IL CINEMA DI ANDY WARHOL


L'uso della cinepresa e la produzione di film rientrano nell’interesse costante dimostrato da Warhol per i media e quale estensione del mezzo fotografico. Dal 1963 fino all’anno della sua morte, nel 1987, Warhol, prima da solo, poi con la collaborazione sempre più determinante di Paul Morrissey, realizza un centinaio di film, in maggioranza di breve e di media lunghezza, da cui si distaccano alcuni di una durata del tutto eccezionale, fino a superare le otto ore. Dapprima i suoi film si presentano esasperatamente statici, girati in bianco e nero e senza sonoro; in seguito comincia a includere il suono e il colore e a interessarsi al movimento della cinepresa. Con questa produzione riesce a imprimere un grande vigore al fenomeno del cinema underground di New York. Tenta anche una collaborazione con una grande casa cinematografica, di Hollywood, ma le sue proposte vengono respinte per «motivi d’ordine morale». Tutto il cinema di Warhol rimane strettamente legato alla vita della Factory, il suo studio professionale di artista. Rappresenta una sorta di specchio e di autocelebrazione di un ambiente e di uno stile di vita. Il mondo che frequenta la Factory fornisce non soltanto il soggetto di quasi tutti i suoi film ma anche i principali interpreti non professionisti. Il cinema acquista tanta importanza nell’attività di Warhol da spingerlo nel 1965 ad annunciare pubblicamente la sua intenzione di “ritirarsi” dalla pittura per dedicarsi interamente alla produzione cinematografica. Tornerà di nuovo definitivamente alla pittura solo nel 1972, col crescente interesse dimostrato per il ritratto eseguito su commissione. “Ho girato i miei primi film facendo fare a un attore sullo schermo la stessa cosa per parecchie ore di seguito: mangiare, dormire, fumare; e l’ho fatto perché la gente di solito va al cinema solo per vedere il divo e per divorarlo”, è stata la dichiarazione dell’artista. Dunque viene abolita ogni forma di narrazione e il tempo filmico coincide col tempo reale. Sleep e Eat, i suoi primi film del 1963, riprendono gesti e situazioni elementari, come dormire per la durata di otto ore e mangiare. In Empire, del 1964, la macchina da presa tenuta sempre immobile inquadra la sommità del celebre grattacielo di New York, dall’alba fino alle luci artificiali della notte. The Chelsea girls, girato nel 1966 sui clienti vissuti nel famoso albergo di New York, è il primo film di Warhol a essere largamente distribuito. Due bobine vengono proiettate simultaneamente sullo schermo, l’una accanto all’altra, ciascuna con differenti personaggi e situazioni e con un diverso volume di suono. L’effetto, costantemente stridente, tocca punte di comicità involontaria. Il tema fondamentale del cinema di Warhol resta il sesso, soprattutto omosessuale — come in Blue movie del 1969 — presentato sempre in modo oggettivo, spoglio di qualsiasi amplificazione sentimentale.