UNA MAGIA DOLCE DOLCE
“Per mille pipistrelli, chi osa disturbarmi nel
bel mezzo della notte?” .
Il latrare lontano di un cane contribuì a rendere
ancora più cupa quell’atmosfera già intrisa di mistero.
L’orologio della torre batté in quell’istante due tocchi:
tutto intorno aleggiava un vento leggero e la luna, bianca e
assonnata, rischiarava appena i tetti delle case.
“Possibile che non si riesca a riposare in
pace?”
brontolò la vecchia tastando con i piedi nudi il
pavimento, alla ricerca delle pantofole.
Bibò, stiracchiandosi,
emise un flebile miagolio e diede una sbirciatina veloce alla
sua padrona, intenta a coprirsi le spalle con lo scialle di lana
per scendere con passo greve al piano di sotto.
Assomigliava tanto ad una di quelle
streghe che si trovano nei libri di favole, come quei personaggi
che sanno di antico: naso curvo, occhietti vispi, sguardo furbo.
Avete presente, vero? Ma
non prendetemi alla lettera:
in realtà Bice, nonostante l’età, era una strega al
passo coi tempi: scopa radiocomandata, cellulare ultimo modello,
sito internet con collegamento diretto alla sua sfera di
cristallo.
Come dite? La sfera è antiquata?
Avete ragione ma, se promettete di non
dirlo a nessuno, vi confiderò un segreto: ehm.. ehm.. in realtà
si trattava di un vecchio lampadario a palla che faceva bella
mostra in sala da pranzo e che un corto circuito fulminò appena
sistemato. Bice, ne aveva perciò ricavato uno dei suoi ferri
del mestiere, per darsi un tono da vera professionista.
Sbadigliando, raggiunse l’ingresso e, girata tre
volte la chiave nella toppa, aprì l’uscio.
“Dolcetto o scherzetto? Scherzetto o dolcetto?”
La vecchina sobbalzò e lanciò un urlo. I fantasmini le
svolazzarono intorno divertiti, ridendo a crepapelle.
“Ah ah streghetta, non dirci che ti abbiamo messo
paura!! Volevamo soltanto renderti pan per focaccia: come la
mettiamo con il tuo ultimo e pure mal riuscito esperimento fatto
a nostra insaputa? Non è stato certo carino renderci visibili
nel bel mezzo di una festa in maschera!”
“Poche storie, malandrini! Vi pare questa l’ora
di disturbare il mio sonno? E per quanto riguarda
l’esperimento… ho dovuto improvvisare: il mio ricettario è
vecchio di cent’anni e alcune pagine se le sono rosicchiate i
topi… Forse ho fatto cuocere troppo a lungo gli ingredienti, o
troppo poco… Adesso che ci penso devo aver esagerato con le
code di rospo… Ma via, via! Che diavolo volete, si può
sapere?”
E così brontolando non si accorse che i fantasmini
erano già entrati in casa e stavano volteggiando curiosi tra
alambicchi e pozioni magiche. Da un pentolone sul fuoco
fuoriusciva l’aroma pungente di aceto balsamico e vermiglie
bacche saltellavano nel ribollire di quella strana mistura.
“Che roba è questa brodaglia, minestrone?”
domandò Fantasmagorico ridendo.
“Zitto tu!”
tuonò Bice.
“Sto mettendo a
punto una pozione per Raperonzolo”.
“Raperonzolo?”
domandò stupito Fantasmagirico.
“Si, Raperonzolo, quella dei capelli sottili come oro
filato. Ha pensato bene di dare una spuntatina alle trecce,
quella sciocchina! A dire il vero ne ha tagliato un bel metro e
mezzo. Ora il principe è a dir poco disperato e per
raggiungerla le ha già provate tutte: catapulta, elastici,
cannone da circo… Nulla… L’ultimo tentativo, la liana che si è fatto prestare da Tarzan, gli è costato un bel
bernoccolo in fronte, visto che si è scaraventato dritto dritto
nel bel mezzo della torre… Non ha fatto quella che si suol
dire una gran bella figura ma… “
E di colpo, afferrata la scopa, si mise leggiadra a
volteggiare per la casa, cantando così:
“E che fare quando non sai più che pesci pigliare? Solo
la vecchia Bice ti può aiutare!
