IL PASSERO DEL GIAPPONE (Lonchura striata domestica)
Testo di Ivo Tiberio Ginevra Allevamento Matteo Maggi Fotografie di Alcedo Pubblicato al n°12 anno 2003 di Alcedo
BREVE STORIA
Oramai è conoscenza comune che il passero del Giappone non è un uccello esistente in natura ed anche se si chiama “del Giappone” la Cina è il luogo originario e quello in cui fu allevato per la prima volta. Tassonomicamente lo si considera una sottospecie della Lonchura striata e la sua origine è da ricercare sicuramente nei meticciamenti fra Lonchure ed in particolare fra la quelli con la L.s. subusquamicollis e con la L.s. swinhoei; Il principe Nobusuche Taca-Tsukasa di Tokyo, in un articolo pubblicato nel Febbraio del 1922 nello scomparto di Avicultural, sostiene di aver letto su un antico secolare libro giapponese, che questo uccello proveniva dalla Cina ed era stato importato in Giappone circa due secoli fa dai commercianti giapponesi, che in soli cinquant’anni lo diffusero su tutta la penisola Nipponica. Ma un’altra autorevole fonte, sempre giapponese, tale Kozo Nakunishi sostiene che questi uccelli siano arrivati dalla Cina al Giappone intorno al 1600, sempre grazie alla abilità dei commercianti giapponesi che acquistavano e vendevano questi “uccelli marroni piccoli”, senza alcun canto particolare, alcun colore interessante e di scarsissimo valore commerciale, tanto da non essere degni di cattura. In quell’epoca, questi uccelli erano conosciuti come “gli uccelli dell’imperatore” e godevano alquanto della considerazione degli stessi sovrani. Il motivo ci è sconosciuto, ma gli interrogativi sono d’obbligo : perché uccelli senza alcun valore commerciale erano così amati dai potenti imperatori cinesi? Cosa avevano di così particolare che noi oggi non comprendiamo? Saranno forse delle pezzature bianche il pregio segreto? O forse un colore distribuito uniformemente su tutto il corpo? Mah! Di certo sappiamo che, una volta arrivato in Giappone, il nostro “Bengalese” cominciò ad essere selezionato con pazienza dalle esperti mani giapponesi, e quando mi riferisco alla pazienza, mi sovvengono in mente i bonsai, chissà perche! Erano quindi codificate con scrupolosità le prime pezzature melaniche sul fondo bianco e contemporaneamente s’iniziava anche una mirata selezione che portò, intorno al 1850 ai primi Passeri del Giappone di colore interamente bianco. In Europa la nostra Lonchura era conosciuta con il nome di Bengalese, facendo la sua comparizione intorno al 1860 e proprio in questo periodo, che vedeva sbarcare Garibaldi in Sicilia con i suoi “mille”, il tedesco Karl Russ cambiava il nome da “Bengalese” nell’attuale Japanische Movchen, alla lettera :“piccolo gabbiano giapponese”. Intorno al 1900 nacque la varietà ciuffata, che contribuì moltissimo per la sua simpatia, ad una maggiore diffusione ma, finora non scordiamoci che abbiamo studiato esclusivamente un uccello di compagnia con caratteristiche note arlecchine sul piumaggio, con un delizioso ciuffetto di piume in testa, dove i migliori soggetti erano quelli che manifestavano pezzature brune su un fondo bianco.
Intorno alla metà del secolo scorso, finalmente avevamo l’inversione di tendenza e si dava inizio alla selezione del passero Monocolore e del Passero Melanico, con priorità al colore di fondo bianco del ventre, ma alla nostra Lonchura mancava un dettagli di certo non trascurabile : la taglia. Questa si era sensibilmente indebolita e pertanto per aumentarla si ricorse alle ibridazioni con i suoi parenti più stretti, e cioè la Lonchura maya, la Lonchura malacca e la Lonchura castaneotorax. Queste ibridazioni, oltre a dare lo sperato aumento di taglia, fornirono anche delle colorazioni intense, raggiungendo ottimi livelli di saturazione del colore, quindi, si riuscì a giungere alla creazione di un soggetto monocolore con dei disegni ventrali e dorsali codificati. Il resto è storia recente e, grazie alla la mano sapiente dei maestri olandesi, si è creato l’odierno Passero del Giappone. Inoltre, l’interesse prestato dalla Confederazione Ornitologica Mondiale redigendo uno standard, la pubblicazione di numerose autorevoli monografie, il carattere semplice e docile di questa creatura, hanno portato il Passero del Giappone ad una meritata diffusione di massa in tutti i Paesi euro-asiatici.
