Convegno dei Circoli del Proletariato Giovanile (C.P.G.)

Milano - Dicembre 1976


Prefazione

A Milano, il primo convegno nazionale dei Circoli del proletariato giovanile ha espresso una situazione di fatto in cui i giovani proletarizzati di tutto il territorio hanno messo a confronto esperienze d'occupazione, attività e problemi inerenti alla loro specifica situazione di classe. Dal presidio poliziesco dell'università all'aggressione arrogante dei giornali borghesi il Convegno-Happening di Milano è rimbalzato, con le sue vaste dimensioni e col suo peso politico determinante, tra i nodi dei precari equilibri imbastiti, senza falsi pudori, dall'internazionale socialdemocratica. Al meccanismo immediato che vede gli specialisti del recupero soffermarsi puntigliosamente sui dettagli psicologici, sociologici e criminalogici; all'operazione mistificatoria e provocatoriamente isterica programmata dai giornali di regime, coi loro titoli cubitali che parlavano di « devastazioni », « orge », « teppismo » e « barbarie », i giovani proletari organizzati dai circoli risponderanno - quindici giorni dopo - con la critica pratica dello spettacolo borghese che ha visto i velluti della « Scala » e i suoi biondissimi Zeffirelli illuminati dal fuoco di una rivolta me-tropolitana senza mediazioni di sorta. Il Convegno-Happening è stato importante; si sono visti temi di fondamentale importanza per il movimento, trattati senza falsi pudori e sciolti dai tradizionali canoni del dibattito, della delega e della rappresentazione. Anche il negativo, l'isolamento, l'impossibilità, sono calati pesantemente sui giovani proletari riuniti; ma anche su questa situazione reale si sono concentrati gli sforzi e i tentativi di superamento. E' vero, mancava omogeneità; gruppi e sottogruppi di persone, isolati tra loro, sembravano - a volte - partecipare più allo « spinello », più alla musica, che non alle elaborazioni e ai dibattiti urlati al microfono: ma è innegabile lo sforzo reale che tutti hanno sopportato per armonizzare le più disparate esperienze: dai nomadi del Lambro, Licola e Umbria ai politici - militanti, agli operai, ai disoccupati, alle femministe, agli omosessuali ecc. Parlare al microfono, guardare in faccia l'Assemblea è stata, per chi l'ha fatto, impresa non comune... fischi, urla, insulti e disinteresse, piovevano troppo facilmente. Ma il significato di questo Happening è da ricercarsi altrove, non nei suoi dati fenomenologici ma nel superamento reale del vecchio, nella morte definitiva di ogni ideologia, nel fatto che nessun gruppo, nessuna tendenza, nessun personaggio carismatico è riuscito ad egemonizzare alcunché, nella certezza della « di-struzione del vecchio mondo del capitale ». Delirio, autocoscienza, femminismo, disoccupazione, lavoro e eroina sono stati al centro della discussione; da alcuni argomenti trattati sono usciti problemi, soluzioni e proposte nuove, altri hanno sancito un impasse storico a cui il movimento della Statale si è proposto di dare una rapida soluzione, altri ancora sono caduti nel vuoto. Del resto, nessuno può arrogarsi il diritto di criticare un avvenimento come quello del Convegno, nella misura in cui tutte le riviste, tutti i giornali della vecchia e nuova sinistra e gli innumerevoli fogli di circolo o quartiere, si sono trovati - nei fatti e nella pratica - superati in tutto e per tutto dall’avvenimento stesso. Parole come « per il lavoro contro l'organizzazione del lavoro », « distruzione del mercato nero dell'eroina », « mettere in discussione tutti indifferentemente », hanno riecheggiato per due giorni e hanno sancito radicalmente, la loro appartenenza, in toto, alla coscienza dei giovani proletari. Non è un caso che dopo due mesi dal Convegno, L’Internazionale social-democratica, con i suoi Andreotti, i suoi sindacalisti, i suoi giovani apprendisti - funzionari della FIGC, abbia « contro-organizzato » un dibattito « ordinato-democratico-pluralistico-ecc. » sulla disoccupazione giovanile, come non è un caso che la Camera o i vari ministri e segretari di partito, dibattano incessantemente se è il caso di « chiudere i covi eversivi per porre termine alla criminalità dilagante... » L 'attacco repressivo è lampante, le esperienze organizzative, politiche e culturali dei Circoli del Proletariato Giovanile, come tutte le esperienze di autonomia proletaria, innescano processi dì lotta e di trasformazione rivoluzionaria talmente combattivi, da costringere i funzionari del capitale a lanciare ipotesi e proporre pratiche altamente repressive. Ma pensare di ricondurre il proletariato giovanile nel ghetto dell'impotenza e dei quartieri quando esso sta già mostrando di volerli bruciare e di incendiarli nei fatti, ci sembra una delle tante, seppur pericolose, utopie del capitale. Gli interventi che seguono non coprono l’arco della discussione ma sono, certamente, i più significativi; l'esclusione di alcuni interventi è stata attuata sia per motivi di ridondanza (alcuni compagni non aggiungono niente di nuovo ad altri interventi), sia per ragioni di cattiva o incompleta registrazione. Nella misura in cui la successione degli interventi non è mai stata condotta per argomenti, presentando perciò differenze te-matiche notevoli tra un intervento e quello successivo, ci siamo permessi di mutare leggermente l'ordine di apparizione per garantire un minimo di omogeneità. I testi degli interventi, fedelmente trascritti, risentono - ed è stata lasciata loro questa caratteristica - chiaramente dell'immediatezza del dibattito e del clima in cui sono stati formulati.

