Ad Avola Don Fortunato celebra la «Giornata dei fiori recisi»
contro "l'orgoglio pedofilo"

AVOLA (SIRACUSA) - «La giornata dei fiori recisi», ovvero una contro-
manifestazione alla assurda "giornata dell'orgoglio pedofilo" celebrata
sabato su internet. Ad organizzarla è stato ieri ad Avola Don Fortunato
di Noto il sacerdote paladino dei diritti dell'infanzia violata. Due
milioni di bambini in tutto il mondo costretti alla prostituzione
mentre in Italia agiscono 21 mila pedofili, un caso ogni 400 minori,
ogni 4 scuole e ogni 500 famiglie. Sono le agghiaccianti cifre con le
quale don Fortunato ha aperto la manifestzione ricordando i bambini
morti per mano di pedofili e della mafia. «Un'iniziativa - ha spiegato
durante l'omelia della messa celebrata nella sua parrocchia, la chiesa
Madonna del Carmine di Avola - che si contrappone al 'BoyLove Day', la
giornata mondiale dell' orgoglio pedofilo» . Contro «questi malati che
dovrebbero stare in carcere» il fondatore di Telefono Arcobaleno fa
sfilare in bambini in chiesa: ognuno di loro posa un garofano bianco
accanto all'altare mentre un ragazzino rievoca al microfono le vittime
ad una ad una. «Una manifestazione - ha spiegato don Di Noto - per non
dimenticare tutti i bambini vittime di questa cultura, a cominciare da
Julie e Melissa, le due bambine uccise sei anni fa a Marcinelle in
Belgio, e tanti loro coetanei italiani e stranieri indotti, abusati e
uccisi dai pedofili». E nella chiesa di Avola sono stati virtualmentè
presenti i genitori di Melissa,, Carine e Gino Russo che hanno inviato
un messaggio di adesione all'iniziativa. «Questa 'Giornata dei fiori
recisì - scrivono i coniugi Russo - sarà l'opportunità di ricordare che
in Italia e nel mondo ci sono bambini vittime delle perversioni
sessuali dei pedofili. Per questo siamo con don Di Noto e con tutti
quelli che combattono questa piaga». Una piaga che viaggia veloce su
Internet se il Telefono Arcobaleno ha denunciato dalla sua fondazione,
nel giugno del 1997, ad oggi oltre 30 mila siti pedofili, 11 mila dei
quali nei primi sei mesi di quest'anno. Degli esposti si occupano, a
secondo delle competenze, la Procura della Repubblica di Catania, l'Fbi
e l'Interpol di Lione, che li ricevono con degli speciali protocolli
telematici. Secondo don Di Noto è difficile tracciare un identikit
esatto del pedofilo ma, sottolinea, «su Internet operano persone di età
compresa tra i 25 e 40 anni, di cultura medio alta e di buone
possibilità economiche». «Sono persone apparentemente normali - ha
aggiunto - sposati con figli: il loro obiettivo è il riconoscimento
della loro supremazia su tutto, anche sui bambini. Sono dei lupi che
cercano però sempre il branco: da soli vivono male, per questo si
incontrano su Internet, che però non è il Diavolo ma un mezzo di
libertà usato, in questo caso, male». Il sacerdote contesta «la scarsa
attenzione al problema in Italia» e la «mancanza di denuncia contro
l'aberrante 'BoyLove Day', che è stato contestato anche negli Stati
Uniti: da noi il silenzio». «Vorrei fare vedere - ha aggiunto indignato
don Di Noto - le tragedie contenute in foto messe in vendita su
Internet che riguardano abusi anche su piccoli neonati, che sono
violentati con oggetti e le mani da pedofili. Scene choc che dovrebbero
svegliare qualsiasi coscienza». La maggior parte delle vittime, secondo
uno studio di Telefono Arcobaleno, sono bianchi e l' 80% di loro vive
in un Paese Occidentale. «Bisogna fermare i pedofili e presto: bisogna
attuare una severa attività repressiva anche nei confronti di chi
acquista materiale pedopornografico. Sono persone malate che agiscono
con estrema lucidità Il sacerdote, estensore di centinaia di denunce di
violenze ed abusi contro i bambini, sostiene con forza che bisogna però
combattere gli estremismi opposti: «ora più che mai - ha detto - è
necessario farsi sentire, soprattutto alla luce delle vergognose
iniziative da parte anche degli antipedofili, come ad esempio di andare
nelle scuole a diffondere le loro ideologie razziste e
sessuofobiche». «E' intollerabile - ha aggiunto - lasciare che i
bambini crescano in questo clima di terrore nei confronti della
sessualità e di disprezzo verso chi non si attiene alle assurde regole
imposte dalla nostra societa».

Gazzetta del Sud 25/06/2001

 

 

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