Il signore dei gatti (1979)


Il signore dei gatti
Ho sognato una finestra
e fuori tanta gente che inseguiva un gatto,
con i baffi d'argento
e i denti d'opale,
cercava me,
non aveva più unghie per graffiare.
"Mi devi aiutare" disse
"questa volta non ce la farò a scappare,
questa volta ho paura,
ho rubato nel piatto
la loro fortuna
e ti giuro non mi son pentito".

Costruirò una casa
di vetro in collina
con le finestre sempre aperte.
Tu sarai il signore dei gatti,
di quelli in pensione, di quelli ladri;
costruirò una casa
di vetro su una stella.

Si rifugiò in un solaio
appena in tempo per non essere raggiunto
raccontò la sua storia,
parlò di un viaggio,
di terre lontane
non aveva più occhi per guardare.

Costruirò una casa
di vetro in collina
con le finestre sempre aperte.
Tu sarai il signore dei gatti,
di quelli in pensione, di quelli ladri,
costruirò una casa
di vetro su una stella.

Greenwood Creek
Vieni a Grenwood Creek
è a pochi chilometri dai tuoi sogni,
c'è tanta gente come te,
ti pagherò il biglietto fino alla frontiera
se non ti piacerà potrai tornare indietro
al primo cammello, al primo bus.
Ogni giorno c'è una festa
quando nasce il sole a Greenwood Creek.
Attraverseremo il fiume
dove la corrente porta via
i fantasmi, l'infanzia, le paure,
è un'acqua incantata
proprio ai margini del bosco,
potrai lavar le mani, gli occhi
e se vorrai anche la mente
e ricomporre la tua storia
di specchi in mille pezzi.
Ne farai un quadro
e finalmente sarà tuo a Greenwood Creek.
E incontrerai tua madre
un giorno d'agosto
con la pancia grossa, incinta di te
scaverai la terra fino alle radici
fino a scoprire le tue due parti.

Vieni a Greenwood Creek
potrai bruciare il tuo diario
i libri, le poesie
non avrai più bisogno, te lo giuro,
dei tuoi personaggi
delle tue facce strane prese in prestito
non ci saranno orologi,
nè altre misure, non ci saranno modelli.
A settembre si raccoglie il polline
dai fiori a Greenwood Creek.
Vedrai i tuoi semi diventare piante
vedrai le mani diventar più belle,
vedrai le mie capre
per la prima volta lavorerai il tuo pane,
per la prima volta non dovrai pagare,
per la prima volta.
A Greenwood Creek si gioca,
a Grenwood Creek c'è il vento
a Greenwood Creek è bello.

Dopoguerra
"Il mio solo amore sei tu,
la mia sola vita sei tu;
nel cielo dipinto di blu,
i miei sogni non ci son più,
è tutto finito oramai
e tu chi sa dove sarai,
amarti è stata una pazzia,
dicevi sarai sempre mia,
lo sai che dentro il mio cuor,
sei sempre il mio unico amor
scordarti io più non potrò
e di dolore forse morirò,
la barca malinconica stasera
ritorna senza il suo marinaio,
sarà forse colpa del destino"
Mia madre cantava una canzone,
ricordo il primo giorno di scuola,
la faccia pulita che avevo,
credevo a tutto

Al Passo del Lupo
Con gli ultimi soldi comprai un cavallo per venire da te,
attraverso le colline viola oltre il gran torrente,
fino alla pianura, fino alla tua pelle
Cavalcai lontani deserti di neve e montagne d'ambra,
con la prima luna vidi il fumo dei camini
in fondo alla valle, in fondo ai tuoi occhi
"Al Passo del Lupo se n'è andata con un indiano,
un tipo strano" disse il vecchio nel saloon
"con te avrebbe vissuto male
Al Passo del Lupo se n'è andata diceva "in questo paese,
tra questa gente io non ci morirò
amo il vento della prateria"
Presi il fucile come uno scemo, presi la strada che porta al fiume
E li avrei uccisi come cani, come chi si ribella,
mi fermai per sbaglio, mi fermai in un whisky
Io che sognavo una vita tranquilla, un negozio di stoffe, una bella famiglia,
rispettato da tutti proprio come un gran signore,
volevo una casa, una scuola per i miei figli
"Al Passo del Lupo se n'è andata con un indiano
un tipo strano" disse il vecchio nel saloon
"con te avrebbe vissuto male
Al Passo del Lupo se n'è andata, diceva" in questo paese,
tra questa gente io non ci morirò
amo il vento della prateria"
"Al Passo del Lupo se n'è andata con un indiano, un pellerossa.....

