AMADINA TESTA ROSSA
(Amadina erythrocephala)
Pubblicato su Alcedo n. 42/2008
Ci
sono uccellini che ti abbagliano con la loro bellezza appena li guardi
la prima volta, come ad esempio i Diamanti di Gould.
Ci sono altri uccellini che tradizionalmente ti affascinano da sempre,
vedi il cardellino che ormai è il mito di ogni generazione.
Altri, sono subito simpatici, come i Gloster corona. Altri ancora, ti
piacciono perché sono opere d’arte, parlo di Gibber o Parigini,
altri sono “tecnici”, altri ancora “pazzeschi”,
ma su tutti ci sono quelli che ti attirano giorno dopo giorno, in modo
lento e continuo, fino a prenderti completamente. Le ragioni di questa
conquista magari saranno molteplici o inspiegabili, però di certo
hanno sempre nell’affidabilità, vigoria, e gradevolezza
le armi vincenti che portano all’amabilità. In questa categoria
io colloco nei primi posti l’Amadina testa rossa.
Anche il mio amico Alessandro Cinti la pensa come me, ed oramai da sempre
nel suo allevamento le solite “quattro coppie” di questo
splendido Estrildide non mancano mai.
Con quest’articolo, io ed Ale, vorremmo riuscire a contagiarvi
il fascino dell’Amadina testa rossa e contemporaneamente consigliarvi
qualche dritta per evitare l’insuccesso riproduttivo, ma intanto
conosciamolo meglio.
L’Amadina appartiene alla famiglia degli Estrildidae,
al genere Amadina erythrocephala ed ha due sottospecie:
1. la Amadina erythrocephala erythrocephala, che vive nei territori
che vanno dal nord-est dell’Angola fino al sud della Namibia,
e dal sud-ovest dello Zimbawi, fino a tutto il Sud Africa;
2. la Amadina erythrocephala dissita che popola la zona del Sud Africa
e quella orientale di Provincia del Capo. Il suo aspetto è decisamente
più scuro rispetto alla erythrocephala.
L’ Amadina erythrocephala, è presente nelle zone aride
e semiaride del deserto e della savana del Sud Africa. Si nutre di semi
sia maturi che immaturi e non disdegna gli insetti, in particolare le
termiti, durante il periodo della riproduzione. Non è un gran
costruttore di nidi ed alla bisogna utilizza spesso cavità d’alberi,
piccoli anfratti nelle case oppure vecchi nidi di Tessitori dopo averli
rifoderati con erba e piume. Se decide di procedere alla costruzione
fin dall’inizio, allora farà un nido grezzo e abbastanza
arrotondato. Le uova vanno da 4 a 6 e i genitori covano ed allevano
in perfetta armonia.
La
descrizione dei sessi evidenzia subito un dimorfismo classico e piuttosto
marcato, infatti, il colore del maschio è più appariscente
rispetto a quello della femmina e soprattutto si manifesta sul torace
e nella testa. Analizzando il disegno del petto noteremo che è
formato da piume bianche, nettamente orlate di nero su una tonalità
di fondo beige, che tende sfumare nel bianco salendo verso la gola e
nel marrone-rossiccio scendendo sul ventre. La testa è interamente
ricoperta di un rosso scarlatto, spezzato solo da un grigiastro disegno
di mustacchi e redini. Il colore del dorso si presenta bruno grigiastro,
e sulle ali spicca un disegno simmetrico e semicircolare, formato da
grandi “perle” nocciola, che impreziosiscono il soggetto.
