DIK DIK |
||||
Gruppo atipico, quello dei Dik Dik. Pur vivendo nel periodo e nell’atmosfera tipica del movimento beat, sembrava prenderne le distanze almeno esteriormente. In un'epoca di capelloni il gruppo milanese, specie agli esordi, si presentava in perfetto stile impiegato-ragioniere, con tanto di vestito intero ed immancabile cravatta. Eppure la musica da loro proposta era certo adeguata a molti altri gruppi che invece offrivano un “look” immancabilmente di classico stampo beat. Pietro ("Pietruccio") Montalbetti, Giancarlo ("Lallo") Sbriziolo, Erminio ("Pepe") Salvaderi (il nucleo storico, i tre che sono rimasti della formazione originale), Mario Totaro e Sergio Panno, furono attivi dall'inizio degli anni '60 a Milano coi nomi di Dreamers e poi Squali, prendendo il nome definitivo da una gazzella africana. A metà anni '60, durante un provino presso la Ricordi incontrarono un allora sconosciuto Lucio Battisti, anche lui presente per lo stesso motivo. Ottennero una scrittura e collaborarono per sette anni con Battisti e poi con Mogol. Il brano di esordio, 1-2-3, uscito negli ultimi giorni del 1965, era una cover di un pezzo di Len Barry che conservava lo stesso titolo anche nella versione italiana e venne presentato in anteprima alla trasmissione radiofonica Bandiera Gialla di Gianni Boncompagni. Con il secondo singolo, Sognando la California, versione italiana di California dreamin dei Mama's & Papa's - brano che resta il loro inconfondibile biglietto da visita fino ai giorni nostri - ottennero un grossissimo successo nel 1966. Dopo Il mondo è con noi /Se io fossi un falegname, rifacimento quest’ultimo di If I were a carpenter di Tim Hardin, centrarono ancora la vetta delle classifiche con il quarto disco, Senza luce, interpretazione italiana di una canzone che fu la pietra miliare di tutta un’epoca: A whiter shade of pale dei Procol Harum. Era il 1967 e l’affermazione totale del gruppo giungeva al suo concepimento totale. Il successo continuò per anni con esecuzioni come Inno, Il vento, Il primo giorno di primavera e L’isola di Wight, traduzione di un brano francese scritto e cantato da Michel Delpech. Troppo frettolosamente catalogati come surrogati del beat o comunque di troppa “faciloneria” musicale, va sottolineata invece la perfezione delle loro esecuzioni, semplici ma impeccabili. A partire dagli anni '70 il gruppo decise una svolta verso una musica maggiormente impegnata. Prodotti da Maurizio Vandelli, fecero uscire nel 1972 l'album Suite per una donna assolutamente relativa, con testi di Herbert Pagani. Il disco non ebbe l'attenzione che si aspettavano; non fu apprezzato dal vecchio pubblico, fu ignorato dal pubblico più giovane perchè li riteneva un gruppo "vecchio". Vendo casa (di Battisti-Mogol), Ninna nanna nel 1971, Viaggio di un poeta (l'ultimo loro grande successo), Il cavallo, l'aratro e l'uomo nel 1972, Storia di periferia nel 1973, Help me nel 1974 sono i principali singoli di successo del decennio, sempre con la produzione di Vandelli. Negli anni '80 ripresero i vecchi successi, e li ripropongono, ancora oggi, in tv, in concerto e soprattutto nel loro ristorante L'isola di Wight, alla periferia di Milano. Suite per una donna assolutamente relativa, recentemente ristampato, rimane ancora oggi un disco affascinante, tutto da riscoprire. Quello che i Dik Dik avrebbero potuto essere e che hanno preferito abbandonare subito. Il gruppo era composto da: |
||||
|