Laghi di città
Quando con la faccia stravolta ti vengo a cercare,
quando dalla tua finestra si vede anche il mare
disegnato sul muro della casa di fronte,
quando la tua stanza diventa il mio ultimo rifugio
e le mani son farfalle, i sorrisi son amore,
quando ti racconto un viaggio che non ho fatto mai
per vedere i tuoi occhi accendersi di sogni,
quando per strada la pioggia inventa i suoi laghi
e i pensieri affogano prima di toccar la riva
E son laghi di città le nostre pozzanghere senza pesci,
ci puoi pescare un giorno tra i riflessi delle case, in mezzo alle foglie,
sono specchi senza età con le immagini distorte, piene di cartacce,
sono laghi di città e la più bella cosa è camminarci dentro
Quando ti nascondi per gioco e il tuo gioco è paura,
quando dentro un portone ti trovo nel buio
con le mani nei capelli come nei tuoi sogni di scale,
quando la mia voglia di te si trasforma in uno sguardo
col respiro tagliato e le intenzioni nella gola,
quando le parole son suoni che riempiono il cervello
e non ti accorgi di niente, neanche che piove,
quando le luci della sera galleggiano sull'acqua,
non riesco a convincerti che non sono stelle che è tutto falso
E son laghi di città le nostre pozzanghere senza pesci,
ci puoi pescare un giorno tra i riflessi delle case, in mezzo alle foglie,
sono specchi senza età con le immagini distorte piene di cartacce,
sono laghi di città e la più bella cosa è camminarci dentro

Il poeta
Moriva ogni sera in un quarto di pollo di rosticceria ormai da dieci anni
ed ogni mattina al cantare del gallo, al suonar della sveglia - diceva - "Questa volta non m'alzo"
ripeteva agli amici: "Quando, quando sarò grande io farò" - diceva - "il poeta"
Poi forse per sbaglio o per cattiveria qualcuno gli disse: "Non ricordi hai quarant'anni,
gli occhi e le perle ingialliscono e i sogni diventano sempre più opachi"
e lui sorrideva come, come chi è sicuro "Io farò" - diceva - "il poeta".
"Ha risposto al mio annuncio sul giornale, di lei ho una foto e un ricciolo biondo,
è la mia donna, è la mia donna.
Ha un diploma e gli occhi di giada, la mia età e la voglia ancora d'amare,
è la mia donna, è la mia donna, la sposerò in gennaio".
Dormiva da sempre in un letto in pensione e gli occhi alla finestra si fermavano giù in cortile,
aveva disegnato sul muro una collina verde, ma gli avevano detto: "Ripagherà tutto".
Le illusioni son vere a volte si toccano con le mani e una camera in affitto diventa un granaio
Sua madre ingiallita nell'album di famiglia, accanto alla radio, ricordava la guerra
E un uomo col fucile in spalla e lo sguardo fiero, lo sguardo da padre,
nel silenzio pensava: "Quando, quando sarò grande io farò" - diceva - "il poeta".
"Ha risposto al mio annuncio sul giornale, di lei ho una foto e un ricciolo biondo,
è la mia donna, è la mia donna.
Ha un diploma e gli occhi di giada, la mia età e la voglia ancora d'amare,
è la mia donna, è la mia donna, la sposerò in gennaio"

