TEMI DI RICERCA

Dal sottosuolo energia pulita a basso costo

  Salvaguardia delle risorse naturali in ecosistemi piccolo-insulari a vocazione turistica

Pianificazione e gestione ecologica di parchi e riserve naturali

La sostenibilità ambientale tra crescita economica e vincoli ecologici

Riassetto territoriale e valorizzazione naturalistica nell'area del Monte Fuso

Politiche ambientali e turismo consapevole

SMALL ISLANDS (collection)

   L'energia nella città: il flusso energetico nel sistema urbano

THE AEOLIAN PROJECT: A MAB-UNESCO INVESTIGATION TO PROMOTE SUSTAINABLE TOURISM IN THE MEDITERRANEAN AREA


 
Salvaguardia delle risorse naturali in ecosistemi piccolo-insulari a vocazione turistica
.

E' convinzione largamente condivisa da scienziati e pianificatori che la conservazione delle risorse naturali sia una tappa obbligata per giungere ad una migliore qualità della vita. Tuttavia l'uomo si pone sovente in posizione conflittuale rispetto a questo obiettivo, e la mancanza di appropriati strumenti concettuali e applicativi per limitare l'impatto negativo sul territorio delle sue attività ha condotto a un progressivo degrado ambientale. L'individuazione di tali strumenti rappresenta un vero e proprio banco di prova per le discipline ecologiche, sia di base che applicative.
La capacità dell'uomo di comprendere e prevedere il comportamento dei sistemi complessi è ancora limitata, e a tutt'oggi non esiste un metodo soddisfacente per anticipare l'impatto di interventi umani sugli ecosistemi. Negli ecosistemi in genere, e nei sistemi antropizzati piccolo-insulari in particolare, le componenti naturale, sociale, economica e culturale formano un insieme altamente connesso ad elevato livello di organizzazione. Ne consegue che la gestione delle risorse naturali, oltre che alla complessità del sistema in sé, deve fronteggiare anche l'eterogeneità delle tante variabili ambientali implicate.
Uno dei punti chiave della pianificazione consiste nel prendere decisioni in merito a un determinato intervento a favore del flusso turistico, dopo averne valutato le conseguenze sul patrimonio naturale e le ricadute in termini economici e sociali. Ma se il vantaggio legato ad una data infrastruttura da impiantare può essere stimato in termini economici (aumento dei profitti legati all'incentivata attività turistica), non si può dire altrettanto del danno ambientale provocato, ad esempio, dal disboscamento o dalla riduzione degli spazi verdi causati da nuovi insediamenti abitativi o dall'estensione della rete viaria. Allora, il concetto di "qualità della vita" non si fonda più esclusivamente su parametri di tipo economico, ma nella sua definizione vengono inclusi anche salute, spazi ricreativi, tutela del patrimonio culturale locale, ecc.
L'indagine scientifica in questo àmbito si presenta, almeno in Italia, piuttosto carente, e dunque si pone la necessità di condurre una ricerca capace di approfondire la conoscenza di metodologie non convenzionali per lo studio di sistemi altamente connessi e delle loro dinamiche, e per lo sviluppo di criteri di valutazione comparata. Si tratta di temi "critici", e pertanto molto dibattuti e controversi, nei programmi di pianificazione territoriale e di valutazione di impatto ambientale.
La ricerca, a carattere interdisciplinare, dovrà permettere di tracciare un aggiornato quadro ambientale e socio-economico dei sistemi piccolo-insulari mediterranei, e di configurare in termini concreti alcune ipotesi di futuro sostenibile. Più in dettaglio, il fenomeno "turismo", nei diversi contesti, verrà esaminato attraverso studi specifici su: (i) possibilità di recupero degli ambienti naturali con manifesti segni di degrado; (ii) evoluzione delle pratiche agricole attraverso l'inventario dei terreni abbandonati e degli incolti produttivi, le tecniche colturali, la struttura degli agroecosistemi; (iii) servizi per la collettività quali sanità, trasporti, istruzione; (iv) analisi dei flussi e della capacità portante ambientale; raccolta e smaltimento dei rifiuti; popolazione, nei suoi aspetti demo-socio-economici; (v) approvvigionamento energetico, con riferimento all'attivazione di fonti di energia alternative alle centrali termoelettriche tradizionali.
 