Intervento

Io dico solo tre parole dopo due giorni che ascolto; mi pare importante dare un giudizio che non sia catastrofico come qui ricorre spesso - sul Convegno, anche perché, nonostante ci siano interventi come quello che mi ha preceduto, quello del compagno disoccupato di Napoli, che scatenano l'entusiasmo e l'attenzione dei compagni presenti, mi pare che c'è in molti - qui dentro per esempio ce n'erano alcuni e in sala ce ne sono altrettanti - una profonda insoddisfazione di come vanno le cose. Io dico che noi abbiamo molti nemici - come giovani - ma c’è un nemico che è qui presente in questa sala, oggi, e che è molto più pericoloso del brigadiere che è nascosto in qualche angolo e ci spia; e che è questo: io credo che il catastrofismo, qui, sul Convegno nostro e sulle nostre iniziative non solo a Milano, ma in genere, sia una cosa pericolosissima e da distruggere poiché ci impedisce di fare dei passi avanti enormi, cosa di cui, oggi, abbiamo un bisogno enorme. Ci sono molte cose da dire in questo convegno, molte cose sono venute fuori, molti le hanno qui riportate e io non voglio più parlarne, nonostante abbia vissuto profondamente un disagio, molte volte una rabbia per come andavano le cose. Ma non è importante oggi, secondo me, leggere me, leggere questo; chi oggi legge in questo Convegno soltanto il casino che c'è stato, soltanto le scazzature che ci sono state tra i compagni, vuol dire che legge solamente l'aspetto peggiore, legge il lato borghese della nostra vita, legge solo l'aspetto peggiore, legge l'aspetto che ci è indotto dal potere del capitale. Noi oggi viviamo nelle nostre città e facciamo cose borghesi, cose che si sono prodotte dall'ideologia borghese che è presente in noi, cose che ripetiamo anche qui. Ma noi non possiamo solamente leggere questa miseria, compagni. In questo Convegno, nei casini che ci sono stati, noi abbiamo detto molte cose; e soprattutto nei casini tra noi, nelle scazzature tra noi, secondo me è possibile far nascere quello che poi verrà fuori più avanti. Io credo che nello stravolgimento che abbiamo vissuto in questi due giorni qui, che nel casino che abbiamo fatto qui, è preannunciato lo stravolgimento che noi opereremo nella civiltà del capitale, domani o fra non molto tempo; questo secondo me è oggi il contenuto principale che deve essere recuperato da questo Convegno e che può essere annegato in un oceano di mea culpa, di autocritiche e di tutte queste cose qua. Non è possibile, altrimenti, fare dei passi avanti, rischiamo di tornare indietro poiché molti compagni venuti qui con qualche speranza, con l'idea di capire delle cose, se ne tornano a casa frustati... Si è affermato qui, come ha già detto l'altro compagno, il diritto ai disoccupati di Napoli di avere un lavoro ma sottolineo il fatto che noi non vogliamo lavorare in questo modo, per esempio; e che è quello che diceva un compagno di Milano tirando fuori il bisogno, che è in tutti noi, di rifiutare il lavoro, questo tipo ai lavoro. Cioè di rifiutare lo sdoppiamento, l'alienazione del lavoro che fa si che il