LA CINCIA BIGIA

 

UN SIMPATICO POETA NELL'IN-CANTO DEL BOSCO

Sono nato in un paese di montagna che si chiama Bagolino e che vive e dorme attorniato da boschi di pini, larici, abeti; faggi e betulle. In particolari tempi dell'anno il bosco si anima del canto di vari tipi di uccellini che potremmo dividere grosso modo in tre categorie: gli stanziali, che vivono le loro giornate in un loro spazio abbastanza circoscritto , anche se con costumi e usi diversi secondo i periodi dell'anno. Ci sono poi quelli che vengono chiamati "di passo" perchè arrivano nel periodo delle migrazioni, riempiono il bosco di canti nuovi, e poi ripartono. C'è anche un'altra categoria intermedia composta da quelli che, se si trovano bene nei nostri boschi, si fermano qualche giorno o qualche anno e poi si lasciano riprendere dal fremito della migrazione annuale e in occasione di quell'atavico flusso, si rimettono in movimento nel loro lento o rapido peregrinare per il mondo. Dei primi, ne ho parlato particolarmente in una mia poesia  definendoli per i loro versi:

I POETI DEL BOSCO

parla il bosco

poeti del bosco
per lui parlano gli uccelli

un verso
per ogni ora del giorno

e un poema...
per ogni stagione

esplodono a primavera
come gemme sui rami rigonfie

all'ombra dei cespugli
ciangottano d'estate

zigzagando
tra fiocchi di neve
squittiscono
nell'inverno... della vita

Il lettore mi potrebbe chiedere perchè li chiamo poeti e io potrei rispondere:- perchè anche loro fanno versi-. Ma forse la vera risposta è più profonda e mi viene suggerita da un'altra mia poesia, nata da un sogno, nella quale essi, gli uccellini, mi appaiono per rappresentare poeti che attendono da altri, e dall'universo che ci attornia, nutrimento, sollecitazioni e impulsi.

UCCELLINI NUTRITI DAL VENTO

sogno piccoli
uccellini
da nido

disposti qua e là
s'una brulla pianta
come grosse
gemme di primavera

pigolanti
attendono
a becco spalancato
larve invisibili
portate
dal vento

E' interessante il fatto che, da studi fatti sugli uccelli è risultato che anche in una stessa specie, oltre ad una lingua principale, ci son delle differenze, dei dialetti propri, elementi e variazioni del canto che viene arricchito e che arricchisce proprio perchè proveniente da altri mondi e da altri climi.

Ma torniamo alla cincia bigia. Nella mia infanzia, verso i sette anni, ricordo di aver ricevuto in dono una gabbietta con uno di questi simpatici uccellini, piccolissimi, vivacissimi, sempre alla ricerca di piccoli insetti e di minuscoli semini. Li si può incontrare isolati o a piccoli e grandi gruppi che passano nei boschi portati dall'istinto migratorio come da un vento che non da tregua.
Mi ero innamorato di questa minuscolissima "ciuina", come viene chiamata nel dialetto di Bagolino, detto "bagosso", la nutrivo di piccole cavallette che prendevo nei prati e di frammenti di noci che lei veniva a prendere dalle mie mani quando aprivo l'usciolino della gabbietta e la lasciavo libera di volare per la stanza.
Ma un giorno morì e il fatto viene ricordato da una mia poesia che nacque, molti, ma molti anni dopo.

"QUI GIACE LA MIA CIUINA"

nella gabbietta
stava
la mia cincia

lei cinguettava
io rispondevo

un giorno morì

in una piccola fossa
la sotterrai
e su una pietra scrissi
"qui giace la mia ciuina"
24 Settembre 1933
Bagolino

In quel tempo, nella mia anima di fanciullo nacque un'idea che subito realizzai. Presi la sua gabbietta e fornitala di cibo mi avviai alla ricerca di un'altra cincia che perpetuasse la prima.Con la seconda parte della poesia viene scolpito quel fatto realmente accaduto:

con la gabbietta
andai nel bosco

una cincia entrò
le mie noci erano buone

nella gabbietta
stava la mia cincia

io cinguettavo
lei rispondeva

Per altri lunghi mesi, forse anni ebbi nuovamente la sua compagnia e si ripetè anche il gioco delle noci. Non ricordo la morte di quest'ultima, ma sempre, quando nel bosco sentivo il loro canto , a lungo ci parlavamo, loro con i loro versi, e io, ripetendo il loro cinguettio che avevo imparato quasi alla perfezione.
Ricordo che una volta, in un paesino del milanese, mentre ero in visita ad una coppia di amici, e dopo aver suonato il campanello ero in attesa di risposta, una cincia si posò su un pino che si trovava nel giardino, lanciando il suo classico ciuì-ciuì. Naturalmente io subito risposi, lei scese sul pilastrino del cancello, mi guardò stupita e ci scambiammo qualche verso. Non so se fosse una lontana discendente di una delle mie ciuine o se tra le cince sia possibile la reincarnazione.
Fu un episodio molto bello. Alcuni anni fa sgombrando il solaio di casa riscoprii :

LA GABBIA DELLA MIA CINCIA

nel buio della soffitta curiosando
ho ritrovato la gabbia della mia "ciuina"

la cincia bigia dei miei anni teneri
quando
mi bastava addentrarmi nel bosco
a far versi agli uccelli
perchè essi cantando entrassero
sommessamente a conversare con me sino alla fine dei loro brevi giorni

ora con altri versi rispondo a versi di poeti e nella gabbia -ancor dorata- della vita
attendo di affidare al vento
l'inesorabile ultimo canto

Da allora questa gabbietta se ne sta appesa a una parete del mio piccolo "buen retiro" di Bagolino e mi fa sognare i miei "teneri anni". Quest'anno, avendo saputo che un mio conoscente aveva in una gabbietta una cincia, sono andato subito a farle visita. Nella sua lingua ci siamo parlati e mi sono nuovamente sentito tra i poeti del bosco come a casa mia.

"Nella gabbietta stava la mia cincia
io cinguettavo... lei rispondeva"

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