Come detto prima la femmina è meno appariscente ed è priva
del caratteristico cappuccio colorato del maschio, al suo posto solo
una pallida chiazzatura rossa su testa e nuca. Colori e disegni del
dorso sono sbiaditi e soprattutto le bianche scaglie e le nere orlature
delle penne del petto, si presentano meno estese, non perfettamente
delineate e sporche di un beige brunato. Comuni ad entrambi i sessi
sono il grande becco bianco carnicino, le forzi zampe dello stesso colore
del becco e la coda bruno carico tendente al nero con le timoniere esterne
orlate di bianco sporco. La taglia raggiunge i 14 cm. di lunghezza e
l’impressione deve essere di un uccellino robusto con un buon
arrotondamento nella zona petto, dorso, ventre.
I giovani hanno una colorazione accioccolatta e fin dal nido mettono
in risalto le perlature delle ali, mentre i maschi sono riconoscibili
dalle caratteristiche piume rossicce della testa. Il becco è
nero.
Per ottenere i successi riproduttivi sperati, è
bene ripetere che bisogna arrivare alla stagione cove in perfetta forma,
quindi uccelli che abbiano manifestato particolari segni d’irrequietezza
o malessere non vanno utilizzati.
Se possibile, è meglio fare in modo che i riproduttori possano
formare le coppie spontaneamente, cercando di evitare la consanguineità,
caso contrario, far svernare insieme i soggetti per favorirne l’affiatamento.
Anche il dilemma gabbia o voliera è condizionato dalla disponibilità
di spazi dell’allevatore, ma potendo scegliere, l’Amadina
testa rossa garantisce un notevole margine di successo se messa in una
voliera interna. Nell’esperienza diretta di Alessandro, ha coabitato
pacificamente in voliera interna di due metri, anche con altre specie
Estrildide, come Diamanti coloria, Amaranto, Bengalino Ventre arancio
e senza manifestare alcuna aggressività, anzi, forse a ben guardare,
tende ad essere un po’ insicura restando molto sulla difensiva.
Una volta scelto il sito per la nidificazione si arrangia con tutto
quello che trova per imbottire il nido e quando la voglia di riprodursi
è inarrestabile, riesce ad utilizzare anche il classico nido
esterno per canarino allestendolo per la bisogna. Ovviamente, meglio
fornire la voliera di più cassettine nido, anche perché
la femmina è piuttosto precoce nell’affrontare la seconda
covata. In questo caso sarà in grado di adattarsi anche ai nidi
già usati da altre specie, mentre il maschio infaticabile, porterà
a temine lo svezzamento della prole per poi aiutare un’altra volta
la compagna.
La riproduzione in gabbia è leggermente più complicata,
anche perché si potrebbe aver bisogno delle balie, ma andiamo
con ordine.
Innanzitutto le misure non devono scendere al di sotto di 60x40x40 ed
è fondamentale per una maggiore percentuale di riuscita, posizionarla
in alto per aumentare la privacy della coppia. A questo punto è
molto utile mettere a disposizione, due o tre tipi di nido affinché
l’Amadina possa scegliere quello in cui si trova meglio. Generalmente
è preferito il nido a cassettina di legno per gli “ondulati”,
rispetto a quello a doppia camera per D. di Gould, mentre il tipo comune
in plastica per esotici è anche accettato di buon grado. La comune
esperienza di più allevatori consiglia d’imbottire il nido
con della iuta e fibre di cocco, lasciando alla coppia il compito della
rifinitura del sito.
L’arricchimento della dieta alimentare con un pastoncino piuttosto
proteico di tipo morbido, la messa a disposizione di tarme della farina
o dei classici gamberetti essiccati per tartarughine, le spighe di panico,
e (se si ha tempo a disposizione) anche i semi germinati, invoglieranno
la coppia sia alla nidificazione che all’allevamento. È
ovvio che gritt, osso di seppia e minerali non devono mancare per favorire
il giusto apporto calcico nella formazione delle uova che saranno deposte
uno al giorno da 4 a 6 per covata. Forma e colore ricordano quelle del
Padda, quindi bianche e un po’ arrotondate, a tal proposito si
consiglia di sostituirle giornalmente con quelle di plastica per poi
rimetterle tutte insieme, onde favorirne la contemporanea incubazione.
