Dalla
finestra della sua cameretta, Leo aveva seguito tutta la scena
con il telescopio ricevuto in dono a Natale e che da giorni era
puntato in direzione di Calzastella, il paese della befana.
Essendo un ragazzino molto vispo ed intelligente,
decise che la sfortunata andava aiutata ed iniziò ad
inviare messaggi a tutti i suoi amici: “S.O.S. Befana senza
scopa, bambini senza calze. Aiutiamola”.
Chi
in bicicletta, chi sui pattini, chi addirittura sullo slittino:
i bambini risposero tutti all’appello di Leo ed ognuno mise a
disposizione di Happy Pifany -così si chiamava la befana-
il proprio mezzo di locomozione, per arrivare in tempo
alla festa del 6 gennaio.
Gabbiano,
amico fidato e suo consigliere personale, volò da lei e le
raccontò cosa stavano facendo i bambini, raccomandandosi di
tenersi pronta e di preparare i sacchi con le calze. “Quanto
abbiamo da imparare dai piccoli”, miagolò Romeo, intento a
bere latte caldo dalla sua ciotola.
Happy
si incipriò il naso ed indossò il suo vestito più bello, le
scarpe rosse, il cappello a punta e lo scialle di lana ben
stretto sulle spalle: era pronta
per l’appuntamento con i suoi adorati bambini, e pure
tanto emozionata.
I
primi chilometri, tutti in discesa, li percorse in sella ad una
bicicletta color amaranto un tantino sgangherata ma si disse che
mai si era divertita tanto! I sacchi con i regali erano stati
legati uno all’altro e trascinati da coloratissimi
monopattini. Al
passaggio di quella allegra brigata, le persone uscirono dalle
proprie case per applaudire e commentare quel grande gesto di
bontà dei bambini nei confronti di quella simpatica vecchietta.
“Penseranno
che la stiamo aiutando perché in cambio riceveremo i doni”
pensò Leo all’improvviso. E mentre decine e decine di visetti
sorridenti gridavano i loro “urrà” per la befana, i ragazzi
più grandi avevano già in mente un piano per concludere
degnamente quella straordinaria giornata.
Giunti
nei pressi del campetto da pallone, Leo fece cenno di fermarsi.
La befana si sedette a terra, slacciandosi i pattini con i quali
aveva coraggiosamente percorso l’ultimo tratto di strada e,
riprendendo fiato, disse: “Non ho parole per dirvi quello che
provo in questo istante: il vostro gesto sarà ricompensato con
tanti bei giocattoli!” E così dicendo si alzò per
raggiungere, un po’ traballante, i tanti sacchi che erano
stati ammucchiati lì vicino. “No, Happy cara, fermati”
disse Leo, prendendola per mano. “Io ed i miei amici abbiamo
deciso che questa giornata deve concludersi con un gesto di
solidarietà nei confronti dei bambini meno fortunati. Noi tutti
abbiamo le case piene di giochi, troppi e a volte inutili,
mentre tanti altri bimbi non hanno nulla. Porteremo loro i tuoi
doni, e sarà così ogni 6 gennaio. Regaleremo un sorriso e un
po’ di serenità”.
E
così fecero. I bambini non solo dimostrarono di essere
rispettosi e premurosi nei confronti della befana, che fu
nominata nonna di tutti, ma anche di possedere un cuore grande
così. I grandi impararono che non necessariamente si aiuta il
prossimo per avere in cambio qualcosa!
Happy
Pifany non trovò mai la sua scopa: uno scherzo del destino? Chi
può dirlo. Sicuramente da quel giorno ebbe tanti amici e non fu
mai più sola. Infatti la sua casa divenne la meta di nonni che
accompagnavano i loro nipotini a giocare e a farle visita,
sorseggiando il the delle cinque e giocando allegramente a
carte.
Da
allora il giorno dell’Epifania divenne simbolo di bontà e
Calzastella il paese della gioia.
Greta
Blu