B u j i n k a n  N i n t a i  D o j o

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Pratica o allenamento? Voi quale fate?

 

Dopo l'inizio delle mie ricerche sull'arte del ninjutsu nel 1986, avevo sempre utilizzato il termine "andare ad allenarsi" per designare l'azione di fare i waza.

Mi piaceva credere di essere un praticante di ninjutsu ma in realtà mi allenavo nel ninjutsu. Questo crea confusione? Può essere se non vediamo una distinzione fra allenamento e pratica. Eccovi una spiegazione.

 

Qualche tempo dopo aver incontrato il mio Sensei, egli mi chiese se volevo progredire nell'arte. Certamente, la mia risposta fu positiva. Mi disse allora che dovevo mettere in pratica un processo di condizionamento fisico, ma anche di condizionamento psichico, altrimenti detto alla comprensione dell'arte, e che per vivere l'arte dovevo abbandonare questa nozione di allenamento, che appartiene al mondo dello sport, e cominciare la pratica dell'arte.

Ero confuso...mi allenavo nelle arti marziali da anni... ma ancora non praticavo? Com'era possibile? Ebbene non praticavo come i maestri del Giappone feudale che, malgrado l'epoca e la durezza della vita, raggiungevano un'età avanzata, come ad esempio; Kamiizumi Ise No Kami Nobutsuna 1508-1578, Yagyu Sekishusai Muneyoshi 1527-1606, Miyamoto Musashi 1584-1645 e Iizasa Choi Sai Ienao 1387-1488 solo per nominarne alcuni, e che in più sopravvivevano alle guerre incessanti tra feudi.

La pratica vera e propria è una totale immersione nel modo di vivere dell'arte dove tutto è retto dalla legge dell'arte, cioè il Ninpo. Tutti i movimenti, le azioni e i modi di pensare affrontano delle esigenze e delle decisioni di drittura per raggiungere il nostro obiettivo nel modo più efficace e durevole possibile. Serve che tutto sia in armonia fra voi e l'arte, che voi sappiate il perchè e il come di ogni movimento, che voi abbiate fede nell'arte e nel suo processo. Più questa armonia è grande più il discepolo va lontano. L'armonia alla quale ci si riferisce non è l'armonia fra tori e uke... ma piuttosto fra il praticante e lui stesso. Perchè non c'è armonia fra tori e uke, c'è il caos...ecco perchè avviene uno scontro.

Credo che la pratica dell'arte non possa cominciare che dopo circa 5 anni di allenamento, che già non sono male. L'allievo deve affrontare dei cambiamenti di pensiero e di azione e liberarsi di pregiudizi e menzogne che ci conviene credere poichè ci facilitano la vita. La realtà è spesso crudele e la menzogna è un metodo per sottrarsi al dolore. E' solamente  nel momento in cui l'adepto abbandona tutte queste illusioni che resta da solo con l'arte, faccia a faccia, ed è solo in questo momento che diviene un discepolo dell'arte e l'arte prende vita in lui.

L'allenamento, generalmente, ha un obiettivo a breve termine, a differenza della pratica che è costante e a lungo termine. Ad esempio ci si allena per una competizione sportiva.

Nel ninjutsu non esiste questa nozione di obiettivo, è un modo di vivere.

La pratica delle arti marziali non è una religione ma deve essere intrapresa come tale, soprattutto senza diventare settaria. Quando praticate una religione in genere lo fate con amore e devozione. No praticate il vostro credo soltanto in chiesa, alla sinagoga o alla moschea, il vostro dio è sempre presente in voi e a sua immagine, fate del vostro meglio ad ogni istante. Praticate la sua parola e le sue leggi e le incorporate nei momenti e nelle azioni quotidiane. E' con questa passione che deve essere intrapresa la pratica delle koryu. Ogni pensiero, azione e movimento devono essere retti da questa legge che ci si impone e alla quale si vuole essere il più fedeli possibile. Questa pratica di rettitudine può avere delle ripercussioni molto positive sia sul vostro corpo che sulla vostra psiche.

Anche l'allenamento ne avrà. VIncerete una gara o avrete un fisico migliore e in salute. L'allenamento diventa una pratica nel momento in cui i vostri movimenti e le vostre scelte  sono fatte in una prospettiva a lungo termine con un unico scopo: essere migliori e poter affrontare le cose migliori e peggiori della vita con efficacia e questo a qualsiasi età e in qualsiasi situazione. Il praticante, dopo anni, non pensa più che quel giorno si deve allenare oppure no... pratica sempre dal suo risveglio fino a quando va a coricarsi e talvolta anche durante il sonno.

Poichè la pratica è costante, l'adepto progredisce a grande velocità. Contrariamente all'allenamento che si limita a occupare qualche ora al giorno, qualche giorno alla settimana, durante qualche anno, la pratica si vive in ogni istante presente, quindi si progredisce più velocemente e più efficacemente.

Ed è solo avendo una pratica costante che ci si può elevare sempre più in alto , sempre più lontano, per diventare un giorno un Tasujin, o una persona tutta d'un pezzo.

E' imperativo che l'inizio della pratica sia fatto in dolcezza e progressivamente al fine di non danneggiare il corpo col passare del tempo, al contrario dell'allenamento che può essere molto duro vista la sua breve durata. E' necessario quindi imparare a praticare con intensità sempre restando attenti ai danni ma raddoppiare la prudenza durante l'allenamento.

Troppo rapido e troppo in fretta è spesso uguale a un fallimento o a un danno dovuto alla mancanza di conoscenza e alla mancanza di esperienza. Lo ribadisco: Troppo rapido e troppo in fretta.

La pratica può anche avere l'effetto di un allenamento e spingerci ad avanzare più lontano.

Che voi non pratichiate, o che voi vi alleniate poco o per niente è una vostra scelta. L'arte è uno specchio e otterrete i risultati dai vostri sforzi.

Per la pratica, bisogna essere pazienti e non saltare le tappe perchè esiste anche un processo di continuità nella pratica dell'arte.

Tsuki, keri, uke e go gyo per 10 minuti al giorno, più il junan taiso è già un immenso passo nella giusta direzione. In verità, è importante praticare quasi tutti i giorni , poco tempo all'inizio aumentando con gli anni che passano. Fare soltanto pratica un'ora d'un colpo solo non ha lo stesso risultato che dieci minuti al giorno. Perchè? Un'ora di fila alla settimana non produce l'effetto dell'assuefazione. Vedere la fonte tutti i giorni conserva l'arte sempre fresca e presente in caso di bisogno. Dunque, poco tempo nel ripetere, ma spesso, è molto meglio che raramente per 2 ore. Variate anche l'ordine dei waza per non annoiarvi nella pratica e praticate jo, chu, ge e migi, hidari.

Se vi sono stati mostrati aggiungete anche il rokushakubo e la spada.

Il tutto aggiunto al kenko undo e alle visite settimanali al dojo farà di voi un buon praticante di ninjutsu. Sarete una persona perseverante e potrete intraprendere una pratica sempre più costante utilizzando le lezioni e i movimenti che l'arte mostra e un giorno l'arte vivrà atraverso di voi.

Gambatte Kudasai

Shihan

Stéphane Meunier

 

 

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