mi sbagliai; infatti nella stagione riproduttiva dell'anno
seguente (era il 1995) lo schifoso fenomeno si ripresentò con più vigore
di prima e non solo episodicamente. Infatti, oltre alla coppia già incriminata,
altre tre coppie della stessa razza manifestarono lo stesso problema.
Confortato dalla letteratura in materia, concordai nell'affermazione
che il cannibalismo "è dovuto ad una deficienza di sostanze proteiche
nell'alimentazione". Decisi allora di correre ai ripari applicando immediatamente
ed alla lettera tutto quanto previsto in questi casi da manuali di allevamento
e quindi aumentai notevolmente il tasso proteico della dieta somministrando
uovo e pastoncini a base di uovo in tutte le salse ed abituai immediatamente
gli uccelli ad un pastoncino per insettivori ricco di proteine di origine
animale. Inoltre scatenai una tempesta di sali minerali (calcio in particolare)
e vitamine di tutti i tipi con prevalenza della B. 12. Il risultato
portò solo ad un buon miglioramento ma non alla scomparsa del fenomeno
che restava ancora in circolo.
Il
verdetto fu ancora negativo! Quasi tutte le coppie diedero atto al mostruoso
fenomeno e ricordo ancora oggi con rammarico, di aver preso un grande
dispiacere vedendo un'intera nidiata di Cordon Blue dell'Angola letteralmente
triturata dalle forti mascelle dei Passeri del Giappone. Purtroppo la
maggior parte delle coppie diedero nuovamente atto a fenomeni di cannibalismo
in tutte e due le covate. Ma cosa stava accadendo! Come era possibile
che degli uccelli notoriamente conosciuti come balie. all'improvviso
diventavano così violenti! Questi interrogativi mi stavano letteralmente
facendo impazzire e furono la mia angoscia all'inizio della stagione
cove 1997.Quest'anno ho iniziato più agguerrito
del solito ed essendo convinto che questi comportamenti aberranti derivassero
da disfunzioni di carattere alimentare, ho curato la dieta alimentare
dei miei volatili nel miglior modo possibile, non facendogli mancare
proprio un bel niente. insomma per dirla in breve, è stato come se alloggiassero
all'hotel Hilton, eppure .. punto e d'accapo. Però analizzando attentamente
i nidi nei quali si è manifestato il problema, ho notato che gli atti
di cannibalismo si sono verificati solamente nel mio vecchio ceppo di
Passeri del Giappone n.b., mentre negli altri P.d.G. Bianchi 00. RR.
di nuova immissione, i nidi erano stracolmi di piccoli pullus scoppiettanti
di salute, La soluzione A mio modesto parere il cannibalismo fra gli uccelli da gabbia potrà essere dovuto sì a cause di natura alimentare, ma certamente è anche "semplice vizio", che altera il gusto e l'istinto nella psiche del volatile, Quest'alterazione. già latente nei caratteri ereditari di un soggetto, una volta manifestata farà parte del corredo genetico del volatile, trasferendo il tutto in un fattore ereditario di carattere dominante. E sull'ereditarietà del vizio ne sono sicuro in base alla mia esperienza personale, poiché tutti, ma proprio tutti i soggetti che hanno dato origine ad atti e comportamenti anormali, erano in qualche modo imparentati fra di loro. Quindi sono sicuro che la stretta consanguineità ha favorito il proliferare di questo gene maledetto. Questo fenomeno, infatti, non si è mai manifestato fra soggetti di altro ceppo sottoposti allo stesso regime alimentare, ma sempre nei soggetti del mio ceppo di n,b.. Inoltre ho anche constatato la totale recidività dei fenomeno in tutte quelle coppie dove si era già manifestato e pertanto posso affermare che un soggetto già colpito da questo "vizio", ripeterà sicuramente l'aberrante comportamento. La cura La
cura a mio avviso è una sola: allontanare immediatamente dall'allevamento
l'animale cannibale con i suoi parenti e questo per due ordini di motivi,
primo per non impegnarsi in una selezione di animali con questo gene;
secondo perché non ci si diverte neanche un po' a vedere simili carneficine.
Non scordiamoci che questo, anche se eseguito con il massimo del professionismo
è sempre e solamente un hobby e vedere tranciati con un solo colpo di
becco tutti i progetti ed i sogni di un inverno è veramente doloroso. Ivo Tiberio Ginevra
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