 
Pianificazione e gestione ecologica di parchi e riserve naturali
.

Parchi e riserve presentano una grande ricchezza di forme faunistiche legata all'elevata diversificazione di ambienti e di habitat che le caratterizzano, quali dune, acquitrini, corsi d'acqua, laghetti salmastri, incolti, zone di agricoltura residua, siti ruderali. Questa elevata diversità di specie é indicativa di una ricchezza di interazioni ecologiche e alle quali si devono gli scambi di materia, energia e informazione all'interno delle comunità.
Lo studio degli aspetti strutturali e dinamici delle comunità costituisce un punto di particolare importanza per qualsiasi programma di conservazione e valorizzazione del territorio. Infatti, l'impatto delle attività umane sul patrimonio naturale si manifesta secondo modalità legate ai meccanismi che governano la dinamica dell'ecosistema; in questo contesto, la salvaguardia dipende da un bilanciamento di forze: da una parte l'intensità dell'impatto, dall'altra il grado di resistenza, o stabilità, della comunità nei confronti dell'impatto che su di essa agisce.
Il grado di stabilità emana da una serie di caratteristiche, che vanno dalla resistenza vera e propria ai cambiamenti imposti dall'esterno, alla capacità di assorbirne gli effetti in un tempo ragionevolmente breve, alla possibilità di smorzare l'intensità degli impatti attraverso meccanismi omeostatici.
La "saggezza ecologica tradizionale" assegna maggiore stabilità alle comunità che si caratterizzano per una più elevata diversità, cioè a quelle composte da un maggiore numero di specie. Per esempio, le oscillazioni riscontrate nelle abbondanze delle popolazioni che compongono le comunità artiche, strutturalmente più semplici, e il fatto che le esplosioni incontrollate di insetti fitofagi si verificano più frequentemente in ecosistemi agricoli a bassa diversità (monocolture), avvalorano l'ipotesi che la stabilità sia in relazione diretta con la diversità.
Di conseguenza, in accordo con questa ipotesi, la consistente diversità riscontrata nella riserva avrebbe un effetto positivo sulla sua integrità e sulla sua persistenza nel tempo, e qualsiasi intervento su parchi e riserve andrebbe valutato alla luce delle conseguenze sulla diversità della comunità. Azioni tendenti ad aumentare la diversità andrebbero dunque incoraggiate.
Si deve tuttavia tenere presente che la relazione diretta tra diversità e stabilità riguarda comunità che sono il risultato di lunghi cammini evolutivi. Spesso l'introduzione di nuovi organismi può invece determinare nella comunità drastici cambiamenti strutturali e funzionali; ciò é stato osservato in alcuni ecosistemi acquatici, caratterizzati da comunità strutturalmente diverse, prima e dopo l'immissione di specie ittiche predatrici. Interventi di rimboschimento o di ripopolamento vanno dunque attentamente valutati, onde evitare conseguenze inattese e negative sulle comunità della riserva.
Ammesso che diversità biologica implichi stabilità ambientale, non é stato ancora chiarito se questa relazione sia valida anche in senso opposto. Sembra, infatti, che alcuni tipi di perturbazioni naturali attivino importanti fattori che generano diversità. La stabilità, intesa come resistenza alle perturbazioni, pure auspicabile e perseguibile in un contesto di salvaguardia ambientale, non é una qualità desiderabile in assoluto, e la sua valenza ecologica va considerata alla luce del tipo di perturbazione che interessa la comunità.
 


La sostenibilità ambientale
tra crescita economica e vincoli ecologici
.

