Non ricordo il perchè della lite scoppiata quel giorno
tra me e mio fratello Giulio,
ricordo bensì che fu una lite grave e violenta,
con relativi pianti, proteste e.... insolenze da ambo le parti.
Sicchè il rancore non poteva sbollire
se non sfogandosi lentamente in un broncio prolungato.
Di fatto avvenne che, per molti giorni,
io e Giulio non ci si guardò mai in faccia; non più compiti insieme,
non più letture in comune, nè giochi, nè passeggiate
soltanto per una specie di tacito accordo,
non si voleva far capire nulla alla mamma,
e con pretesti d'ogni specie si cercava di giustificare lo studio
che ponevamo nello star lontani l'uno dall'altro.
Quando Giulio leggeva, io mi mettevo ad agucciare con insolita alacrità,
come se la salvezza dell'anima mia, dipendesse da quel lavoro;
se invece mi mettevo a qualche giochetto di pazienza
od a spiegare rebus e sciarade,
Giulio ripassava le sue lezioni con una specie di frenesia.
Ignoro se mamma si accorgesse di nulla.
Certo con noi non proferì parola, ma io più di una volta
sorpresi i suoi sguardi fissi su noi con dolorosa espressione.
A dir vero la cosa, cominciava a seccarmi.
Mi pareva un'ipocrisia uggiosa, senza contare che nè giochi, nè studii,
avevano per me alcuna attrattiva. Non so come Giulio la pensasse,
certo anch' egli si faceva ogni dì più triste e svogliato.
E tuttavia nessuno di noi cedeva. Arrossisco nel dirlo:
io non volevo cedere per non avvilirmi, non volevo, per prima, far delle scuse.
Sciocca creatura ch'io ero!
Come se le poche e vere gioie della vita non siano quelle
procurateci dal perdono e dalla pace!
Ma che volete in certi momenti pare proprio che il lume della ragione si offuschi:
e soltanto quando la calma ritorna nel nostro spirito,
ci si accorge del male che facciamo agli altri e a noi stessi,
con dar retta a sentimenti irosi a idee ridicole di falsa dignità.
Povera dignità! Com'è mal conosciuta!
Contesto è sciocco orgoglio: è villania, cattiveria, non dignità.
Basta; oramai è inutile che mi rammarichi.
Se tornassi indietro, farei ben diverso.
Ma è un se pur esso inutile come in molti altri casi.
Ahimè! sapete invece che cosa riuscì utile allora?
Un avvenimento doloroso.
S'era a pranzo tutti e tre: mamma, Giulio ed io.
Ho dimenticato di dirvi che purtroppo,
di noi tre soltanto era composta la, nostra famiglia.
Il povero babbo ci aveva lasciati da un pezzo,
e una così grande sciagura doveva senza dubbio accrescere il dolore,
che in certi momenti io leggevo negli occhi della mia cara mamma
per la scissura tra me e mio fratello.
Alla frutta, la cameriera entrò portando la posta, che di solito giungeva a quell'ora.
Tra le lettere ce n'era una listala di nero.
- Ahimè! qualche disgrazia! - sospirò mamma aprendola con trepidazione.
Vi gettò gli occhi, e tosto esclamò con voce angosciata :
- Ah povera Tilde! povera Tilde! - Che c' è ? Che c'è mamma ? -
domandammo io e Giulio ad una voce.
La, mamma ci passò il foglio , senza poter parlare.
Era l'annuncio funebre di un giovinetto nostro amico,
morto quasi improvvisamente, a soli quattordici anni, l'età di Giulio,
lasciando nella desolazione i genitori e l'unica sua sorella, coetanea ed amica mia.
Rimanemmo tutti e tre come sbalorditi, atterriti.
In me all' angoscia s' aggiungeva un rimorso acutissimo.
- Dio mio! se anche Giulio... - pensai.
I nostri sguardi s' incontrarono,
e capii che anche i nostri pensieri dovevano essersi incontrati.
Ci gettammo nelle braccia un dell'altra, e per un pezzo piangemmo insieme.
PREGHIERA PER LA PACE
Dio dei nostri Padri,
grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita,
Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre
e abbatti l'orgoglio dei violenti.
Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù
ad annunziare la pace
ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini
di ogni razza e di ogni stirpe
in una sola famiglia.
Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l'umanità:
mai più la guerra,
avventura senza ritorno,
mai più la guerra,
spirale di lutti e di violenza,
minaccia per le tue creature
in cielo, in terra e in mare.
In comunione con Maria, la Madre di Gesù,
ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili
delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione
e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito
soluzioni nuove,
gesti generosi e onorevoli,
spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze
della guerra.
Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.
Amen. Giovanni Paolo II