Il bosco sembra incantato, un'arietta dolce dolce
smuove leggermente le fronde degli alberi,
il silenzio misterioso è rotto appena da un triste cucuuu.... cucuuu,
o dal cadere delle foglie secche e delle ghiande.
Oh beato colui che potrà ritrarre al vero la pace,
la tranquillità di un bosco al levarsi del sole!
La grande e vecchia quercia ha tutte le foglie in moto per la brezza mattutina
che passa correndo fra mezzo ad esse facendole fremere.
Un timido cuculo si arrischia a lasciar sfuggire dalla gola il suo lento canto.
Tutti gli alberi sono svegliati dal caldo e paterno tocco solare.
Ma che cosa è questo fruscìo sul secco fogliame del terreno?
Oh! qualche cosa di bianco si intravede fra i cespugli di more e lamponi.
La vecchia quercia però non si meraviglia di ciò,
essa conosce bene quella veste bianca che si avanza lentamente,
è l'abito candido di una giovinetta graziosa dai capelli e gli occhi neri;
ella viene a fare la sua solita passeggiata mattutina nel bosco,
ed ora si viene a riposare sotto la bella ed ospitale quercia.
Questa l'accoglie sotto il suo tronco al quale essa si appoggia.
Oh adesso è bellina la fanciulletta !
Ma il primo giorno che si andò a riposare sotto l'annoso albero,
era magra e pallida: poverina era ammalata
e camminava appoggiata al babbo e alla mamma,
e la quercia da quel giorno l'aveva sempre riparata dal sole
stendendo i propri rami quasi con amorosa sollecitudine.
Ma ecco la fanciulla si è riposata abbastanza,
ed ora si alza per continuare la sua passeggiata.
- Addio ! - sussurrano le fronde mosse dallo zefiro primaverile.
- Addio! - cantano gli uccelli.
E la maestosa quercia si inchina e la saluta con le lunghe braccia fronzute.
Ed ella saluta tutti sorridendo e fuggendo.... Ecco è sparita.
Ma la quercia vede giungere un vecchio pittore
con la sua cassetta dei colori e il pliant:
rompe gli sterpi ed i rami che gli intralciano la strada, guarda in giro
cercando un punto da ritrarre, e, giunto sotto la nostra vecchia amica
sceglie quel posto ombreggiato da cui si vede una bella roccia,
tutta contornata da alberi, e coperta di edera e di piante di more in fiore.
E la buona quercia distende la sua ombra sul pittore.
Quando l'artista è stanco di dipingere, posa per un poco i pennelli,
tirando indietro la testa per vedere l'effetto del quadro,
la sua protettrice pure ammira l'opera sua chinandosi lievemente su di lui.
Da lontano si sente il suono di più campane;
il pittore guarda l'orologio, e meravigliato esclama: - Già mezzogiorno ? !
Sì, già mezzogiorno; in quella quiete, lavorando senza sentire il caldo sole,
riparato dalla vecchia pianta, il tempo è passato veloce,
e già metà del giorno è passata.
Il pittore s'alza in fretta, chiude il pliant dando un'ultima occhiata al suo lavoro,
e poi chiude anche la scatola dai colori per gettarsi di nuovo in mezzo alle piante.
Passano pochi minuti mentre il bosco si ricompone alla quiete ed al silenzio,
ma questo e quella sono subito rotti da risate di bimbi.
Eccoli, si odono, sono due ragazzi ed una sorellina avanti;
indietro, un giovane babbo ed una giovane mamma.
- Sono felici! - pensa la quercia.
- Iddio li mantenga sempre così !
La famigliuola si ferma all'ombra del folto fogliame.
I bambini corrono dentro la grotta, ma l'appetito li chiama,
ed essi tornano presso i genitori e mangiano allegramente.
- Oh, come è bello il mondo in questo momento ! - esclama la quercia agitandosi.
Ed i bambini non sanno di avere sopra di essi un essere che li ama
e pare faccia ogni anno più fitte le sue fronde per meglio riparare gli uomini.
Ma l'albero non ama solamente quei bambini,
essa ama tutti quelli che le chiedono ombra ed ella la dà a tutti indistintamente,
e li culla col mormorio delle sue fronde verdi.
La famiglia ha finito di mangiare e va a passeggiare nel bosco.