Le problematiche ambientali sono oggetto di attenzione da parte degli economisti da almeno un ventennio ("Poverty and progress, an ecological model of economic development" di R. Wilkinson è del 1973), ma solo di recente, con la ormai famosa "Sustainable Biosphere Initiative", promossa dall'Ecological Society of America (ESA) nel 1991, e di cui il 'rapporto Lubchenco' compendia premesse concettuali e motivazioni scientifiche, è stato dato un impulso decisivo alla discussione e al confronto tra ricercatori sul concetto di sostenibilità, benché non sembri esserci ancora uniformità di pareri sul significato da attribuire al termine e sugli accorgimenti da intraprendere per incorporare la sostenibilità nei progetti di pianificazione ambientale.
Le valutazioni di ecologi ed economisti tendono a convergere, ma restano ancora distanti, sicché lo 'sviluppo sostenibile' rimane tuttora un concetto molto generale e generico, a testimoniare come le condizioni necessarie per il realizzarsi di politiche di sviluppo economico orientate alla salvaguardia dei valori ambientali siano difficili da soddisfare.
Per consentire la sostenibilità si richiede che attività economiche, dinamiche demografiche e impiego accorto delle risorse naturali siano compenetrate e non contrapposte, e ciò per assicurare il mantenimento, anche nel lungo termine, di uno standard di vita umana qualitativamente apprezzabile, attraverso la rinnovata disponibilità delle risorse utili e della naturalità degli ecosistemi, da cui esse sono tratte.
In particolare, la gestione delle risorse pare si sia imposto come tema conduttore del dibattuto attualmente in corso tra ecologi ed economisti. A più riprese è stato affrontato il problema di scala, ovvero se una fonte non infinita rappresenti un fattore limitante per la crescita economica a livello globale. Le teorie sviluppate al riguardo sono molteplici e talvolta contraddittorie: dalla nozione di mantenimento del patrimonio applicata al 'capitale naturale e derivato' (il consumo erode solo l'interesse maturato sul capitale), all'approccio dinamico che si rifà al concetto di "carrying capacity" per individuare i limiti della crescita economica.
Pieno accordo degli studiosi, invece, sulla necessità di individuare misure e indicatori economici efficaci per quantificare lo sviluppo sostenibile nel contesto ecologico-economico (cfr. Victor, 1991, Ecol. Econ., 4), anche perché il PIL di per sé pare non essersi rivelato un indicatore preciso sulla scala fisica: cambiamenti strutturali possono svincolare gli input dal PIL, e dare luogo ad 'effetti liberi' in termini di incidenza della pressione sull'ambiente.
Questa linea di ricerca si prefigge di: (1) esaminare e affinare gli strumenti quantitativi di stima della disponibilità/scarsità delle risorse, per l'allestimento di modelli di sviluppo sostenibile, (2) valutare il grado di naturalità ambientale, (3) pianificare gli investimenti, (4) approntare modelli di equità inter-generazionale, (5) stimare vincoli ed evoluzioni a lungo termine.
 


 
Riassetto territoriale e valorizzazione naturalistica
nell'area del Monte Fuso (Parma)
.

Nelle indagini sulla gestione delle risorse naturali, che sembra essere diventato il tema conduttore del dibattito in corso tra ecologi ed economisti, a più riprese è stato affrontato il problema di scala, ovvero se una risorsa non infinita possa costituire un fattore limitante per la crescita economica. Le teorie sviluppate al riguardo sono molteplici e talvolta contraddittorie: dalla selezione di strategie ottimali per il mantenimento del patrimonio applicate al "capitale naturale e derivato", all'approccio dinamico che rimanda al concetto di "carrying capacity" per individuare i limiti della crescita economica.
Questo studio si colloca entro tale problematica e, più specificamente, intende documentare un intervento di riequilibio e tutela della naturalità in una zona vallivo-collinare di particolare interesse naturalistico localizzata tra le province di Parma e Reggio Emilia e soggetta a pressioni antropiche di media intensità.
La fase esplorativa della ricerca ha portato alla circoscrizione della zona di indagine e all'allestimento di una base di dati geomorfometrici ottenuti mediante digitalizzazione su scala 1:10000. Tali dati hanno lo scopo di documentare esaurientemente la situazione aggiornata su morfometria e pedologia, rete idrica, abitati, aziende agricole, insediamenti lattiero-caseari, rete viaria, territori demaniali, aree sotto tutela paesaggistica. Il programmato avvio di collaborazioni con esperti e associazioni ambientaliste fornirà un supplemento di informazione che consentirà l'approntamento di una casistica aggiornata dei problemi manifestati dai residenti.
La successiva fase investigativa porta, attraverso la definizione e la stima del grado di "integrità ambientale", alla costruzione di carte della naturalità. L'integrità viene mappata ricorrendo sia a indicatori di stato (copertura di associazioni floristiche tipiche, dislocazione e dimensione di luoghi di interesse naturalistico, stime di "patchiness") che a indicatori di stress (copertura e diffusione di specie infestanti, dislocazione e dimensione di luoghi in evidente stato di degrado fisico e biologico, propensione al dissesto dei versanti).
 

