Il Movimento del 77
Cronologia

DOMENICA 6 MARZO
Roma: il Rettore Ruberti e il Senato accademico, riunito in serata, decidono di chiudere l’Università fino all’ 11 marzo, perché “sussiste una situazione di pericolo per le persone e per le cose”. In realtà l’Università riaprirà soltanto il 16, con un presidio di polizia all’interno.
Un comunicato degli indiani metropolitani rivendica il carattere di massa della risposta dei dimostranti e ironizza sulla versione de "L'Unità" che attribuisce tutto a «bande di squadristi aderenti ai cosiddetti collettivi autonomi»:
«[...] Noi in effetti eravamo scesi in piazza credendo erroneamente di svolgere una manifestazione unitaria contro la sentenza Panzieri, ma in difesa delle istituzioni giuridiche. Non essendo abituati al libero arbitrio e mancando di una sana e salda guida, non abbiamo compreso che il lancio dei candelotti e le raffiche di mitra della polizia ci comunicavano che la manifestazione era illegale e abbiamo così seguito 50 autonomi con la seguente tecnica: 200 di noi dietro ognuno di loro. Riconoscibili dai gonfiamenti a forma di pistola che avevano nella giacca, costoro ci hanno guidato a Campo de’ Fiori dove siamo stati raggiunti da cittadini che avevano risposto a un appello dell’emittente sovversiva "Radio Città futura" scendendo in piazza contro la loro volontà: in questa manipolazione della coscienza degli ascoltatori ravvisiamo il reato di concorso morale. Questi 50 squadristi ci hanno poi convinti a tirare delle bottiglie contro le autoblindo che con nostro stupore si incendiavano. Mentre la più parte di noi ancora in stato confusionale e vittima delle sottili arti di persuasione occulta di questi criminali si trascinava al loro seguito, costoro iniziavano a distribuire fucili automatici spacciandoli per innocenti fiaccole [...] Firmato: I Raggirati del movimento».
Gustavo Selva, direttore del Gr2, fa finta di non capire o effettivamente non capisce e nel corso di un notiziario, ne propone una geniale interpretazione:
«[...] Si segnala un comunicato dei cosiddetti “indiani metropolitani” che addossa ad alcuni esponenti del movimento “autonomo” la principale responsabilità degli incidenti. “Essi — dice il comunicato — ci hanno convinto a tirare bottiglie contro le autoblindo della polizia e ci distribuivano fucili automatici spacciandoli per fiaccole...”».