8 Aprile 2001, domenica delle Palme
Prima di iniziare la lettura della Passione
di S. Luca vi chiedo la pazienza di ascoltare una piccola introduzione.
Si dice: se vedessimo il bene in assoluto, o il male, forse non
saremmo più liberi, ebbene; se lo vedessimo restando nella
nostra condizione umana forse saremmo buoni per costrizione e
saremmo probabilmente più nevrotizzati di quanto siamo.
Ma se noi vedessimo invece il bene in assoluto o il male perché
è avvenuto in noi una crescita interiore, allora saremmo
veramente liberi. Saremmo veramente liberi perché ci saremmo
collocati nella Verità. Un filosofo di cui non faccio il
nome ha detto che questo è Dio, Dio è colui che
non ha da dovere scegliere tra il bene e il male; brutta definizione
che noi diamo della libertà. No! La libertà non
consiste nel sapere scegliere il bene dal male o nel dover scegliere
l'uno rispetto all'altro, ma questa è la malattia della
libertà. Ecco, Dio è colui che si è liberato
e già conclude il filosofo Dio è la
Verità ed ecco perché egli è veramente libero
è libero perché non può fare il male, perché
non può fare il contraddittorio. E' libero colui che conosce
la Verità, schiavo, invece chi non la conosce. Facciamo
il male perché non abbiamo conquistato la Verità
con tutta l'anima e agiamo senza conoscerla e senza preoccuparci
di conoscerla nella sua totalità, in questo il primo grado
di colpevolezza. E siamo alla frase di Gesù: Padre perdona
loro perché non sanno quello che fanno.
Non sono colpevoli? Ecco la domanda. Il male è soltanto
ignoranza, ecco la tesi della mente umana e non è il caso
di citarlo, ma è Platone che sostiene questa tesi. Chi
vi parla è indeciso, protendo a credere quello che dirà
poi Kierkegaard: no, il male è un atto volontario, non
può essere ignoranza o se è ignoranza adesso vediamo.
Forse Gesù vuol dire questo con quella frase; avete compiuto
un misfatto sta parlando ai farisei, agli scribi, alla classe
sacerdotale, a coloro che gestiscono in assoluto la religione.
Voi avete compiuto un misfatto di cui non riuscite a capire fino
in fondo ciò che avete fatto. Ora, si è colpevoli
di non sapere e ciò nonostante si sceglie; ecco dove è
la colpevolezza, se c'è. Sto tentando di spiegare questa
frase di Gesù che mi sta sul collo da tanti anni e che
tutt'ora è lì a interrogarmi; si sceglie senza conoscere,
si crede di essere liberi e si è schiavi. Voi capite non
posso dimenticare la mia qualifica di contestatore, qui dietro
le parole che sto dicendo bisogna pure che voi mettiate la "civiltà
cristiana" nel momento in cui il messaggio di Gesù,
la novità esistenziale assoluta è diventata una
religione che ha compiuto esattamente tutti quei misfatti di cui
Gesù accusa gli ebrei, nonostante la loro ignoranza anzi
qualifica la loro ignoranza a questo punto. Ecco perché
chiede a Dio di perdonarli perché non sanno quello che
fanno. Ma il perdono suppone un delitto, voi mi direte, e si chiede
il perdono per chi è colpevole. E già, il buon ladrone
si riconosce colpevole e chiede un posto nel regno della Verità.
Nel regno di quella Verità che Gesù lì accanto
gli ha annunciato. Allora Gesù spiega il perché
della richiesta del perdono: non sanno quello che fanno e cioè
non lo sanno fino in fondo, sanno purtroppo quello che vogliono;
vogliono la uccisione di Gesù, vogliono diciamolo
la morte di Dio. Ecco in quale senso Nietzsche avrà
ragione, è la morte di Dio che anche la civiltà
cristiana ha voluto. Allora la frase di Gesù comincia a
prendere un suo volto, ma nella passione abbiamo anche il pensiero
di Cristo nei confronti di Giuda il quale opera con cognizione
di causa e le parole a suo carico le conoscete: Sarebbe stato
meglio che non fosse mai nato. Signore donne, attenzione, qui
non è la condanna della vita; qui è la condanna
di chi questa vita non sa usarla secondo le indicazioni di chi
l'ha data. La passione di Cristo racconta al credente ciò
che egli continua a fare o continuerebbe a fare se in lui non
è avvenuta una conversione radicale. Durante la lettura
torneranno i temi che io qui riassumo e con i quali chiudo. Il
concetto di autorità è tutto sbagliato dice Gesù,
perché lo abbiamo concepito come dominio e non come servizio.
Che autorità ha la madre sul figlio? Quando lo devi accudire
giorno e notte, questo non è un dominio, questo è
un servizio e chi è più: colui che sta a tavola
o colui che serve? Ecco le parole taglienti che però noi
abbiamo sconfessato lungo i secoli. Ecco perché io oso
mettere me stesso - ma anche forse molti di voi che vivono naturalmente
in questa mentalità - oso mettermi tra coloro che hanno
portato a morte Gesù Cristo.
Il concetto di preghiera è un alimento facile per l'animale
religioso; diventa un sonnifero anziché essere il pungolo
che evita l'entropia del sistema umano. Questa è la preghiera,
già! Gesù trova addormentati gli Apostoli, russavano
i buoni amici, avevano fatto una buona cena i buoni amici, e adesso
lì, la preghiera. La preghiera diventa il sonnifero. Poi
c'è la pretesa di essere fedeli fuori della Grazia. Lasci
fare a me - diceva il Griso manzoniano - lasci fare a me, perché
voi potete uccidere tutti i galli del mondo, ma è impossibile
che uno possa essere buono anche per un solo secondo con le sole
sue forze se dietro non ha la Grazia di Dio. In questo caso uccidete
pure i galli, il gallo che ricorda a Pietro il tradimento, uccidete
pure il gallo, ma è il concetto di tempo che non potete
distruggere. In un punto l'umanità di Pietro, che qui rappresenta
il cristiano mancato - e mi ci metto anch'io tra costoro - è
un punto che raggiunge il vertice dell'ambiguità e riguarda
i mezzi che il cristiano deve usare per compiere la sua rivoluzione.
No! La tua religione la potrai divulgare abbattendo i monumenti
dell'altra, questo tutte le religioni lo hanno fatto, ma è
proprio qui, è questo che il cristianesimo non è;
cioè una religione. Fuori della fede in Cristo l'unico
che può eliminare il concetto di spada, voi avete la tentazione
di rimettere nel fodero la spada. Il test di Gesù è
infallibile, non avendo più fiducia in me, ecco, mi conviene
vendere il vestito, comperare una spada e usare violenza. Questa
è la storia di tutte le religioni, infatti vengono fuori
due spade a dimostrare che qualcuno non ha capito nulla del messaggio
di Cristo e l'ultimo a capire è proprio S. Pietro che diventerà
capo della Chiesa. E già sotto di lui, prima di Costantino,
avviene la caduta, il lento scivolo verso la religione. E' dunque
lui l'ultimo a capire, perché l'unica spada che resta è
proprio la sua, nonostante Gesù avesse detto: basta con
queste sciocchezze. Adesso possiamo finalmente, con queste considerazioni,
accostarci al testo di Luca.