Queste le poche, scarne parole
comparse su un giornale romano per annunciarci, 3 anni fa, la scomparsa di
Lo Cascio. Di lui si parla sempre associandolo al Folkstudio, alla
"scuola romana", a De Gregori. Lo Cascio è però un'artista
dotato di una personalità autonoma. Durante gli anni '70, ha avuto una
produzione da cantautore politico, poco conosciuta, forse, ma meritevole di
essere riscoperta.
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Ecco come Ernesto
Bassignano parla di Giorgio Lo Cascio, riferendosi ai primi concerti
tenuti assieme al Folkstudio:
(... ) Giorgio
aveva sempre caldo e stava sempre in camicia, bianca e pulita. I capelli
ricci, un testone alla Angela Davis e gote rosse. (... ) "La casa del pazzo",
"The Partisan" e "Suzanne"( ... )Cohen è il modello, quasi un'ossessione. Giorgio, il cantilenante, ipnotizza la sala e anche se stesso, al punto che ogni tanto bisogna svegliarlo dalla trance di quei cazzo di La minore e Mi 7 ripetuti all'eccesso sotto la voce scarna e quasi
recitante (... )
Lo Cascio, De Gregori, Venditti,
Bassignano al Folkstudio
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Dopo le apparizioni al
Folkstudio, Lo Cascio insieme a De Gregori diede vita ad un duo, Francesco
e Giorgio, assimilabile per alcuni versi a quello più celebre di
Simon & Garfunkel. L'esperienza si rivelò però di breve durata. Lo
Cascio firmò poi, insieme a Venditti e De Gregori, un contratto discografico per la IT.
Mentre Venditti e De Gregori prepararono Theorius Campus, con cui riuscirono a farsi conoscere dal grosso pubblico, Lo Cascio incise nel 1972
La mia donna, disco un pò acerbo, molto acustico, poco competitivo rispetto ai brani dei vari cantautori che stavano venendo a
galla e di scarsissimo successo. Lo Cascio riemerse nel 1976, grazie alla
Divergo, etichetta fondata da Ricky Gianco. Il disco prodotto, Il poeta
urbano, disco politico molto bello, assai personale, faticò però a
farsi strada. Limitati furono anche i concerti tenuti da Lo Cascio, che l’anno dopo incise (sempre con la Divergo) un nuovo album,
Cento anni ancora. Anche questo disco non ebbe fortuna, nonostante i brani fossero
assai validi. Lo Cascio riuscì a incidere un nuovo singolo, Cosa
c'è che non va, sigla del programma tv "Tra scuola e lavoro",
poi sparì dalle scene. Molti anni dopo, vi è la sua partecipazione ad un gruppo estemporaneo denominato
U.A.F.F., messo in piedi da vari cantautori allo scopo di fornire un supporto economico al
"Folkstudio" in difficoltà. Uscì poi un disco, Il vaso di
Pandora, a nome di Stefano Iannucci e Giorgio Lo Cascio. È stato
autore di Diventare cantautori (Lato side, 1981) e di una
biografia di De Gregori (Muzzio, 1990).
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Alcuni brani di una sua
intervista, a cura di Nicholas Albanese, avvenuta il 25 aprile 1998:
(... ) La canzone
d'autore che a noi piace (...
) è nata soprattutto
negli anni Settanta perché quello era un momento di grandissima
tensione. E' stato forse il momento centrale dei rinnovamenti culturali,
tutte quelle trasformazioni che erano in atto per cui c'era anche la
necessità di fare delle cose nuove, di esprimere contenuti nuovi, di
travolgere le consuetudini. Infatti, a quel tempo la canzone d'autore,
che ancora non si chiamava così, era comunque in opposizione alla
musica di Sanremo, alla musica della radio, che aveva come una
caratteristica quello di essere una musica tranquillizzante. Quindi,
inquadrando socialmente tutto quanto come funzionale a qualche cosa, la
musica che veniva passata alla radio e alla televisione serviva a tenere
tranquilla la gente, a non creare problemi, a rasserenare, a distrarre.
Perciò, invece, la reazione era quella di cercare invece di parlare di
cose vere, non è solo la canzone d'autore ovviamente che era in questo
discorso, ma era la rinascita, la riscoperta della canzone popolare - i
canti anarchici, i canti della rondine, i canti dei poveri - insomma,
tutte quelle cose che parlavano comunque di contenuti preoccupanti. Non
stiamo bene, stiamo male. Questa non è una bella condizione, ci sono
delle cose da fare. Oppure ci sono delle lotte. Tutto questo era quindi
in opposizione a quella che era la musica ufficiale. E poi, ha trovato
diverse forme, ognuno lo ha interpretato in modo suo: Francesco [De
Gregori] in un modo,
Guccini in un altro, Dalla in un altro, eccetera, eccetera. Però la
spinta era questa (...
)
(... ) Dopo quelle cose
iniziali insieme, ho avuto una lunga stagione di cantautore politico:
Cile, cose, dimostrazioni, bombe Molotov, nelle canzoni voglio dire.
Quello è stato un lungo periodo. Poi, ho ricominciato a fare cose come
quelle di prima, e quelle sono andate avanti per molto tempo, e adesso
sono su quell'aria lì. Però, bisognerà che capiti qualche cosa perché
io mi rimetta a fare dischi. (...
) Ho fatto tre long playing.
Uno ancora in quell'atmosfera sempre con la stessa casa con cui ha fatto
i primi Francesco [De Gregori]. E poi ho fatto due con etichette
alternative. Poi ho prodotto un disco underground con un amico, però
non è bello. E poi sono molti pezzi nuovi, belli. Adesso non sono più
tanto nuovi, però comunque sia, c'è la produzione con la quale facevo
i concerti al Folkstudio, andavo a suonare. (...
)
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