lavoro non sia il rapporto fra me e le cose che mi circondano, che il lavoro non sia il rapporto fra me e la natura, fra me e l'uomo, la donna che mi sta a fianco ma che sia, invece, qualcos'altro, che il lavoro sia un'attività mia, che faccio io stancamente, che mi distrugge fisicamente e intellettualmente, e che va a tutto profitto di qualche altro - sappiamo chi è - non è importante qui dire che è il padrone, eccetera. Abbiamo imparato anche altre cose, che è importante usare altri linguaggi. Un compagno, prima, ha usato quel linguaggio tristissimo adoperato stamattina da un altro compagno... quello che diceva, vi ricordate, non so... «io ho fatto il '68 »... che pareva un reduce della guerra 15 - 18, che ci racconta le cose che ha fatto quella volta eccetera. Nessuno vuol qui degradare l'esperienza del '68, fu una cosa grande, enorme eccetera, però nessuno può venirci qui a fare la lezione. Quando noi usiamo questo nuovo linguaggio, quando noi ci comportiamo in questo modo, io credo che facciamo una rottura, operiamo una rottura con il passato. Molti di noi hanno rifiutato un modo vecchio di fare la milizia politica, molti di noi arrivano ad una nuova milizia politica, direttamente da nessun'altra esperienza, specie i più giovani. Bene, io dico che quando noi diciamo - come è stato detto - che un giorno nelle praterie dell'America distruggeremo le metropoli, torneranno le praterie, ci torneranno i bisonti e ci torneranno gli indiani, non faccio altro che dire in un modo molto più bello, in un modo - secondo me - anche più bello da sentire... non facciamo altro che dire che un giorno noi distruggeremo i mostri urbani come Milano, per esempio, o come la mia Porto Marghera e Mestre, e che un giorno su questi posti torneremo noi con la nostra libertà, con la nostra natura libera di esplicarsi contro nessun altro padrone.

Intervento

Compagni, io volevo solo ricordare a tutti i compagni che stanno qui in sala... che non vengano dimenticati gli interventi sulle carceri... In molte carceri ci sono dei compagni che si stanno organizzando e ritengo questa cosa molto importante. Poi ieri ho sentito delle compagne femministe che intervenendo dicevano che erano state violentate, eccetera... così, io dicevo che si doveva parlare anche di questo, di trovare un metodo, un modo per cui queste cose non avvengano più (urla e fischi di donne in sala). Se si poteva fare una colletta... (una donna: lo troviamo noi il metodo, non tu) .... appunto, io cosa vi sto dicendo, cioè di trovare voi di fare... (voce di donna: fatti i cazzi tuoi)... di trovare dei soldi facendo una piccola colletta, per delle compagne che, se vogliono abortire... si trova un ginecologo (urla in sala)... Forse potrei sbagliare, secondo me non è che andando in piazza a gridare... (interruzione)... scusa, dato che questi problemi si sentono perché sono affrontati sempre all'interno del Partito Radicale... (urla - fischi)... Ma secondo me non è che andando in piazza e gridando «aborto libero», che la donna allarga l'utero e si fa il Karman... (urla e semilinciaggio)

