Il
lenzuolo viola (Bad timing) Regia: Nicolas Roeg Interpreti: Art Garfunkel, Theresa Russell, Harvey Keitel, Denholm Elliott, Dana Gillespie, Daniel Massey. Produzione: Jeremy Thomas per Rank Film Productions Ltd. Origine: Gran Bretagna 1980 Durata: 129' |
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Il lenzuolo viola raccontato da Alberto Moravia Una donna che ha tentato di uccidersi coi barbiturici viene portata d'urgenza ad un ospedale di Vienna. La donna è priva di sensi; si pensa che si sia avvelenata già da molte ore e che l’ospedale sia stato avvertito in ritardo dal giovane docente americano di psicanalisi Alex Linden che ne era l’amante. Intanto, mentre i medici cercano di salvare la suicida praticandole la tracheotomia e la polizia insospettita, indaga, attraverso i ricordi di Alex noi apprendiamo che... Milena ha conosciuto Alex all’università. Dopo averne agganciato l’attenzione con alcuni sguardi ben diretti, Milena gli sbarra il passo in un corridoio stretto, puntando la gamba contro la parete di fronte. Alex aggira l’ostacolo passando sotto la gamba, gesto simbolico dei guerrieri sconfitti costretti dai vincitori a passare sotto un giogo. E infatti, nella relazione che ben presto seguirà, Alex non riuscirà più a togliersi dal collo quel giogo... Milena è una donna giovane, vitale, sana in cui si incarna l’età della ricerca più inconscia e dunque della maggiore volubilità femminile. Quanto a dire che essa pur essendo fedele col cuore, non vuole né può essere fedele col sesso. Ora accade che una donna simile si imbatta nel peggiore tipo di amante, cioè quello che accompagna la gelosia più possessiva con la razionalità sofisticata che è propria dello psicanalista... Alex tenta in tutti i modi di possedere a fondo Milena infedele e volubile senza capire che l’infedeltà e la volubilità sono proprio i due caratteri che lo tengono avvinto. Ad ogni tradimento o sospetto di tradimento adopera i mezzi tradizionali di ogni geloso che si rispetti: la pressione passionale o il drastico abbandono. Ma ci vuole altro... Alla fine, dopo innumerevoli scenate concluse con coiti frenetici, dopo innumerevoli rotture seguite da riconciliazioni, Alex lascia definitivamente Milena. Per essere più sicuro di resisterle, va a letto con un’altra donna. Milena, allora, inghiotte una dose massiccia di barbiturici, quindi telefona all’amante, annunziando il suicidio. Alex pianta in asso la donna con la quale stava facendo l’amore, accorre, trova Milena priva di sensi, in un angolo della stanza, in terra... Per prima cosa la prende in braccio, la stende sul letto, ricoperto, quel giorno, da un lenzuolo viola, l'assesta alla meglio. Poi mentre Milena giace come esanime, comincia a riflettere. Perché riflette Alex, invece di telefonare all’ospedale e così salvare Milena dalla morte? Da geloso estremo, insieme morboso e razionale, riflette su questo dilemma: quale dei due, la morte o l’amore, assicura il possesso più completo? Cioè, in parole povere, praticamente: « l’amore vorrebbe che telefonassi all’ospedale, la facessi portar via; ma se la posseggo adesso, ancorchè svenuta e quasi in coma, la morte, che non potrà non seguire, suggellerà definitivamente il mio possesso ». Alex alla fine, si decide: taglia con un temperino la sottoveste di Milena, la denuda, si spoglia, penetra il corpo inerte quindi, telefona all’ospedale. Ma sul lenzuolo l’amore lascia delle tracce di cui, nel corso dell’inchiesta, si servirà il commissario per accusare Alex di omicidio... Per sua fortuna, i medici riescono a salvare Milena. La donna porterà tutta la vita la cicatrice della tracheotomia. Alex, anni dopo, l’incontrerà a New York e la prima cosa che vedrà sarà la cicatrice... |