ALIMENTAZIONE
Possiamo tranquillamente affermare che il nostro Passero del Giappone non abbisogna di una alimentazione particolare o sofisticata, quindi un buon misto per esotici del commercio può andare più che bene, anche perché le industrie produttrici di miscugli sono oramai divenute attente ai vari bisogni degli uccelli che alleviamo. E’ però indispensabile che l’allevatore controlli lo stesso la composizione di queste miscele ed orienti la sua preferenza a quei miscugli che hanno una base di panìco, miglio e scagliola. Diciamo che un 30% di panìco, un 20% di scagliola ed un 40% di miglio nelle varietà giallo, bianco, giapponese e rosso (quest’ultima in misura minore) è la composizione essenziale per il buon mantenimento della nostra Lonchura. Il restante 10% può essere tranquillamente composto da niger, canapuccia, panìco rosso, risone vestito, avena e lino (quest’ultimo seme è poco gradito ma non mettiamo neanche lontanamente in discussione le qualità organolettiche e l’apporto benefico alla salute dei volatili). Solo una raccomandazione: acquistate sempre miscugli di semi freschi! Pretendete di vedere la data di scadenza dei semi che somministriamo, perché la presenza di muffe è indubbiamente deleteria per la salute di questi uccelli di per sé robusti, che non chiedono particolari attenzioni. Pertanto, ove non si ha la possibilità di controllare la data di scadenza dei prodotti, diffidate dall’acquisto di semi troppo lucidi, perché l’inganno spesso sta nell’uso di olii che riescono a camuffare la scarsa qualità del prodotto rendendolo brillante. Scartate decisamente i miscugli pieni di polvere. Un seme, quando è buono, ha sempre una dimensione piena, rigonfia, con una colorazione omogenea. Buona norma sarebbe quella di mettere a germinare i semi appena acquistati prima di affidarli ai nostri beniamini, perché se avviene la germinazione vuol dire che il seme è vitale e che possiede intatti i principi nutrizionali che lo compongono.
A completamento della dieta del Passero del Giappone sarà comunque opportuno fornire anche un buon pastoncino bilanciato, il classico biscotto, l’osso di seppia, il grit, il panìco in spighe, qualche fettina di mela e qualche foglia di cicoria. Molti altri alimenti non elencati e che abitualmente fanno parte della dieta dei fringillidi, invece dalle Lonchure, non vengono neanche giudicati degni di un assaggio, in particolare la fettina di mela o la foglia di verdura in genere. Massima attenzione dovrà fare l’allevatore durante il periodo della riproduzione, perché in questa fase gli uccelli abbisognano di più alti contributi calorici e proteici, ma purtroppo ogni uccello non obbedisce alle stesse metodiche e anche se queste sono corrette e rispondono a tutte le esigenze teoriche, il più delle volte non sono generalizzabili. Ad esempio i miei Passeri del Giappone hanno sempre disdegnato quasi tutti i semi prativi che gli ho somministrato, in particolare il dente di leone, il centocchio, la piantaggine, la cicoria selvatica ecc, ed hanno sempre appetito i semi di borsa di pastore e quelli di poa. Altre Lonchure, invece, aggrediscono letteralmente divorandoli questi tipi di semi che ho appena elencato. La frutta, poi, è completamente tralasciata, alle volte neanche degna del più svogliato assaggio. Le mie Lonchure non degnano neanche di uno sguardo indifferente l’uovo sodo che regolarmente somministro, in compenso, appetiscono molto il pane o il biscotto rinvenuto nel latte. Molto gradito è anche il riso soffiato rinvenuto nell’acqua e spolverato con un pastoncino secco, e se si vuole proprio esagerare consiglio di far rinvenire il riso direttamente nel latte. Un solo obbligo da intendersi “imperativo” se si decide per la metodica di allevamento con il latte : cambiare l’alimento due volte al giorno, lavando con cura le vaschette porta-pastoncino e ritirandole in ogni caso la sera, affinché l’uccello non si nutra di un alimento che irrancidisce facilmente, soprattutto nella stagione calda. Purtroppo l’allevatore che ha poco tempo da dedicare ai propri beniamini, spesso trascura l’elemento fondamentale della igiene e profilassi alimentare, non sostituendo le vaschette o somministrando i nuovi alimenti direttamente nei contenitori non disinfettati. Sbagliato! Un espediente semplice e facile che io utilizzo e mi sento di consigliare a chi ha poco tempo da dedicare per queste operazioni, è quello di distribuire l’alimento in dei bicchierini di plastica, nella specie quelli da caffè che, infilati in appositi anelli di plastica reperibili in commercio, danno la possibilità di eliminare le operazioni derivanti dalla perdita di tempo necessaria per i lavaggi, e contemporaneamente riescono a dare il massimo dell’igiene perché facilmente sostituibili. In poche parole una massima igiene ed un risparmio di tempo che può essere riutilizzato in particolare nella osservazione