- Quanto sono infelice !-
esclamò un giorno una magra gallinella,
guardando invidiosamente un cappone ben nutrito d'un vicino pollaio.
- La mia padrona, - continuò,
- una povera vecchietta che tira a stento la vita
non mi dà da mangiare che poche briciole di pane,
e per saziare appena la fame che mi tormenta, debbo raspare tutto il dì
nelle immondezze della stalla, buscandomi magari un calcio dal somaro!
Sono ridotta proprio pelle e ossa! E' dire, che vi sono dei miei simili, -
e dava un altro sguardo d'invidia al cappone,
- che non mangiano altro che granturco, sprezzando perfino la crusca
che io mi stimerei felice d'ottenere per un solo giorno!
Qanto sono infelice!-
La gallina, seguitando a lamentarsi, non si accorse che un uomo
era entrato nel pollaio vicino e ne aveva tolto il cappone.
Solo il domani notò la sua scomparsa,
e per curiosità domandò sue nuove ad una stia amica.
Questa con voce piagnolosa esclamò: - Come! non sapete niente ?
Brevemente raccontò che il cappone
era stato ucciso barbaramente e cotto allo spiedo,
per servire di cibo agli uomini che festeggiavano in quel giorno il Natale.
Perciò appunto l'avevano trattato così bene, l'avevano fatto ingrassare.
La gallina allora si convinse che non si deve invidiare nessuno
e bisogna sempre contentarsi del proprio stato.
SEI VENUTO TRA NOI
Figlio di Dio, nel tuo amore sei venuto tra noi
a fare tutte le cose nuove.
Perchè io parli del tuo amore a chi mi ascolta
donami il tuo amore.
Dio Altissimo Tu sei disceso dal cielo
per abitare con noi peccatori.
Perchè io racconti la bellezza del Tuo amore
donami di salire dove Tu abiti.
Nel Tuo amore per noi Tu hai accettato con pazienza
di essere inchiodato sulla croce.
Perchè io parli della Tua bontà
fa' scorrere nelle mie vene sangue Tuo che dona la vita.
Nel Tuo amore bruciante permetti che la mia bocca
annunci con forza la Tua buona notizia.
Donami di cantare a piena voce la Tua gloria
tra le genti di questa terra. Giacomo di Sarug