Jack
Il mio nome è Jack vivo giù nella palude
tra le felci e l'erba marcia, tra i vapori e il fumo
della mia città che dorme.
Il mio nome è Sweet così mi chiamano per gioco,
vivo un po' come mi pare, vivo bene, vivo ai bordi
della mia città che dorme.
Sono un dipendente del Comune,
lavoro ogni notte per le strade,
raccolgo i vermi lungo il bordo dei marciapiedi
della mia città.
Abito quaggiù dove il fiume si distende
tra i sogni andati a male e gli umori della terra
c'è la mia casa di nebbia.
Io sono così e lo so non sembra vero
Amo molto il mio lavoro, amo l'umido e gli odori
E quest'aria di stagno.
Sono un dipendente del Comune,
lavoro ogni giorno per le strade,
raccolgo i vermi lungo il bordo dei marciapiedi
della mia città

Viale Ortles
Ho incontrato un vecchio sulla strada del bosco
Con lo sguardo carico di tutta una vita
"Io raccolgo fiori" - disse - "per campare,
li trasformo in vino rosso d'osteria
e non ho amici per parlar del passato
quando ero un professionista.
Dormo al 69 di Viale Ortles a Milano,
lì c'è la mia casa, il mio letto, la mia famiglia,
ho più alcool che sangue nelle vene avrei volute vedere te.
Dormo al 69 di Viale Ortles a Milano,
un pò ingenua forse, questa è la mia rivoluzione,
son 35 anni che non produco niente,
son 35 anni che vivo gratis.
Ti alzi un giorno col caffè e la prima sigaretta,
tutto sembra uguale, tutto tranne i tuoi occhi
forse per una donna o per un ulcera non tua,
forse per un sogno in cui ero senza guinzaglio
e che vuoi che ti dica, ho lasciato tutto dov'era,
io ero un professionista.
Dormo al 69 di Viale Ortles a Milano,
lì c'è la mi casa, il mio letto, la mia famiglia,
ho più alcool che sangue nelle vene
avrei voluto vedere te.
Dormo al 69 di Viale Ortles a Milano,
un pò ingenua forse, questa è la mia rivoluzione,
son 35 anni che non produco niente,
son 35 anni che vivo gratis"

Passano gli anni

Vorrei uscire di casa a guardare la pioggia,
d'estate lo sai mi è sempre piaciuto
e contare le gocce sull'asfalto
come facevo da bambino.
E gli anni passano
e ti tolgono il respiro.

E non piove, lo so, credi non me ne sia accorto,
e poi non riuscirei nemmeno a contare i gradini
che mi separano dal portone.
E gli anni passano
e ti amo di meno.

E muore in discoteca la mia generazione
con una canna in mano di libanese scadente.
La rivoluzione non l'abbiamo fatta,
almeno dateci del buon nero.
E gli anni passano.
E gli anni passano


La voglia di.....
E' la voglia di andar via che a volte mi prende,
anche quando sto bene e i giorni son belli e i giorni son belli,
è la voglia di mettermi a giocare per le strade, tra le vetrine
e gli occhi smarriti della gente che mi passa vicino
e case bagnate, idee bagnate, sorrisi bagnati e la mia vita che è mia, mia, mia,
rubare ogni volta che posso mi da gioia,
ruberei anche le ali a una farfalla se potessi
E' la voglia di vivere che a volte mi prende,
quando esco di notte e interpreto i sogni delle auto addormentate
e i miei passi sull'asfalto finalmente non fanno rumore,
quando il vento soffia così forte che riesco ad alzarmi senza paura
e tutto diventa una favola assurda che è solo mia, mia, mia,
quando un gatto mi accompagna fin sotto il portone
e faccio lo scemo, faccio di tutto per convincerlo a salire
E' la voglia di alzarmi da questa sedia dove son legato, è la voglia di.......


Testi e musica: Mauro Pelosi
Arrangiamenti e produzione artistica: Mauro Pelosi
Hanno suonato: Mauro Spina, Lucio Fabbri, Claudio Pascoli, Fabio Treves