Politiche ambientali e turismo consapevole

La conferenza del 1992 a Rio de Janeiro ha rappresentato il punto di avvio di un impegno mondiale a riconoscere che il diritto allo sviluppo deve essere esercitato in forme e modi tali da rispondere in eguale misura ai bisogni sociali ed ambientali dei popoli di oggi e delle generazioni di domani. Questo impegno sottolinea la conseguente necessità di introdurre sistemi di uso sostenibile delle risorse naturali.
L'importanza e la necessità di gestire le risorse in una prospettiva ambientale e di protezione del patrimonio naturale va sempre più evidenziandosi come la principale priorità nelle riflessioni sul cosiddetto sviluppo sostenibile. Salvaguardare il patrimonio naturale e culturale può essere compatibile con il diritto allo sviluppo nel presente; ciò implica la riduzione o l'eliminazione di sistemi produttivi e di consumo distorti e palesamente non sostenibili, unitamente all'individuazione di strade che consentano la sopravvivenza del patrimonio culturale comunitario.
Applicare i principi della dichiarazione di Rio allo sviluppo turistico rappresenta un valore strategico di base in vista dell'importanza che questo settore andrà ad assumere in un vicino futuro. E' infatti innegabile la rilevanza sempre maggiore che il turismo, grande consumatore di risorse naturali e culturali, verrà presto ad avere nel mondo intero. Solitamente la gente non è consapevole che il turismo già oggi rappresenta la terza industria di export, dopo carburanti e veicoli. I viaggi e le attività connesse al turismo costituiscono oltre il 12% del prodotto lordo mondiale e assorbono il 7% degli acquisti di beni di non-consumo. Più del 6% della popolazione mondiale opera nel settore turistico. A meno di repentini quanto improbabili cambiamenti delle tendenze oggi manifeste, all'alba del 3° millenio il turismo diverrà la prima industria di export e dominerà il mercato del lavoro come primo datore di occupazione.
 

Alcune implicazioni riguardanti la diffusione dell'ecoturismo

L'idea di ecoturismo sta diffondendosi rapidamente nel mondo come soluzione suggerita per molti degli effetti dannosi che il turismo di massa (MT) produce sulle condizioni ambientali e socio-economiche. Non c'è però ancora un accordo sul significato del termine, nemmeno in senso generale, e tantomeno sulle basi su cui esso dovrebbe reggersi. Non è dunque ancora chiaro se e quanto l'idea di ecoturismo condizionerà politici, imprenditori e singoli individui coinvolti nelle azioni di sviluppo turistico, e purtroppo c'è più di un motivo per dubitare che l'ecoturismo saprà davvero riorientare le strategie industriali verso minori impatti su ambiente e società.
Il termine ecoturismo è in un certo senso figlio dell'ecosviluppo (meglio noto come sviluppo economico ecosostenibile) giunto alla ribalta agli inizi degli anni '80 con la pubblicazione del "World Conservation Strategy" (IUCN, "Intl. Union for Conserv. of Nature") e di "Our Common Future" ("World Commission on Environment and Development"). Lo sviluppo ecosostenibile riguarda essenzialmente i tipi di sviluppo economico in cui si tiene conto di piante, animali, suoli, e di tutti i processi ambientali che li condizionano, allorché si attuano interventi decisionali su tipo, sede, dimensione e intensità di alterazioni nell'uso del territorio. Da questo proscenio crebbero e si diffusero l'idea di ecoturismo, di turismo sostenibile e di altri modi di pensare al turismo in forme ambientalmente e socialmente ben più consone di quelle in gran parte tuttora esistenti.
Il turismo sostenibile può essere considerato sinonimo di ecoturismo, ma le difficoltà di definire quest'ultimo termine per propositi operativi è forse maggiore di quanto lo sia per il turismo sostenibile. La semplice definizione, che lo descrive come una forma di turismo capace di mantenere la sua integrità per una data area e lasso di tempo illimitato, non offre alcuna adeguata considerazione sul più ampio e spesso indesiderato impatto culturale del turismo, compresa la sua incidenza sulla diffusione di criminalità, malcostume, malattie, ecc.
Si preferisce allora parlare di "sviluppo sostenibile nel contesto turistico" o di "sviluppo di un turismo sostenibile", inteso come un turismo attuato in una forma e ad una scala che lo mantengono funzionale nel tempo senza comportare degrado od alterazione all'ambiente in senso lato (sia fisico che umano) entro il quale sappia persistere impedendo l'emergere e il diffondersi di attività o processi concorrenziali sul solo piano remunerativo.
Questa definizione recupera e sostiene l'importante concetto di equità, così come è stato promulgato dalla "World Commission on Environment and Development", cioè l'idea che le comunità delle generazioni presenti e future debbono disporre di accessi equivalenti alle opportunità socio-economiche e di fruizione ambientale (i benefici derivanti dallo sviluppo delle società e dalla conservazione della natura entro cui le società vivono e dalla quale traggono immensi, spesso ignorati, benefici). Tale equità deve conseguentemente venire considerata parte integrante del concetto di "sviluppo di un turismo sostenibile" e forsanche esprimere la componente più forte dell'ecoturismo o di altri termini similari che globalmente costituiscono il "turismo alternativo" (AT).
 