La quercia più non ripara alcuno, ma ecco una mesta signora vestita di nero
viene lentamente e dal velo nero che le pende dal cappello si capisce che è vedova,
il suo volto è sfiduciato; si getta a sedere sul muschio presso l'annosa amica.
- Povera donna! - pensa questa.
E dice agli uccelli di cantare allegramente,
al vento di sussurrare più forte fra le fronde e di tenerle discoste
le une dalle altre perchè il sole passando fra esse rallegri la signora.
E infatti il canto degli uccelli, il dolce sussurro del vento, il sole allegro,
sollevava la vedova che alzatasi ripigliava il suo cammino
più consolata da quella bella natura.
Un triste canto lontano annunziava l'arrivo di un taglialegna.
Il canto si avvicina e con esso si avvicina un uomo con un fascio di legna sulle spalle:
è tutto sudato e stanco, giunto sotto la quercia
si appoggia con le spalle al tronco dell'albero, si asciuga il sudore sospirando:
- Che vitaccia da bestie!- E la nostra amica pensa.
- Oggi io lo accolgo sotto di me, lascio che si appoggi al mio tronco,
e forse domani mi sradicherà, taglierà tutti i miei rami in piccoli pezzi,
mi legherà stretta in tanti fasci e mi porterà a vendere,
per farmi bruciare dentro ad un caminetto.
Intorno a questo staranno vecchi e giovani, tutti si riscalderanno alla mia fiamma,
ma nessuno di essi penserà al bene che ho fatto e che farò in quel momento,
e rideranno vedendomi bruciare! -
E la quercia si scuote in un fremito di orrore;
ma subito la sua solita bontà prende il sopravvento, ed essa
rimproverandosi ciò che ha detto torna calma e serena.
Il taglialegna se ne è andato senza che essa se ne sia accorta.
Il sole tramonta tingendo il bosco di un color rosso infuocato,
poi cala.... cala.... e scompare.
Passano le ore, ed il bosco è triste e silenzioso; gli uccelli dormono,
e tutto va coprendosi del velo nero della notte.
Il bosco è triste, ma presto la luna verrà a rallegrarlo.
Eccola infatti, e con essa le stelle brillanti.
Oh, come è bello il bosco rischiarato dalla pallida falciuola che sta in mezzo al cielo!...
E con la luna e le stelle, ecco il poeta, col volto fisso al firmamento.
Pensa e guarda la quercia che illuminata dalla luna getta un'ombra scura e fantastica.
Il poeta pensa e compone dei versi che si ispirano alla nostra vecchia amica.
Il bosco è silenzioso ed addormentato insieme agli uccelli ed al vento;
ma la quercia non dorme e guarda il bosco.
Il poeta torna alla sua casa.... la luna tramonta, le stelle si spengono.
Tutto è pace e quiete, solo la quercia non dorme;
essa pensa che forse quella è l'ultima sua notte e gode in silenzio
la bellezza del tramonto della luna, e dello spegnersi delle stelle,
e la compagnia degli alberi e degli uccelli che la circondano,
e nel susurro delle sue fronde ripete la canzone del poeta.
Che cosa diceva quel canto? Io non saprei dirlo precisamente;
ma so che presso a poco suonava così.
" Come in terra la quercia protegge ed ama quelli che passano sotto di lei,
e non serba rancore per l'ingratitudine degli uomini,
che non pensano al bene che ella ha fatto, la abbatteranno e brucieranno,
così in cielo v'è un Dio grande e buono che ci protegge, ci ama teneramente,
anche quando noi non lo contraccambiamo e siamo cattivi ed ingrati
verso di lui che ci creò, ci fece crescere e ci farà morire
per darci, se lo meritiamo, il premio immenso ed eterno del cielo.
SONO NATO NUDO
Sono nato nudo, dice Dio,
perché tu sappia spogliarti di te stesso.
Sono nato povero,
perché tu possa soccorrere chi è povero.
Sono nato debole, dice Dio,
perché tu non abbia mai paura di me.
Sono nato per amore
perché tu non dubiti mai del mio amore.
Sono una persona, dice Dio,
perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
Sono nato perseguitato
perché tu sappia accettare le difficoltà.
Sono nato nella semplicità
perché tu smetta di essere complicato.
Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.