Il Movimento del 77
Cronologia


SABATO 5 FEBBRAIO
Dopo tre giorni di passerella dei rappresentanti dei "movimenti giovanili" e di illustri esperti che hanno particolarmente
insistito sulla necessità di rieducare i giovani ai valori del lavoro manuale, si conclude a Roma la conferenza sulla disoccupazione giovanile. Nel generale vuoto di proposte, Andreotti ha aperto uno spiraglio di speranza: «Secondo i calcoli sull’andamento della natalità in Germania, fra sette, Otto anni, ci sarà forte carenza di mano d'opera in quel paese».
Filtri plurimi di polizia e carabinieri fermano e perquisiscono chiunque si avvicini all’università. A una delegazione che va a trattare con i responsabili dell’ufficio politico della Questura la risposta è estremamente dura: «non permetteremo nessuna manifestazione». Al ritorno della delegazione comincia l’assemblea a piazzale della Minerva. Le posizioni che si confrontano sono due. La prima è dei comitati di occupazione che vuole rinunciare a uno scontro diretto e frontale contro l’apparato dello Stato in funzione di un allargamento dell’area del movimento. Si propone quindi l’occupazione dell’intera Città studi e lo spostamento della manifestazione a mercoledì 9. Nel frattempo il movimento avrà modo di approfondire i contenuti della lotta, elaborare piattaforme precise, chiedere l’appoggio di settori democratici e garantisti sulla possibilità di manifestare per tutti. Viene fatta la proposta di quattro commissioni stabili di tutto il movimento, oltre alle commissioni specifiche presenti in ciascuna facoltà (contrinformazione, studenti medi, fabbriche e quartieri, e riforma dell’università); a queste si aggiungeranno in seguito quelle sull’«emarginazione», sul «lavoro nero» e sull’«alienazione». L’altra posizione è quella dei Comitati autonomi operai che propongono di mantenere la manifestazione e di partire ugualmente nonostante il divieto. In questo modo si dimostrerebbe che il movimento non si lascia intrappolare e che sa crescere anche accettando livelli di scontro imposti dall’avversario. Le proposte vengono messe ai voti. Passa a larga maggioranza quella dei Comitati di occupazione e l’assemblea si scioglie convocando immediatamente le commissioni e una manifestazione-festa per l’indomani all’università. Ed ecco il volantino approvato:
«I giornali, la Tv, la radio, hanno detto che in questi giorni l’università è occupata da un gruppo di provocatori. In realtà l’università è stata occupata da migliaia di studenti organizzati dai collettivi studenteschi e dai lavoratori dell’università in risposta alle spedizioni squadristiche dei fascisti del Msi che martedì mattina hanno ferito due compagni senza che la polizia muovesse un dito... Sabato il questore ha vietato lo svolgimento di una manifestazione pacifica e di massa che avevamo indetto, stringendo l’università in un vero e proprio assedio militare, con decine di camion e centinaia di uomini armati. Non siamo caduti nella trappola della provocazione poliziesca; abbiamo trasformato il corteo in occupazione di tutta l’università ribadendo il nostro diritto a scendere in piazza nei primi giorni della settimana prossima. Contro il progetto di riforma Malfatti-Andreotti che, instaurando di fatto il numero chiuso, respinge il diritto allo studio e alla scolarità di massa, aggrava la disoccupazione delle masse giovanili e attacca i livelli occupazionali dei lavoratori dell’università. Contro il governo Andreotti che, sostenuto dall’astensione della sinistra, attacca pesantemente i lavoratori (blocco della scala mobile, licenziamenti, ristrutturazione) lasciando inalterati i profitti padronali... Contro il tentativo del governo e anche dei partiti e della stampa di sinistra di far passare ogni lotta contro il governo delle astensioni come lotta corporativa e provocatoria... Partecipiamo tutti alle mobilitazioni di questi giorni, facciamo delle università un centro di discussione e di lotta...».
Comitato di occupazione dell’università

DOMENICA 6 FEBBRAIO
Sull’espresso 710 della linea Napoli-Milano la polizia, messa sull’avviso da un’informatrice, trova una bomba e la disinnesca. Le indagini vengono rapidamente, insabbiate appena comincia ad emergere uno strano intreccio tra i servizi di sicurezza, gli informatori e gli esecutori. A Desio in un conflitto a fuoco durante un blocco stradale restano uccisi due agenti della stradale ed un pregiudicato.
Roma. L’università diventa un punto d’incontro per tutto il proletariato giovanile. La festa che si protrae per tutta la giornata di domenica segna una svolta nell’occupazione: il grande spazio dell’università «liberata» si riempie di studenti medi, di giovani dei quartieri, di donne. I comitati d’occupazione non hanno organizzato nulla e la festa si costruisce spontaneamente: c’è chi fa teatro di strada, chi suona, chi balla, chi gioca per i viali. «La rivoluzione è una cosa seria, ma si fa con allegria», questa è una delle mille scritte che fioriscono dappertutto. Fanno la loro prima comparsa gli indiani metropolitani. Si calcola che siano presenti 10.000 persone. Alle 19 spontaneamente si riunisce l’assemblea di lettere, non si deve decidere nessuna scadenza e per questo il dibattito spazia su tutti i problemi che il movimento ha di fronte: dallo scontro con il Pci all’autocoscienza. E’ sempre in questa assemblea che Unità democratica, la proiezione del Pci tra gli studenti, si dichiara «disposta a discutere». Si chiede loro di autocriticarsi rispetto alle posizioni espresse dalla sezione universitaria del Pci nei giorni precedenti. Nella mattinata, convocata già da tempo, si svolge l’assemblea nazionale dei precari, promossa dai napoletani, in cui si attua uno scambio di informazioni sulle rispettive università e si decide di costruire un Coordinamento nazionale stabile.