Principi-guida per un turismo a basso impatto ambientale

All'ecoturismo e alle altre forme di AT andrebbero applicati principi in grado di potenziare la ricaduta positiva sulla salvaguardia dell'ambiente:
  1. Efficienza (riutilizzo e riciclaggio rifiuti, uso dell'energia)
  2. Coinvolgimento (personale motivato e operatori entusiasti riescono a "contagiare" i turisti verso attività più consone ai bisogni dell'ambiente)
  3. Successo (ridefinire il termine col riconoscere e diffondere l'idea che il profitto non è necessariamente l'unica forza motrice dell'imprenditoria turistica)
  4. Educazione (tramite la divulgazione di una meditata riflessione, che implica comprensione e apprezzamento, sui meccanismi che governano i processi ecologici
  5. Alleanze -joint ventures- (coinvolgimento di agenzie governative, società private, gestori di risorse, cittadinanza, con un allargato accesso alle fonti informative e condivisione di esperienze)
  6. Compensazione -trade offs- (mitigando l'impatto negativo dell'inquinamento nelle varie forme -atmosferico, acustico, visivo, - e nelle diverse sedi)
  7. Codice-etico (adottando, a tutti i livelli incluso quello degli stessi turisti, linee-guida che sappiano armonizzare i fattori sociali con quelli ambientali)
  8. Monitoraggio (in tutti i settori implicati nelle attività turistiche vanno costantemente rilevati gli effetti a livello economico, sociale, ecologico come base conoscitiva su cui impostare pianificazione, gestione e processi decisionali)
In quattro scenari-tipo una possibile via per riconciliare turismo e ambiente in Romagna

 [A] - Nell'area padana gravita una popolazione di 24 milioni di abitanti, il 70% delle industrie meccanico-manifatturiere e delle attività agricole che ricorrono in maniera intensiva alle tecnologie (macchinari, fertilizzanti, fitofarmaci) più sviluppate del mondo. L'"industria turistica" (che ha il suo baricentro poco distante dallo sviluppo costiero della Romagna) interesse oltre 100.000 addetti e detiene il 15% del mercato turistico nazionale
 [B] - Dal solo Po vengono scaricate in Adriatico oltre 100.000 t/anno di pesticidi, 12.000 di detergenti, 64.000 di idrocarburi, tra cui fenoli (65), mercurio (65), piombo (485), rame (1.500), fosforo (7.000), nitrati (68.000), arsenico (243)
 [C] - L'emergenza alghe del 1988 e altri ricorrenti, quasi sempre prevedibili, episodi di allarme ambientale hanno finalmente messo d'accordo, almeno sul tema dei principi, politici e amministratori della cosa pubblica e hanno fatto loro convenire che sviluppo turistico e tutela ambientale debbono sostenersi a vicenda
 [D] - Interventi straordinari da attuare in tempi rapidi

· legislazione:

