- Con
piacere, bimba mia: ti racconto la favola che mia madre era solita
leggermi per farmi addormentare la sera, quando ero piccola. Iniziava
così:
"C'era
una volta un gatto che si era messo in testa di imparare a parlare.
Tutte le mattine, appena sentiva da lontano le voci dei bambini che
correvano a scuola, li seguiva felice ed entrava con loro in classe
mettendosi in un cantuccio, senza disturbare. Quando la maestra iniziava
con "A come Ape", "B come Babbo", il micino cercava
di ripetere dentro di sé l'alfabeto ed invidiava i ragazzini che,
invece, affannosamente scrivevano sui loro quaderni e ripetevano ad alta
voce.
"L'ape la conosco bene, meglio non disturbarla altrimenti punge e
il babbo... babbo è come dire papà... C'e' il papà dei bambini e
anche quello dei gatti ... credo .... Il mio papà gatto si chiama
Romeo".
Ma subito tornò con l'attenzione alla voce della maestra.
"C come Cane" : nell'udire quella parola il gattino ebbe un
sussulto.
"Caaaaneee?? Un cane qui??" e in un batti baleno si arrampicò
sull'armadio, tutto tremante di paura.
"D come Divano" riprese la maestra. Oh! Quello lo conosceva
bene! La sera, si raggomitolava a fare le fusa, a lisciarsi il pelo,
sicuro di ricevere tante carezze!
"E come Erba", "F come Fucile": sorrise pensando
all'estate, a quando rincorreva i grilli nel prato, tra l'erba, o
qualche topolino dispettoso allontanatosi dalla sua tana. Poi, tutto ad
un tratto, divenne serio: "Il fucile è una brutta cosa, lo usano i
cacciatori per sparare e questo non va bene, no, proprio niente
bene" pensò il micio.
"G come Gatto" si udì dalla cattedra.
"Miaooooooooooooo!!!! Sono io! La G di Gatto sono io" ed il
suo entusiasmo fu tale che precipitò giù dall'armadio trascinando con
sé libri, matite ed un grosso mappamondo luminoso.
I bambini e la maestra si accorsero subito della sua presenza e
scoppiarono in una fragorosa risata, tutti insieme!
Il micio fuggì velocemente dalla classe, tanto spaventato per aver
causato un tale trambusto.
Tornato in strada si tranquillizzò e, tutto gongolante, si avviò verso
casa, soddisfatto di far parte dell'alfabeto dei bambini.
"La G di Gatto sono io.. sono proprio io.. Ero li' , ho sentito
bene la voce della maestra. Non ho sognato ... Lo raccontero'
subito alla mamma".
E così, saltellando allegramente, si lisciò i baffi, già pregustando
una buona ciotola di latte caldo e fumante".
- Nonna, è una storia bella ma il gatto non imparò a parlare, non è
vero? -
- Bimba mia, il tuo Fufi parla, per caso? -
- No, nonna, ma nelle favole tutto è possibile -
- Hai ragione, piccina mia: lasciamo alla fantasia dei bambini un finale
diverso dal nostro, che ne pensi?" -
- Si, mi sembra un'ottima idea. Ma, nel frattempo, nonna, mi racconti
un'altra storia? -
Greta
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