LA NONNETTA (Lonchura cucullata)

Testo ed allevamento di Ivo Ginevra

Pubblicato su Alcedo n. 5/2002 - Foto Alcedo

 

Non ho mai capito perché questo grazioso e vivace uccellino è chiamato "Nonnetta" e ritengo di poter dire fin da adesso che non lo capirò mai.

Questa Lonchura è un concentrato d'allegria, vivacità, socialità, benessere ed esuberanza. Non la vedo proprio a fare la calza come una "Nonnetta", piuttosto il soprannome di Diablito datole dai portoricani (dov'è stata introdotta con successo) mi sembra proprio quello che le "calza" a pennello. E' anche conosciuta con il nomignolo di rondinella forse perché ricorda, vagamente e soltanto nei colori, le più comuni rondini anche se con loro ha di sicuro in comune il volo in linea retta.   

A differenza di quasi tutte le Lonchure, che sono generalmente d'origine asiatica (maggiormente presenti in India e Malesia) la Nonnetta è un uccello tipico dell'Africa centro meridionale, addirittura presente anche ai margini del deserto sahariano ed inoltre, non ha paura dell'uomo visto che sono stati rilevati insediamenti di cucullata anche nei centri abitati.

Suoi "cugini" africani sono la Nonnetta maggiore (lonchura fingilloides), facilmente distinguibile perché di taglia superiore e con un becco grosso e massiccio; la Nonnetta Nana (Lonchura nana) presente soltanto nell'isola di Madagascar e unica nel parentado delle Nonnette ad avere una colorazione bruna con totale assenza di bianco e la Nonnetta bicolore (Lonchura bicolor), splendida proprio per il suo contrasto marcato fra il bianco del ventre ed il nero lucido del resto del corpo. Sono, inoltre, presenti le sottospecie Nonnetta dorso nero (Lonchura bicolor poensis), Nonnetta dorso bruno (Lonchura bicolornigriceps) e Nonnetta chiara (lonchura cucullata scutata), quest'ultima ascritta alla Nonnetta comune, mentre le prime due alla Nonnetta bicolore.La cucullata si nutre fondamentalmente dei semi immaturi di piante spontanee che raccoglie anche dal suolo e durante il periodo della riproduzione, si ciba anche di piccoli insetti che riesce a cogliere in volo senza alcuna difficoltà. Sfortunatamente proprio la sua mancanza di paura dell'uomo, la porta di sovente, organizzandosi in stormi numerosi, a distruggere alla ricerca di cibo intere zone coltivate con danni incalcolabili per le già povere popolazioni africane. La Nonnetta comune non è un uccello di natura solitaria e neanche durante il periodo riproduttivo manifesta l'esigenza di privacy, inoltre è talmente socievole con i suoi simili che non è per niente violenta nella difesa del territorio intorno al nido, infatti si  osservano concentrazioni di piccoli gruppi nei periodi di riproduzione che coincidono con la stagione delle piogge. Personalmente, i ho trovati veramente degli ottimi compagni d'allevamento e mi sono divertito non poco ad accudirli, studiarli e soprattutto a riprodurli. Sono rimasto immediatamente affascinato e sedotto dalla peculiarità tipica di questa specie e cioè dal riflesso verde bronzato che la Nonnetta ha nella testa, gola e lati del petto.