- quadro normativo agile, pragmatico e decisionista (spesso la "vacatio legis" è stata la prima causa di depauperamento del territorio e di rimozione dei meccanismi naturali di recupero da perturbazioni di fonte esogena)
- migliore coordinamento Stato-Regione nella programmazione e nella definizione delle aree di competenza
- istituzione di un corpo di vigilanza per le necessarie attività di controllo, prevenzione e repressione delle illegalità
- abbattimento immediato (limite max dell'1%) del carico di fosforo nelle sostanze detergenti
- finanziamenti straordinari (si è parlato di 15.000 miliardi) per il disinquinamento della valle padana

· settore primario:

- sensibile riduzione degli allevamenti intensivi bovini e suini (stimati oggi rispettivamente in oltre 1 e 2 milioni di capi), nonché avicoli (oltre 15 milioni di capi tra galline (7) e conigli (9))
- incentivi allo sviluppo dell'agricoltura biologica e ai piani di controllo ecologico sulle esplosioni di parassiti fitofagi
- messa in opera di impianti di depurazione per tutte le aziende agricole, industriali, e per tutti gli impianti di trattamento dei reflui da scarichi civili

· urbanistica:

- ridisegnare i piani di espansione degli insediamenti abitativi costieri per una riduzione della pressione antropica in prossimità del mare (con particolare riferimento ai carichi nella stagione balneare)
- trasporti e rete stradale, viabilità in genere (accessi, parcheggi, mezzi pubblici, ecc.)

· sanità e terziario:

- informazione capillare a residenti e visitatori sui rischi per la salute causati da un mare inquinato, da acque "potabili per legge", da insufficiente e inefficiente smaltimento dei R.S.U.
- potenziamento della ricerca scientifica nelle sedi istituzionali (p.a., province, arpa, università, cnr)
 

Conclusione

 
A tre anni dal 2000 il settore turistico ben rappresenta la contraddizione perdurante tra una società sempre più necessitata a salvaguardare i beni ambientali (natura e cultura) e il perdurante degrado allorché i piani di sviluppo approntati non vengono attuati e non sono intraprese consistenti azioni di recupero. Per questo motivo l'"Agenda 21" di Rio ha rimarcato l'urgenza di promuovere a livello mondiale "la formulazione di una pianificazione della 'risorsa turismo' ecologicamente razionale e culturalmente percorribile".
E' chiaro che per molti Paesi, tra i quali certamente l'Italia, il turismo rappresenta il cuore della discussione tra protezione ambientale e bisogno di sviluppo socio-economico. Ma, contro la tradizionale immagine del turismo visto come predatore di territori e di culture, sta maturando una emergente nuova sensibilità nei confronto del "turismo sostenibile", nelle sue multiformi e ancora ben poco esplorate varianti.
E' giunto il tempo che turismo, ambiente, e cultura vengano sapientemente miscelati come gli ingredienti di una ricetta che renda possibile, anche nel nostro Paese, uno sviluppo veramente equo e duraturo.

 

Selezione di riferimenti bibliografici sulla ricerca in eco-turismo

  • Boo, E. (1991). Planning for ecotourism. Parks, 2(3), 4-8.
  • Ceballos-Lascurain, H. (1991). Tourism, ecotourism and protected areas. Parks, 2(3), 31-35.
  • Grenier, D., Kaae, B. C., Miller, M. L., & Mobley, R. W. (1993). Ecotourism, landscape architecture and urban planning. Lands. Urban Planning, 25, 1-16.
  • Jacobson, S. K., & Robles, R. (1992). Ecotourism, sustainable development, and conservation education: development of a tour guide training program .... Environ. Manage., 16(6), 701-713.
  • Miller, M. L., & Auyong, J. (1991). Coastal zone tourism. A potent force affecting environment and society. Marine Policy, March 1991, 75-99.
  • Miller, M. L. (1993). The rise of coastal and marine tourism. Ocean Coast. Manage., 20, 181-199.
  • Nelson, J. G. (1994). The spread of ecotourism: some planning implications. Environ. Cons., 21, 248-255.
  • Stewart, M. C. (1993). Sustainable tourism development and marine conservation regimes. Ocean Coast. Magage., 20, 201-217.
  • UNEP-WTO (1984). Tourist carrying capacity. In UNEP Industry and Environ.