La trota

Intanto di trote ce n'è poche... Ma questo è un fatto comune ai bacini di molte parti d'Italia.

Nel bacino del Magra la situazione è un poco più complessa. Il fiume maggiore ed i suoi immissari hanno seguito la strada della maggior parte dei fiumi italiani: indiscriminate immissioni di trote del ceppo atlantico, ripetute negli ultimi decenni, hanno quasi portato alla scomparsa del ceppo originario di trota, collegata in qualche modo alla Trota macrostigma, o trota mediterranea. E questo, anche se non comportasse il fatto che nel fiume maggiore ormai vivono trote meno adatte alle condizioni ecologiche presenti, costituisce senz'altro un impoverimento della biodiversità. Detto in parole povere: abbiamo più trote fatte con lo stampino, meno resistenti alle piene, alle secche, meno feconde e più dipendenti dall'uomo. Nel Magra resistono, di fatto, solo perchè continuano ad essere seminate. Una serie di considerazioni desunte dalla Carta ittica della Provincia di Massa e Carrara può essere letta qui.

Oggi nella parte toscana del bacino si inizia a considerare la necessità di recupero della forma originaria, come potete vedere in queste pagine web. Però trote atlantiche continuano ad essere rilasciate quasi dovunque in occasione di gare di pesca e nelle zone turistiche. Se volete andare a vedere le due zone no-kill a pagamento costituite sulla Magra, ove vengono rilasciate in continuazione trote di buona pezzatura che abboccano con gran piacere a quasi tutto, usate il link a www.pescambiente.it. Nessuna polemica: di fatto nei torrenti mancano quasi del tutto trote di misura mentre sono sovrabbondanti individui sui 4-5 cm., nella Magra abbondano trote che, una volta riacquistato un comportamento quasi selvaggio, si catturano con sforzi non da poco (e gratis... le trote non stanno ferme sotto i sassi).

Nel tratto del Vara e dei suoi affluenti sono rimaste miracolosamente presenti alcune popolazioni di S. trutta macrostigma, o almeno un tipo di pesce che appartiene al ceppo mediterraneo. Gli sforzi attuali dell'Amministrazione provinciale della Spezia sono tutti volti al recupero di questo ceppo, grazie anche agli sforzi di alcuni entusiasti, con l'allevamento di tale pesce nello stabilimento ittiogenico di Chiusola, in alta val di Vara, con la cessazione delle immissioni di esemplari atlantici, con il prelievo dei residui individui di precedenti immissioni e con il ripopolamento di rii e torrenti con avannotti autoctoni.

L'unica trota pronta pesca che viene immessa per soddisfare il pescatore è l'iridea. Dato che l'iridea non interferisce con la riproduzione della fario le immissioni della iridea forniscono il materiale pronta pesca. Questo materiale, garantisce la Provincia di Spezia, è di qualità e recupera un comportamento sufficientemente selvaggio e sportivo in poco tempo. Oltre a ciò si ripopola con trote autoctone allevate completamente in condizioni artificiali. Si immette pesce non selvaggio ma che, almeno geneticamente, non inquina.

Questa politica di gestione del fiume Vara nel passato ha incontrato l'opposizione della maggior parte del mondo della pesca sportiva.

Notizie sull'importanza del problema possono essere trovate al sito che pubblica la versione ridotta della Carta Ittica della Provincia di Genova.

Un estratto che riferisce il problema lo puoi leggere qui