Il Movimento del 77
Cronologia

SABATO 12 FEBBRAIO
Roma. La federazione romana del Pci fa sapere che ritiene «una necessità politica e democratica la ripresa delle attività didattiche e scientifiche» nell’università occupata ormai da undici giorni. Si riunisce il Senato Accademico. Nel comunicato finale fra l’altro, esprime «preoccupazione che si finisca col creare un imponente problema di ordine pubblico generale e, quindi, la necessita di rimuovere una violazione continua dei principi dell’ordinamento dello Stato democratico, problema e necessità su cui le autorità accademiche non hanno una competenza diretta, essendo questa propria di altri organi dello Stato...». Il rettore Ruberti, che già si è incontrato con Malfatti ed Andreotti, andrà a parlare con Cossiga il 14 febbraio. «E’ come un invito alla polizia a entrare... », commenta un volantino del movimento e intanto viene risolta la frizione con i lavoratori non-docenti dell’università, grazie alla presenza nei picchetti all’ingresso centrale dell’università di rappresentanti dei lavoratori che garantiscono per uomini e automobili che chiedono di entrare.
Manifestazioni di DP a Milano e a Torino 20.000 in piazza a Milano e 5.000 a Torino contro l’attacco alla scala mobile e la politica antioperaia di Andreotti.

DOMENICA 13 FEBBRAIO
Roma. Ancora una festa all’università. E’ la terza. Nel pomeriggio assemblea generale. Si discute sugli sbocchi dell’occupazione. L’assemblea di Ateneo tenta un primo bilancio della discussione iniziata nelle facoltà su come continuare l’occupazione. La linea di tendenza è di continuarla finché non si ottengono dei risultati concreti: il ritiro del progetto Malfatti, la liberazione dei compagni arrestati, la garanzia di spazi autogestiti nell’università, la sua apertura serale e festiva. Ma soprattutto si parla della lotta contro la disoccupazione e delle iniziative da prendere nei quartieri contro l’emarginazione e sui bisogni materiali (quello di case soprattutto). Tuttavia non si arriva ad una conclusione unitaria. Si fa sentire la mancanza di un organismo di coordinamento: le riunioni dell’intercollettivo, struttura basata sui delegati dei collettivi di facoltà, vengono sistematicamente boicottate dagli autonomi che in questa sede sono drasticamente in minoranza e preferiscono far pesare la loro forza organizzata nelle estenuanti assemblee generali. In questa situazione di impasse alcune facoltà hanno deciso di passare all’occupazione aperta, cioè di consentire una ripresa parziale della didattica, così da ricucire un rapporto con gli studenti meno politicizzati che si sono visti tagliati fuori dal blocco totale.