Il Movimento del 77
Cronologia


SABATO 5 MARZO
Roma: In mattinata gli studenti medi di Roma nord scendono in piazza contro la condanna di Panzieri con una manifestazione che arriva fin nei pressi del Palazzo di giustizia. La polizia attua blocchi e filtri perquisendo chi vuole entrare all’università. Nonostante ciò, almeno 15.000 compagni incominciano alle 16,30 a organizzare un corteo nei viali dell’Ateneo. Una lunga contrattazione con la polizia si svolge davanti a decine di giornalisti. Un vicequestore conduce le trattative mentre la testa del corteo formata dal Comitato di Lettere si dispone all’esterno dei cancelli. La prima dichiarazione della Questura dice che il corteo non può passare sotto le carceri. Si accetta di cambiare percorso. Ancora un quarto d’ora e, probabilmente dal Ministero, arriva il divieto definitivo contraddicendo la stessa prima affermazione della Questura. Si decide di insistere. Questa volta la risposta è sprezzante: «la manifestazione è vietata, dovete sciogliervi immediatamente». Sui lati di piazzale delle Scienze reparti di carabinieri si muovono e fermano una decina di studenti che si avvicinavano ai cancelli. Vengono manganellati. La testa del corteo, mentre incomincia il lancio di lacrimogeni, rientra dietro i cancelli che vengono sbarrati. Un rapido dietro front, la coda diventa testa. Mentre le prime file stanno fronteggiando la polizia, circa diecimila persone escono da un altro ingresso e, aggirando l’accerchiamento della polizia, raggiungono compatte piazza Argentina, passando attraverso il quartiere popolare di S. Lorenzo. La mossa coglie totalmente di sorpresa la polizia, anche perché il corteo si divide subito in due tronconi molto distanziati tra di loro e viene difeso sui lati da improvvisate barricate di autobus e macchine che bloccano il traffico e impediscono la manovra alla polizia. Il percorso richiesto dal movimento viene più o meno rispettato. Anche quelli che hanno impegnato la polizia all’università riescono a spezzare l’accerchiamento e ad arrivare in centro. A piazza Argentina la polizia raggiunge il corteo e carica di nuovo. Si formano poi fino a tardi delle sacche di resistenza intorno a Campo de’ Fiori. In serata la piazza di Campo de’ fiori viene assediata dalla polizia, che fa uso di armi da fuoco e lancia lacrimogeni eseguendo un lungo rastrellamento. In via Arenula avviene una breve sparatoria tra poliziotti e militanti di sinistra. La polizia compie sette arresti (3, accusati di aver lanciato bottiglie molotov contro la polizia, sono imputati anche di tentato omicidio, accusa destinata a cadere dopo pochi giorni). Un agente e un commissario di polizia restano leggermente feriti da colpi di pistola. Anche se un agente e un commissario rimangono leggermente feriti da colpi di pistola, complessivamente il corteo risponde con grande responsabilità agli attacchi della polizia: migliaia di persone partecipano in prima persona agli scontri senza «delegare» a nessun commando armato l’autodifesa della manifestazione.
Torino: dopo un periodo di rissa con il Pci, il movimento riprende slancio: diecimila persone manifestano contro la sentenza Panzieri.
Milano: mentre si svolge un corteo contro la sentenza Panzieri, vengono attaccate tre scuole private frequentate da fascisti. Al collegio San Carlo sassi e molotov vengono lanciati contro un convegno della DC contro l’aborto.
Altre manifestazioni per Panzierì sono convocate a Bologna per il 7 e a Padova per il 9 marzo.