Le Foibe
10 febbraio
Giorno del Ricordo

Il dolore non ha colore politico !
E non è neppure una battaglia di numeri:
20 - 10 o 5 mila vittime dell'odio cieco....
Anche la vita di un solo individuo ha un valore inestimabile;
voi potreste quantificare in euro la vita di vostro figlio,
di vostra madre, di vostro fratello ...??!???
L'odio, che sia razziale, politico, di classe , religioso...
...resta sempre ODIO
e come tale deve essere condannato.
La catena dell'intolleranza e delle persecuzioni
può essere spezzata solo con l'amore e il perdono,
come ci ha insegnato Gesù dalla Croce,
ma a condizione di
NON DIMENTICARE.
Perchè l'uomo fatica ad imparare dai propri errori,
e la storia, fatta di corsi e ricorsi,
troppe volte ci ripropone eventi ai quali non dovremmo più assistere:
come la pulizia etnica nella ex Jugoslavia
o il martirio dei cristiani nel mondo.
Per questo è importante il ricordo,
per evitare il ripetersi di queste atrocità.



Le Foibe - per non Dimenticare


...imparerà mai l'uomo dai suoi errori....







Preghiera per i martiri delle Foibe
O Dio, Signore della vita e della morte,
della luce e delle tenebre,
dalla profondità di questa terra e di questo nostro dolore noi gridiamo a Te.
Ascolta, o Signore, la nostra voce.
Noi siamo venuti qui per innalzare le nostre povere preghiere e deporre i nostri fiori,
ma anche per apprendere l’insegnamento che sale dal sacrificio di questi Morti.
E ci rivolgiamo a Te, perché Tu hai raccolto l’ultimo loro grido, l’ultimo loro respiro.
Questo calvario, col vertice sprofondato nelle viscere della terra,
costituisce una grande cattedra, che indica nella giustizia e nell’amore le vie della pace.
Ebbene, Signore, Principe della Pace, concedi a noi la Tua pace.
Dona conforto alle spose, alle madri, alle sorelle, ai figli
di coloro che si trovano in tutte le foibe di questa nostra triste terra,
e a tutti noi che siamo vivi e sentiamo pesare ogni giorno sul cuore
la pena per questi Morti, profonda come le voragini che li accolgono.
Tu sei il Vivente, o Signore, e in Te essi vivono.
Che se ancora la loro purificazione non è perfetta,
noi Ti offriamo, o Dio Santo e Giusto, la nostra preghiera,
la nostra angoscia, i nostri sacrifici,
perché giungano presto a gioire dello splendore del Tuo Volto.
E a noi dona rassegnazione e fortezza, saggezza e bontà.
Tu ci hai detto: “Beati i misericordiosi perché saranno chiamati figli di Dio,
beati coloro che piangono perché saranno consolati”,
ma anche beati quelli che hanno fame e sete di giustizia
perché saranno saziati in Te, o Signore,
perché è sempre apparente e transeunte il trionfo dell’iniquità.
+ Mons. Antonio Santin Vescovo di Trieste (1959)


Il “Giorno del Ricordo” è stato istituito dal Parlamento italiano
con la legge 30 marzo 2004, n. 92, e viene celebrato il 10 febbraio
con l’obiettivo di conservare e rinnovare la memoria
della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe
e dell'esodo dalle loro terre degli Istriani,
Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre tutta l'Italia,
veniva liberata dall'esercito Anglo-Americano,
a Trieste e nell'Istria (sino ad allora territorio italiano)
si viveva l'inizio di una tragedia:
350.000 italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia
dovettero scappare ed abbandonare la loro terra, le case, il lavoro,
gli amici e gli affetti incalzati dalle bande armate jugoslave;
molti furono uccisi nelle Foibe o nei campi di concentramento.
Tra l’ottobre del 1943 e il maggio del 1945
almeno cinquemila persone (ma forse molte di più)
tra istriani e triestini, militari, finanzieri, marinai,
maestri elementari, impiegati comunali, minatori,
italiani ma anche slavi, antifascisti e fascisti,
furono torturati e uccisi dai miliziani di Tito.
Catturati nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni,
vennero imprigionati e poi gettati, molti ancora vivi,
dentro le "foibe":
voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato,
create dall’erosione dell’acqua sull'altipiano del Carso,
e profonde fino a 200 metri.

Una pagina triste della nostra storia
un silenzio doloso .



by Anna
(27 gennaio 2012)





Indice Racconti



Per approfondire...
Consigli dalla

La prima libreria cattolica online
Foibe rosse.
Vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel '43
di Farina Lorenza
Norma Cassetto venne gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943. Aveva ventitré anni ed era iscritta al quarto anno di lettere e filosofia, all'Università di Padova. I suoi assassini, partigiani di Tito, che dopo il crollo del regime fascista tentano di prendere il potere in Istria non hanno pietà della sua giovinezza e innocenza e, prima di ucciderla, la violentano brutalmente. L'assassinio di Norma Cossetto e di tutti quegli uomini e quelle donne che furono infoibati o morirono a causa delle torture subite, annegati in mare per mano dei "titini" mostra verso quale orizzonte ci si dirige "quando si ritiene che la verità della vita è lotta, e che non tutti gli esseri umani sono provvisti della medesima dignità".


Sopravvissuti e dimenticati.
Il dramma delle foibe e l'esodo dei giuliano-dalmati
di Girardo Marco
Il testo di M. Girardo prende in considerazione due eventi storici riconducibili alla seconda guerra mondiale e all’immediato dopoguerra: - la sparizione nelle foibe di circa 5000 persone (soldati e civili, per lo più italiani) a opera del movimento partigiano jugoslavo, destinato a confluire nelle armate di Tito; - l’esodo verso l’Italia di circa 300mila persone (per lo più italiane) che abitavano l’Istria e la Dalmazia quando queste regioni, alla fine della guerra, furono assegnate alla Jugoslavia (trattato di Parigi, 10 febbraio 1947). Nelle pagine di questo libro, Girardo intervista tre persone direttamente o indirettamente coinvolte nelle vicende citate. Il primo personaggio è Graziano Udovisi, l’unico sopravvissuto alle foibe che sia ancora in vita, il quale racconta con impressionante dovizia di particolari quelle ore in cui la morte vicinissima gli fu miracolosamente risparmiata. Il secondo intervistato è Piero Tarticchio, esule di Gallesano, il quale, avendo perso il padre e altri parenti in una foiba, ha vissuto entrambe le drammatiche esperienze che hanno segnato la gente giuliano-dalmata. Infine la parola passa a Nataša Nemec, una storica slovena di Nova Gorica che ha cercato di stilare un elenco dei caduti nelle foibe, sfidando in molti casi la diffidenza dei colleghi e dei connazionali. Tre sguardi diversi, tre esperienze convergenti, che si intrecciano nel tentativo di comporre un frammento di storia contemporanea spesso dimenticato.



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Nel Giardino degli Angeli by Anna

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