Dritti e solenni i monaci del coro,
sì come i ceri dell'altar maggiore,
tra nuvoli d'incenso, fiori ed oro,
cantano il canto dell'umile amore.
Stanno cantando a Lei che al par di stella
splende nella sua nicchia come in Cielo,
nel marmo bianco: e ogni dì più bella
la miran come fiore sullo stelo.
Le siede in braccio il suo divin Figliuolo,
fragile e onnipotente, come in trono
- tra tutti il più stupendo unico e solo -
pronta per farne, a chi lo voglia, dono.
Dei monaci sul labbro va possente
il magnifico canto di Maria
sotto gli archi del tempio : e dolcemente
ascoltando, la Madre del Figlio, pia,
in uno sguardo che raccoglie il cuore,
dice con voce che le trema: " Senti ?...".
Scoppia l'organo intanto in gran fervore:
" Beata ti diran tutte le genti..."
E dalla nicchia aurata la Signore
bellissima discende e reca il Figlio,
il Creator de' mondi ch' Ella adora,
Ostensorio di Dio bianco e vermiglio.
E procedendo lenta tutt' intorno,
all'abate e dai monaci lo mostra,
come sole che splende a mezzogiorno,
mentre ciascuno trepido si prostra.
Ride Gesù fra le materne braccia...
Poi Ella torna immota sull'altare...
Cercano e baciano gli angeli la traccia,
e i monci riprendono a cantare.
" L'anima mia magnifica il Signore,
che nel mio cuore operò mirande cose:
vergin mi fece e madre di dolore,
mi ricoprì di gigli e poi di rose !".