Questa rifrazione espressa ricorda la lucentezza delle penne che adornano i berretti dei bersaglieri e forse più che Nonnetta o rondinella, il nomignolo di "bersagliere" mi sembrerebbe quello appropriato.... come loro, infatti, non smettono mai di correre. Tale riflesso verde ramato, adorna con due pezzature simmetriche anche i lati del petto e, si esalta nell'evidenziare un basso torace ed un ventre bianco immacolato in pendant con il colore ardesia della mascella inferiore e con il nero della mandibola superiore Queste due pezzature dai riflessi "cedroni" hanno l'importanza fondamentale di spezzare il colore grigio brunato del dorso. Ma, un altro colpo di genio della natura che conferisce un aspetto decisamente accattivate alla Nonnetta, sono delle piccole strisce nere che partendo da sotto le ali con regolarità s'infiltrano parallelamente ai lati del basso petto e del ventre continuando fino al bianco codione e valorizzando il contrasto con le penne della coda che sono nere. La taglia è piccola e fa risaltare due occhi grandi particolarmente interessati a tutto quello che li circonda. Il piumaggio, per concludere la descrizione, è brillante, serico, sempre pulito ed in ordine. Ottima l'ossidazione delle zampe. I giovani non hanno chiaramente i colori degli adulti e nell'insieme esprimono una colorazione accioccolattata più scura suldorso. Nell'insieme un uccello armonioso sia per la taglia che per la lucentezza dei suoi semplici colori che comminati ad un aspetto scattante ed una personalità vivace ha un non so ché di attraente. Un fascino tipicamente africano. 

LA NONNETTA IN CATTIVITA'

Questa Lonchura non dimostra per niente di soffrire la detenzione, perchè si adatta tranquillamente a tutto e non dà alcun tipo di problema. Personalmente, è l'uccello più semplice da detenere che conosca. L'unico che non mi ha mai dato alcun problema sotto tutti i diversi punti di vista, compreso quello dell'ambientazione al nostro clima sicuramente più rigido di quello di provenienza. Mangia di tutto. Qualunque seme va bene, ma ho notato che addirittura preferisce in particolare il panìco: quindi per mantenerlo tranquillamente in cattività, l'allevatore potrà usare il classico miscuglio di semi per esotici facilmente reperibile in commercio. I semi ammollati o germinati forniti durante il periodo della riproduzione sono stati letteralmente mangiati con voracità e tra questi il grano in particolare. Hanno gradito anche la classica zuppetta di pane e latte ed il savoiardo rinvenuto nel latte, così come il pastoncino secco del commercio che ho tagliato con quello per insettivori proprio perchè la cucullata, durante il periodo dello svezzamento della prole, ha bisogno di un'integrazione proteica d'origine animale. La riproduzione è stata incredibilmente semplice.

L'unica vera difficoltà che s'incontra è quella di assortire la coppia. Si, perché non vi è alcun dimorfismo sessuale se non una appena accennata colorazione pallida nella femmina, ma meglio lasciar perdere tale criterio d'identificazione ed affidarsi soltanto all'esame dei comportamenti dei nostri beniamini. Il maschio, infatti, quanto prima farà la tipica danza delle Loncure, saltellando sul posatoio, eseguendo ripetuti inchini e gonfiandosi emetterà a bassa voce il classico cicaleccio flautato e ritmato che contraddistingue la specie. La femmina dal canto suo può essere individuata, perché ha un atteggiamento un po' meno irrequieto del maschio ed è appena più docile rispetto al suo partner.    

La coppia da destinare alla riproduzione si affiatata immediatamente ed in un batter d'occhio costruisce il nido accettando qualsiasi tipo di nido per esotici le viene fornito. Inoltre lo imbottisce con i semplici sfilacci di juta usati comunemente dai canarini. Alla costruzione o meglio, all'imbottitura del nido attendono tutti e due i sessi, forse un po' più il maschio rispetto alla femmina, ma la cova è svolta con assidua diligenza da parte di entrambi.

Le uova deposte sono generalmente cinque o sei e di solito tutte feconde. Se poi si ha l'accortezza di levare le uova una volta deposte sostituendole con quelle di plastica così com'è prassi nella riproduzione dei canarini, e rimetterle tutto insieme affinché l'incubazione cominci contemporaneamente nello stesso giorno, si avranno risultati veramente impressionanti per il numero di soggetti svezzati. La schiusa delle uova avviene fra il 12° ed 14° giorno ed è la femmina, che specialmente nei primi giorni di vita dei pullus, staziona maggiormente nel nido per riscaldare i piccoli, mentre il partner ha un gran da farsi per nutrire la femmina e la nidiata.