Di regola l’Amadina testa rosa provvede alla cova e, se si è
fortunati, anche all’allevamento, però nella riproduzione
in gabbia può accadere che la coppia si manifesti svogliata o
senza alcuna voglia di alimentare la prole. In questi casi è
d’obbligo il ricorso alle balie di Passero del Giappone, ma qui
le cose si complicano un pochino perché i pulli dell’Amadina
T R sono molto diversi dalle comuni Lonchure; nascono infatti, con una
carnagione scurissima del tipo nero lucido, con un piumino grigio topo
ed un becco quasi da passeriforme. Anche la richiesta del cibo da parte
dei pullus non ha niente a che vedere con quella delle Lonchure, quest’ultime,
infatti, con il corpo ben saldo alla base del nido, storcono la testa
verso il genitore ondeggiando il becco nervosamente, con movimenti orizzontali
ad un ritmo che cresce d’intensità così come lo
stesso richiamo nell’attesa dell’imbeccata. I nidiacei dell’Amadina
T R non hanno nulla a che vedere con tutto questo, perché nei
primi giorni di vita sono poco vitali e pigri all’imbecco, e poi
intorno al 5°, 6° giorno invertono questa tendenza diventando
famelici fino a sollevare il lungo collo verso il genitore, proiettando
il becco alla ricerca del cibo. Crescendo hanno anche la tendenza ad
alzarsi con la forza delle zampe e a mettere direttamente il becco sotto
quello del padre e della madre. Ma non è tutto, lanciano pure
un vigoroso richiamo da far “tremare” le pareti del nido,
percepibile fino a decine di metri di distanza. Capirete bene come tali
differenze fra il genere Lonchura e Amadina possano disorientare o impaurire
anche i più volenterosi Passeri del Giappone, però fra
questi ci sono anche quelli votati all’allevamento “estremo”,
che non hanno alcun timore di affrontare le “ganasce” alla
famelica ricerca di cibo. Queste balie indefesse, salvatrici della patria,
che sono in grado di portare avanti l’intera covata di quattro
e più Amadine T R senza alcun problema, devono necessariamente
essere utilizzate per questi scopi e fatte riprodurre per fornire sempre
“nuovi eroi” all’interno degli allevamenti.
Appare doveroso riportare anche l’esperienza di un affermato allevatore,
parliamo di Giuseppe Bovio, che ha segnalato la morte dei pullus nei
primi giorni di vita anche se regolarmente alimentati dai genitori naturali.
Tale problema è stato risolto riscaldando i nidi con degli scaldini
a resistenza, comunemente usati per i Cardinalini del Venezuela e addebitando
il fenomeno alle nostre diverse condizioni climatiche ambientali rispetto
a quelle del luogo d’origine dell’Amadina. Giova a questo
proposito riflettere che tale problema potrebbe realmente sussistere
negli allevamenti situati nel settentrione oppure in locali particolarmente
freddi, quindi è utile seguire il consiglio di Bovio premunendosi
degli “scaldini”.
Lo svezzamento e la muta non rappresentano alcun problema, ma la bellezza
del colore e la perfezione dei disegni si potrà ammirare solo
dopo il secondo anno di vita.
Si è notata anche una buona longevità ed un’ottima
forma fisica in quasi tutte le Amadine dei vari allevamenti, pertanto
non possiamo far altro che consigliarvi d’intraprendere l’avventura
con quest’Estrildide, robusto, genuino, discreto e pieno di fascino.
In fine una nota d’ibridologia: non ricordiamo di averlo mai visto
ibridato se non con il Gola tagliata, pertanto vi consigliamo di prendere
l’autostrada del sogno per i sentieri inesplorati dell’arte.
Alessandro lo vede bene in coppia con la Donacola petto bianco e con
l’Emblema picta, io anche con il Diamante modesto.
Ivo Ginevra