Il
Movimento del 77
Cronologia
VENERDI 11 MARZO
Bologna. Muore Francesco Lorusso. Tutto comincia quando quattro compagni
vengono cacciati fuori da un’assemblea di Comunione e liberazione e malmenati:
una cinquantina di studenti si dirige ad anatomia, dove si svolge l’assemblea,
e quelli di CL si barricano dentro finché non arriva la polizia che li fa uscire
e li scorta fuori dall’università. A questo punto, quando non c’è più motivo
di intervenire, i carabinieri si scagliano contro un gruppo di studenti che
sostano vicino ad anatomia. Le cariche si ripetono tutt’attorno all’università:
i carabinieri sparano e resta a terra, colpito a morte, Pierfrancesco Lorusso,
studente di 25 anni, militante di Lc. Appena si diffonde la notizia migliaia
di compagni si riuniscono all’università finché alle 18, in un clima di grande
tensione, si decide di uscire in corteo. Qualcuno dice che gli operai si stanno
concentrando a piazza Maggiore, ma qui il corteo trova solo un centinaio di
militanti del servizio d’ordine del Pci e prosegue in direzione della prefettura,
difesa dalla polizia con le armi da fuoco. Si ripiega allora sulla sede provinciale
della Dc, ma il corteo viene di nuovo caricato. Intanto, in consiglio comunale,
i democristiani chiedono l’intervento dell’esercito. Gli scontri proseguono
fino a tardi, con particolare asprezza intorno alla stazione, dove è possibile
vedere i fori dei proiettili sparati dalla polizia ad altezza d’uomo. A notte
gli arresti sono 46. La mattina dopo sciopero di tre ore indetto dal sindacato,
con manifestazione a piazza Maggiore. Qui il servizio d’ordine del Pci si schiera
davanti al corteo che arriva dall’università, nel tentativo di non farlo entrare
nella piazza: dopo un lungo fronteggiamento gli studenti riescono a passare,
ma nessuno di loro viene lasciato parlare e, alla fine del comizio, tornano
in corteo all’università. Nella zona dell’università gli scontri con la polizia
si riaccendono nel pomeriggio. Verso sera viene assaltata e saccheggiata un’armeria
e in qualche caso si risponde al fuoco della polizia. Il bilancio è di una cinquantina
di fermi, per la maggior parte tramutati in arresti. Il sindaco comunista Zangheri,
a colloquio con il questore, gli dice: «Siete in guerra, e non si può criticare
chi è in guerra». Offensiva contro le radio libere. Alle 23 una squadra di poliziotti
in giubbotto antiproiettile fa irruzione a mitra spianato nei locali di Radio
Alice, emittente vicina alle posizioni dell’autonomia, e la chiude per ordine
del magistrato Romano Ricciotti. I cinque redattori presenti vengono arrestati.
Domenica 13 i redattori superstiti tentano di riprendere le trasmissioni con
il nuovo nome di Radio 12 marzo, ma subito gli vengono sequestrate le
attrezzature. Ci riprovano facendosi ospitare da Radio Ricerca aperta,
legata al partito radicale, ma anche qui arriva la polizia e arresta dieci persone.
L’accusa è sempre la stessa: «concorso in associazione per delinquere, in relazione
all’attività di radiodiffusione illegale, nella circostanza di grave perturbamento
dell’ordine pubblico».
Nello stesso giorno a Bologna le BR hanno compiuto un’incursione negli uffici
dell’immobiliare Gabetti.
Roma. In seguito ai fatti di Bologna si riuniscono in assemblea, presso
la Casa dello Studente, migliaia di giovani.