Intervento, una femminista

Adesso voglio dire una cosa io perché sono due giorni che sono qua e che tengo delle cose dentro che, cazzo, adesso mi son venute fuori... a parlar così non si conclude un cazzo, né per chi parla, perché si confonde le idee in una maniera terribile, né per chi ascolta... allora, io volevo dire, sia ai compagni che alle compagne che certe cose non le hanno chiare:... le donne, prima di tutto, al di là delle esperienze che possono aver fatto nelle comuni o in altre esperienze, le donne hanno tremila anni di storia alle spalle, tremila anni che sono scaturiti adesso, e finalmente - dico io - porco dio,... finalmente son scaturiti con termini ben precisi, con contraddizioni che sono saltate fuori; e io non sopporto più, adesso, le compagne - soprattutto le compagne -... cazzo, io sopporto al limite un compagno che non si è messo in discussione che possa dire certe cose, ma una compagna che mi dice « risolviamo assieme le contraddizioni», quando abbiamo visto che le donne hanno dei loro tempi, hanno delle discussioni da fare tra loro... e queste discussioni si devono rispettare, e questi tempi si devono rispettare... e questo lo devono capire non solo le compagne, ma soprattutto i compagni,... è questa la difficoltà. Io non voglio essere polemica, non voglio dare contro a nessuno; io capisco le difficoltà, soprattutto per i compagni, però teniamo conto che anche tra le compagne - Enrico 'va a farti un culo, 'va! -... cioè anche tra le compagne queste difficoltà ci sono e soprattutto vengono fuori sempre e dovunque. Allora io capisco la situazione della compagna che ha parlato prima e capisco che tante cose devono essere chiarite anche tra compagni e tra donne, però ribadisco questo: cerchiamo soprattutto qui, a partire anche da questi incontri che sono bellissimi, per un certo lato, di mettere in discussione tutti, uomini, donne, cazzi, non cazzi, omosessuali e non,.. però facciamolo confrontandoci sempre e soprattutto nelle lotte.

Intervento

Io dovrei relazionare sull'occupazione di case, centri sociali, cultura eccetera... Durante i lavori della Commissione, all'inizio, c'erano da parte dei compagni che provenivano da altre situazioni, una richiesta nei confronti dei compagni di Milano... si è visto quindi che a partire dall’esperienza di molti centri sociali e di alcune occupazioni giovanili sono nati alcuni circoli giovanili; cioè i circoli sono nati da queste esperienze o, al loro nascere, hanno visto come prioritario il fatto di occupare un posto, di avere uno spazio fisico dove trovarsi, dove poter elaborare cultura alternativa, dove potersi organizzare. Oltre all'occupazione dei centri sociali si è visto come punto essenziale per la riunificazione della vita, per sconfiggere una divisione schizofrenica che magari ci vede in famiglia in un certo modo, poi fuori a parlare con i compagni in un altro modo... e poiché vogliamo prenderci tutto ciò che ci spetta... si è visto l'elemento principale dell'occupazione di case; cioè occupare le case è giusto, ma non solo è giusto, noi le vogliamo occupare in un certo modo, facendo un determinato movimento di occupazioni di case in cui noi ci poniamo in un modo diverso, anche rispetto agli altri compagni occupanti, in cui noi andiamo verso un... dicono.. quello che alcuni compagni chiamano il movimento delle comuni. Si è visto anche il problema di distruggere lo spazio alternativo, il centro sociale, le case occupate, eccetera, intese come ghetto.. Cioè di uscire dai ghetti, di organizzare i giovani dei quartieri a seconda della specificità di questi quartieri... Appunto, alcuni compagni di Milano, anche se in Commissione è stato discusso poco, volevano proporre per quanto riguarda Milano, l'occupazione di una serie di case - quasi un intero quartiere - che deve essere un punto di riferimento per i giovani proletari milanesi, un punto di riferimento per la lotta contro la cultura borghese, contro la famiglia e contro il modo borghese di pensare.

Intervento, Commissione eroina.