Ed ora silenzio, mi devo concentrare!”
Avendo
completamente scordato di ritornarsene a letto, la strega si
mise a rovistare animatamente in quel pentolone fumante
aggiungendo ogni tanto nuovi ingredienti e scacciando qua e là
qualche pipistrello di troppo.
“Dunque, dunque… Vediamo un po’… Due
manciate di sale grosso, tre dita di succo di mele, cinque
centimetri di tela di ragno… Mumble … Mumble … Poi?
Vediamo… Vediamo… Un bicchiere di neve del Tibet, un pizzico
di fortuna… e voilà! Le trecce di Raperonzolo, in meno di
mezz’ora, saranno lunghe e splendenti come prima, parola di
Bice!”
Così dicendo, si lasciò goffamente
cadere su una sedia malandata, sfilando le vecchie pantofole e
sforbiciando con sollievo le dita dei piedi, racchiusi in lunghi
calzettoni colorati.
“Dovrò decidermi a comprarne un altro
paio”
disse pensierosa osservando l’alluce che, in bella
mostra, fuoriusciva da un vistoso buco.
Di lì a poco la sfera di cristallo iniziò ad
emettere una luce azzurrina che illuminò tutta la stanza, il
che stava a significare che la magia era in corso, o quasi.
“Ci siamo”
disse emozionata Bice,
alzandosi di scatto dalla sedia. Appiccicò il lungo naso
ricurvo alla palla di vetro e rimase in silenzio ad aspettare.
Anche i fantasmini la raggiunsero curiosi. La scena che si stava
costruendo ai loro occhi era, a dir poco, incredibile: la bella
Raperonzolo, dall’alto della sua torre, si stava rimirando nel
suo specchio d’argento e, all’improvviso, i suoi capelli
presero a crescere, crescere, crescere a dismisura. Ma non erano
trecce d’oro filato: erano di zucchero filato. Sì, zucchero
filato, dolce e fragrante, dai mille gusti che tanto piacciono
ai bambini: fragola, lampone, menta e miele. La povera
Raperonzolo, incredula, scoppiò in lacrime, disperata!
Nell’aria si sparse un profumo così
intenso che dalle case, a frotte, iniziarono ad uscire tutti i
bambini del villaggio i quali, correndo e ridendo, si diressero
verso quella rara golosità che stava ricoprendo tutto il prato
circostante il castello della principessa: chili e chili di
morbido zucchero che, gonfiandosi sempre più, pareva diventare
una nuvola in terra, dai mille colori. Una moltitudine chiassosa
e divertita di bambini prese letteralmente d’assalto quella
fantastica leccornia che divenne un incredibile quanto mai
insolito parco giochi. C’è da dire che mai i dentisti del
posto lavorarono tanto come in quel periodo, ma questo è un
particolare trascurabilissimo, non vi pare?
Morale della favola:
Raperonzolo, per facilitare la salita del principe,
fece installare sulla torre un ascensore ultimo modello. Dal
canto suo il buon principe, per stare al passo coi tempi, mandò
in pensione il cavallo bianco ed acquistò un’auto sportiva
metallizzata ultimo grido, con tanto di navigatore satellitare
per evitare di schiantarsi contro torri e simili. E se a voi per
caso dovesse mai capitare di passare di là, non stupitevi se
invece della solita tazza di caffè vi viene offerto zucchero
filato: ne sono ancor oggi piene le dispense.
Come dite? Che fine ha fatto Bice? E’ sempre alle
prese con i suoi esperimenti, naturalmente. Ora si è messa in
testa di voler scrivere favole per far sorridere i bambini.
Peccato che nessuno le abbia detto che a questo ci
sto già pensando io…
Greta
Blu
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