Il Movimento del 77
Cronologia

GIOVEDI’ 10 FEBBRAIO
Parte da piazza Esedra la manifestazione per la riforma della scuola (ma contro quella di Malfatti) organizzata da Fgci, Fgr, Febbraio ‘74, Gioventù Aclista, Comitati unitari degli studenti medi, Pdup e Ao. Arriva fino al Ministero della pubblica istruzione dove viene conclusa da un comizio di due studenti medi e da Bruno Trentin. La consistenza numerica della manifestazione è più o meno pari a quella del movimento del giorno prima: 30.000 persone, ma la sua disposizione è completamente diversa. La presenza delle organizzazioni politiche schiaccia la combattività delle strutture di lotta delle scuole. Ma nonostante ciò, i contenuti del movimento sono presenti e finiscono per caratterizzare interi spezzoni di corteo: migliaia di giovani delle scuole medie sono andati anche a questa manifestazione e ne nasce uno scontro polemico di slogan. All’università affluiscono gli studenti medi che non sono andati alla manifestazione delle organizzazioni tradizionali. L’Autonomia prepara una testa di corteo verso viale Piero Gobetti, mentre una parte di Lotta continua ne prepara un’altra; con i megafoni si annuncia invece che sta per cominciare a Lettere un’assemblea. Il corteo dell’Autonomia si avvia con l’intenzione di raggiungere la manifestazione delle forze istituzionali, aprire un momento di scontro politico e fare da polo di attrazione. Sono non più di 1000. Lotta continua, invece, dopo essersi contata, desiste e rientra nell’assemblea. A Lettere l’assemblea inizia con un intervento del Comitato di occupazione che tira un bilancio della manifestazione del 9 e stigmatizza il frazionismo di alcune forze politiche che hanno spaccato il fronte di lotta dirigendosi verso la manifestazione istituzionale che si stava svolgendo e conclude: «Non ci interessa ogni volta confrontarci numericamente con i nostri avversari, noi vogliamo che questo movimento cresca e ha tutti gli strumenti autonomi per farlo. Oggi preferiamo organizzarci meglio e discutere, non ci piace fare politica a rimorchio delle scadenze che vorrebbero imporci dall’esterno. Il confronto con il Pci e le altre forze neoistituzionali c’è stato ieri quando abbiamo portato in piazza 30.000 compagni...». Nel pomeriggio festa all’università, ancora più grande delle precedenti. Nei viali ci sono rappresentazioni teatrali e momenti di creatività collettiva in cui vengono dipinti murales ovunque. Nel tardo pomeriggio, nell’aula I di Lettere si svolge un dibattito sull’informazione che si trasforma spontaneamente in processo a tre giornalisti, Lucia Visca di "Paese Sera", Giulio Benedetti de "Il Corriere della Sera" e Duccio Trombadori de "L’Unità". I tre giornalisti rispondono alle domande e agli interventi: i pochi accenni di intolleranza sono respinti e immediatamente emarginati dalla grande maggioranza. Particolarmente bersagliato Duccio Trombadori, autore degli articoli sull’università pubblicati dal quotidiano del Pci, «condannato» ed espulso dalla assemblea per le sue affermazioni «deliranti». Nel frattempo un gruppo di anarchici si dedica alla «scristianizzazione» della cappella dell’università, sede abituale di Comunione e liberazione. Quest’azione viene criticata dall’assemblea.
Bologna. Primo grande corteo del movimento. Mentre quasi tutte le facoltà sono occupate, un’assemblea al cinema Odeon decide di fare una manifestazione nel pomeriggio. Il Pci non aderisce. Il corteo che poi occupa le vie del centro è enorme per Bologna. Migliaia di giovani (8.000) sfilano per la città gridando slogans contro Andreotti, contro Malfatti, ma anche contro il Pci che si è opposto alla manifestazione. Nei giorni successivi il Pci parlerà di provocatori, minimizzando l’importanza della manifestazione, mettendo invece in risalto la rottura di due vetrine e il tentativo del corteo di passare sotto alla sua federazione. Si approfondisce così il fossato tra il Pci e il movimento, che in assemblea condannerà a grande maggioranza gli articoli dell’»Unità».
Facoltà occupate a Messina, con l’appoggio della Cgil scuola, e a Pescara, dove l’agitazione è sostenuta dallo schieramento Pci, Psi, Pdup.

Note: Da quel dibattito emerge nel movimento una divisione sul problema dell’informazione che caratterizzerà la storia successiva e che disgregherà la Commissione contrinformazione. La prima posizione è quella caratteristica degli inizi del movimento, la seconda è quella dell’Autonomia operaia o, meglio, di due settori dell’Autonomia che fanno riferimento da un lato al Collettivo di Fisica e dall’altro ai Comitati autonomi operai. La prima posizione sostiene la diffusione del movimento anche tra i giornalisti democratici da mettere in contraddizione con l’orientamento dei propri giornali. La seconda richiede invece l’identificazione della stampa con un «nemico senza contraddizione» e intende porre la seguente alternativa ai singoli giornalisti: essere il megafono del movimento, oppure essere espulsi. Ciò determinerà all’esterno un punto a favore dell’avversario che utilizza questa presunta «antidemocraticità» come anticorpo nei confronti della simpatia di massa verso il movimento. Così, quando il giornalista de "L’Unità", Duccio Trombadori viene «espulso» dall’università, inizia una campagna da parte di quasi tutti gli organi di informazione contro il movimento, campagna che si avvale dell’ingigantimento di iniziative certamente avventurose, ma non rappresentative della posizione maggioritaria, nei confronti della stampa.