delle coppie o in altre mansioni che non mancano mai in un allevamento. Il Passero del Giappone non manifesta una particolare attenzione ai semi germinati ad eccezione del grano. Questo seme germinato o semplicemente ammollato nell’acqua, leggermente spolverato con pastoncino secco, risulta invece graditissimo e mangiato con grande voracità dalle coppie in riproduzione. L’unica seccatura nella somministrazione del grano, è la prassi della germinazione molto laboriosa ed antipatica rispetto a quella comune per gli altri semi. Infatti, il grano tenero deve stare in ammollo per ben due giorni prima di essere somministrato agli uccelli, e nel frattempo abbisogna di essere ben sciacquato, avendo la cura di sostituire l’acqua due volte al giorno se si vogliono evitare muffe e micosi. Per la germinazione occorre ancora un’altra giornata, e bisogna stare attenti alla radichetta che non diventi molto lunga, perché questo è segnale di una forte tossicità. Pertanto, anche se è un vero piacere osservare le sacche alimentari dei pullus gonfie fino a scoppiare, mi permetto di sconsigliare questo alimento a chi non ha molto tempo da dedicare alle Lonchure. Particolare attenzione merita la scelta del pastoncino, da somministrare agli uccelli specialmente nel periodo della riproduzione. Qui vale lo stesso discorso che ho fatto nella introduzione parlando del miscuglio di semi da scegliere. Anche in questo caso, le varie ditte specializzate producono dei pastoncini secchi o morbidi, particolarmente nutrienti e ben bilanciati, con tutta una serie di supplementi. Costantemente presenti risultano essere cereali, estratti di proteine vegetali, quasi tutte le vitamine con particolare attenzione a quelle del gruppo A e B, la lisina e la metiomina, (aminoacidi essenziali per la crescita dei piccoli) oltre a sostanze minerali (zinco, ferro, cobalto, magnesio, calcio e fosforo) ed all’uovo ovviamente liofilizzato. L’allevatore non deve far altro che vedere qual è il pastoncino che risulta più gradito ai propri uccelli o abituare forzatamente gli uccelli, a quello che ritiene soddisfi in maggior misura le loro esigenze. Anche il pastoncino artigianale può risultare gradito alle Lonchure, ma non mi sento di consigliare ricette, perché chiunque decida di fare da se sicuramente avrà una grande esperienza nella scelta degli ingredienti che possono essere dai più comuni ai più disparati. In ogni caso non potrà prescindere dall’utilizzo dell’uovo o del latte. A completamento di questa breve nota sull’alimentazione della Lonchura striata domestica, devo ricordare che il grit e l’osso di seppia non devono mai mancare all’interno della gabbia, perché apportatori di sostanze minerali che equilibrano le funzioni digestive. Inoltre, fondamentale ritengo la somministrazione e l’importanza delle vitamine che, se mancanti, creano gravissimi danni agli organismi animali; in particolare consiglio l’utilizzo di un polivitaminico ricco di vitamina A, B e D ma, senza esagerare, altrimenti si rischia di mandare il volatile in avitaminosi. Moltissimi allevatori usano i Passeri del Giappone come balie per svezzare specie che altrimenti non alleverebbero in cattività. L’alimentazione sopra descritta è più che ottima per una sana crescita dei “figli adottivi”, ma non dobbiamo assolutamente dimenticare che spesso mettiamo a balia delle uova di uccelli che, soprattutto nelle prime settimane di vita dei pullus, hanno bisogno di una forte integrazione proteica animale; in questi casi si consiglia di abituare per tempo i Passeri del Giappone “balie” a cibarsi di un pastoncino insettivoro che sulle prime risulterà abbondantemente sgradito.
Ora, senza dover ricorrere alle privazioni di qualunque alimento affinchè le balie, vinte dalla fame, si nutrano solo del pastoncino insettivoro a loro somministrato, conviene, per abituarle, usare lo stratagemma di stemperare il pastoncino sgradito con l’alimento più gradito, dapprima in assaggi sempre minori per poi aumentare leggermente, di volta in volta, fermandosi alla quantità desiderata o appetita. Anche le tarme della farina, o altri vermi, possono essere mangiati se forniti con intelligenza nel rispetto dei tempi di assuefazione al nuovo alimento. Ad esempio, la tarma della farina scottata nell’acqua, rigorosamente tagliuzzata e mischiata nel pastoncino, o nell’alimento più gradito al volatile, sarà prima o poi senza ombra di dubbio, mangiata con regolarità e addirittura ricercata dalle stesse balie. Bisogna saper riuscire ad abituare i nostri uccelli a cibarsi del cibo di cui noi vogliamo che si nutrano, ma per far questo non bisogna avere fretta, occorre soltanto pazienza ed un grande amore da riversare su queste piccole creature che tanta importanza hanno nel separarci per qualche ora dalle nostre quotidiane incombenze e preoccupazioni che, purtroppo, sono molte e non mancano mai. Ivo Tiberio Ginevra
|