Si nasce pittori  o si diventa?

La sensibilità è indubbiamente un dono, ma coltivandola accresce.

La capacità di esprimersi trova fondamento  nei doni naturali e nella tecnica, che si apprende per vie diverse e non sempre con l’aiuto degli altri.

L’artista percepisce, ammira, contempla la bellezza e trasmette le emozioni con linguaggio comune o proprio, spontaneo o elaborato.

Permane nel reale o ti introduce nell’astratto.

Giovanni Savian, nato a Portogruaro il 14/09/1949, per necessità, dopo le elementari, si avvia al lavoro, sviluppando le doti naturali a una dura esperienza, scuola concreta, non ufficialmente riconosciuta.

E’ affascinato dalle bellezze e armonie del cosmo.

Si avvia al disegno e alla pittura per istinto e un bisogno interiore di comunicare agli altri le proprie emozioni e necessità di dialogo.

Visita e si sofferma in pinacoteche e gallerie. Medita, interroga e si confronta. Procede senza metodo e a intervalli. Si costruisce da se.

Espone in personali e collettive in Italia e in Germania.

Viene ammirato ed apprezzato. E raggiunta l’età della pensione, finalmente frequenta corsi privati, gestiti da esperti come Mario Pauletto, Mons. Giuseppe Pellarin, prof. Pietro Insegna, Renzo Codognotto, Pierantonio Chiaradia, Stefano Ius, prof. Katia Gori e Ugo Ionizzo e la sua vocazione si concretizza ben definita.

Come accostarsi alle sue opere?

La sua è Pittura con la P maiuscola, limpida e trasparente.

Non retaggio o imitazione e neppure arte POP.

Le sue raffigurazioni, reali, vibrano di luce e di colori caldi ed equilibrati.

Conosce la prospettiva geometrica e aerea e l’anatomia.

Possiede le teorie dei riflessi, delle ombre proprie e portate.

Si esprime bene nei paesaggi, nelle nature morte, nei ritratti.

Soffermati, contempla e ascolta.

 

Mons. Giuseppe Pellarin

 

 

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