In ricordo di Milorad Vujovic

La prima volta che vidi Vujovic fu alla fine degli anni 70, al torneo di Bagni di Lucca: terminata la mia partita andai nella sala dove veniva disputato il Magistrale. Ad un tavolino un uomo alto e ben piantato, vestito dimessamente, se ne stava seduto davanti alla scacchiera, sbocconcellando pane e formaggio pescati da un cartoccio tenuto tra le gambe. Accanto alla sua sedia un fiasco di vino rosso, da cui ogni tanto sorbiva una sorsata, tra una mossa e l’altra. Io avevo da poco letto l’articolo di Canal dove si narrava di come una volta David Janowskij avesse perso la pazienza nei confronti dell’avversario, reo di voler far colazione al tavolo di gioco … da un momento all’altro mi aspettavo una simile reazione pure lì, ma non ci fu. Nonostante il fiasco scolato Vujovic vinse la partita. Il giorno dopo mi chiese se lo aiutavo a portare dalla stazione alla sede di gioco due valigie: la mia Renault 4 si dimostrò appena sufficiente per trasportare gli enormi valigioni stracolmi di pubblicazioni. Arrivati a destinazione Vujovic mi rivolse uno dei suoi caldi sorrisi:

"Grazzzie mille, amiko, io te dare un Lone Pine 1979 per tua gentilezza!"

E mi dette un libretto con tutte le partite di quel torneo. Parecchi anni dopo, essendo andato il giorno prima in busta e trovandomi quindi nella necessità di pranzare a Montecatini, gli offersi di prendere una pizza con me, in compagnia di un altro giovane slavo di cui non ricordo il nome. Con disgusto io e Vujovic guardavamo il nostro compagno accompagnare la pizza con la Coca Cola, mentre noi tracannavamo, novelli Bogoljubov, birra su birra. Vujovic intanto mi raccontava della sua vita, del suo lavorare 6 mesi all’anno in fabbrica per trascorrere gli altri 6 in giro per i tornei: in quella maniera era riuscito a far studiare suo figlio, diventato ingegnere. Una vita dura la sua … probabilmente se avesse potuto giocare a scacchi solo per gli scacchi, sarebbe diventato Grande Maestro. Ma in fondo per tutti noi che lo conoscevamo lo era, Grande Maestro.

Ecco come immagino il suo ultimo viaggio …

E’ molto ripida la scala che porta al Paradiso: l’uomo procede lentamente, trascinandosi dietro a stento due enormi valigioni colmi di Enciclopedie ed Informatori. Giunto davanti all’ingresso vi trova San Pietro in compagnia di un Cherubino.

"Posso entrare, amiko? Mi chiamo Milorad "Micko" Vujovic"

A San Pietro il volto sorridente dell’uomo, incorniciato tra due orecchie sporgenti, piace ed ispira fiducia. Il Cherubino, però, sembra poco convinto e sussurra qualcosa all’orecchio di San Pietro. "Un momento Milorad … ci sono alcune cose da chiarire: è vero che hai venduto delle partite?" "Chvesto essere vero, amiko, ma io fatto tutto per mia famiglia, per mio figlio. Perchè tu non chiedi a giocatori italiani che hanno comprato per alzare loro Elo, magari con scusa di far bene a poveraccio? Loro veri colpevoli!"

San Pietro approva annuendo ma il Cherubino gli suggerisce dell’altro, quindi riprende l’interrogatorio: " E’ vero che quando i tornei ti andavano male qualche volta te ne andavi via senza terminarli?" "Anche chvesto essere vero, amiko … cosa dovere io fare? Tu hai capito o no che io giocare perché scacchi piacere ma anche per bisogno?? Se rimanere tutta settimana in torneo perso, chi pagare, chi pensare mia famiglia?"

San Pietro è più che mai deciso a far entrare Milorad, non prima però di avergli fatto posare i due famosi valigioni.

"Quassù non c’è bisogno di libri, Mic … ehm, Milorad, entra pure!"

Per la terza volta, però, il Cherubino sussurra qualche cosa a San Pietro …

"Un momento Milorad: che cos’hai sotto il braccio? Il tuo orologio personale, quello delle blitz, vero? Beh, forse è meglio se lo posi … magari, ehm, non è molto preciso e noi non vogliamo contestazioni, lascialo pure a me!"

Un po’ dispiaciuto Milorad "Micko" Vujovic lascia il fedele compagno di innumerevoli battaglie lampistiche, poi, con quel bel sorriso tra le orecchie a sventola, entra nella Luce.

Roberto Venturelli