Dopo qualche giorno, massimo cinque - sei, la femmina esce dal nido e comincia ad alimentare la prole con più assiduità del maschio, ma entrambi sembra facciano a gara per chi accudisca meglio ai piccoli. Generalmente con dei genitori così solerti, i giovani raggiungono l'indipendenza molto presto e se per caso si attardano nel nido, il paparino non esiterà a becchettarli sulla schiena tirando via le penne, riuscendo anche a lasciare la carne viva affinché i piccoli si smuovano e lascino il nido immediatamente per poi ritornare a dormire la sera tutti insieme. Durante il giorno formano un'allegra e vivace combriccola ed è molto piacevole vederli serrati gli uni agli altri sullo stesso posatoio nei momenti di riposo. Le covate sono generalmente tre ed ognuna è la fotocopia dell'altra.

Tutto semplice. Tutto facile e si svolge tranquillamente anche in comunissime gabbie da cova di 60 cm.. Queste Lonchure, pertanto, sono l'ideale per chi vuole cominciare ad allevare o per chi vuole divertirsi avendo poco tempo da dedicare a questi splendidi uccelli, che ben figurano ogni qualvolta sono presenti alle mostre ornitologiche.

In ibridazione la Nonnetta comune si accoppia facilmente con tutti i tipi di Lonchure e con certune è geneticamente molto vicina, quindi si possono produrre ibridi con notevole semplicità ed abbondanza. Personalmente ho ibridato facilmente la Nonnetta comune con il Passero del Giappone, (esperienza descritta in Italia Ornitologica N°5 del 2000 e pubblicata anche nel sito www.ornicolturaitaliana.it), ma ho fatto tre anni di frittatine cercando d'incrociarla con un Becco di Piombo a Testa Grigia. Purtroppo le notizie d'ibridi e mutazioni di Nonnetta sono poche e frammentarie perché non sfruttata dagli allevatori, anzi, a tal proposito formulo la seguente riflessione.

Il continuo uso indiscriminato del prelievo in natura di tutto quello che vola, specialmente perpetrato dai paesi più poveri, prima o poi porterà alle solite restrizioni delle esportazioni perché molte di queste specie oggi importate con eccessiva abbondanza e leggerezza un domani saranno a rischio di estinzione. Poi, logicamente, ci piangeremo addosso così come abbiamo già fatto per anni, vedi Cardinalino del Venezuela, Cardellino, Verzellino ecc..

Tutto ciò è chiaramente sbagliato e noi dovremmo assolutamente fare qualcosa per arginare questo mercato. Le Lonchure sono belle, simpatiche, resistenti, prolifiche e non trovo le parole per definirle se non compagne ideali dell'allevatore di ploceidi. Purtroppo sono poco presenti e per nulla sfruttate negli allevamenti europei ed italiani in particolare, questo perché il valore commerciale della cucullata, così come di altre specie simili, è praticamente nullo in proporzione agli altri uccelli presenti nei nostri allevamenti. Pensate che con la modica cifra di dieci o venti Euro al massimo, si può allestire una bella coppia di Nonnette, o di Becchi di Piombo, o di Domini, od ancora di Cappuccini ecc..

Per un'errata logica commerciale degli allevatori in genere, tale basso prezzo di vendita non può interessare i futuri compratori e pertanto l'allevamento, lo studio od anche la semplice compagnia di questa specie e d'esclusiva pertinenza degli appassionati che soltanto per amore, e senza alcun interesse, studiano e riproducono questi uccelli, affrontando anche sacrifici economici. A questi allevatori deve andare il più sincero plauso del lettore e l'incoraggiamento di tutti noi tesserati della F.O.I. perché sono gli unici che cercano senza alcun interesse economico di costituire in cattività dei ceppi domestici di queste specie comuni più facilmente importate. Un giorno, quando la nostra stupidità umana votata al semplice sfruttamento della natura capirà i suoi gravissimi errori, un giorno e solo allora, sicuramente ringrazieremo questi allevatori per il loro lavoro ed il loro di studio e, se continua in questo modo, sarà quanto prima. A voi grazie fin d'adesso.

Ivo Tiberio Ginevra

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