La prima cosa che voglio dire è che all'interno della riunione non siamo arrivati ad una conclusione definitiva, cioè - per esempio - ad una proposta, una mozione, un elemento, eccetera. C'è stato uno scambio di molte esperienze e si è riaffermata la volontà di andare avanti su questo confronto; ci sono alcune proposte che riassumerò alla fine di questo riassunto. Allora..., il metodo che abbiamo seguito in linea di massima, è quello di essere partiti dalle esperienze concrete; ci sono compagni che hanno avuto esperienze, in questi ultimi mesi o in questi ultimi anni, di lotta al problema dell'eroina e di assistenza ai tossicomani... scusate, mi sembra molto importante... mi interessa che la gente stia a sentire... assistenza ai tossicomani e in particolare l'esperienza che si sta compiendo a Milano, in questi giorni, del centro di lotta contro l'eroina, l'esperienza di Baggio, l'esperienza di un gruppo di compagni di Pisa e, soprattutto, tengo a sottolineare questo elemento: i casi di alcuni compagni che bucano o bucavano, i quali hanno raccontato, hanno riportato la loro esperienza. Questo è stato appunto il punto di partenza. Il primo elemento che abbiamo cercato di analizzare è il problema del mercato dell'eroina, cioè di come - all'interno dei vari quartieri - l'eroina viene diffusa e quali sono gli elementi che caratterizzano questa diffusione; cioè le coperture poliziesche... che questi hanno, il modo in cui attraverso uno spaccio piccolo fatto da tossicomani, per procurarsi l'eroina hanno l'esigenza, anche, di smerciarla, e chi - a partire da un'organizzazione di tipo mafioso, ma molto concreta e radicata - riesce a importare grossi quantitativi realizzando grossissimi guadagni assolutamente come nessuna altra sostanza, altro elemento, altra merce sul mercato capitalistico. A partire da questa analisi, che però non riassumo perché penso sia patrimonio di tutti i compagni qui presenti (è stato detto molte volte), si tratta di analizzare la risposta che noi diamo alla diffusione e allo spaccio dell'eroina, tenendo conto che, appunto, la critica serrata di tutti gli strumenti che fino ad ora sono stati usati e uno fondamentalmente... il fatto che si è pestato e legnato il piccolo spacciatore e non si è mai giunti ad individuare proposte obiettive che andassero nella direzione di rompere la struttura del mercato dell'eroina. Proprio questo è il punto che abbiamo individuato come fondamentale, cioè come rompere... allora... rompere la struttura del mercato dell'eroina, questo è l'obiettivo. Alcuni compagni hanno proposto e intendono proporre, una legge che praticamente sconvolge tutta la legislazione attuale che intende dare avvio ad una pratica consistente nel fatto che ai tossicomani viene fornita l'eroina gratuitamente, cioè si parte appunto da questo dato, che ciascun tossicomane si liberi dal controllo del mercato clandestino per avere l'eroina. Alcuni compagni proporranno questo sotto forma di proposta di legge alla discussione del movimento. Da subito abbiamo individuato che l'applicazione di questo principio, appunto fondamentale del diritto del tossicomane ad avere gratuitamente l'eroina,... dicevo che la difficoltà fondamentale sta nella modalità dell'applicazione di questo principio, su come, insomma, lo stato borghese... la possibilità che ha lo stato borghese di controllare, di schedare, di individuare politicamente i tossicomani e di utilizzare convenientemente tutto ciò, come strumento di controllo e ghettizzazione politica sul movimento o parte del movimento. Ecco, tutti i compagni erano d'accordo su queste difficoltà di applicazione, quindi la necessità di ricercare idonei per applicare questo principio, ma la discussione non è stata, a mio parere e a parere degli altri compagni che hanno cercato di stendere questa sintesi, sufficientemente ampia in questo punto; verrà ripresa in seguito... comunque alcuni compagni dicono che questo è un elemento centrale attorno a cui ruota il problema, complessivamente, dell'eroina e della tossicomania. Un altro elemento di discussione è stato il problema denunciato da molti compagni... e cioè l'esigenza pressante della controinformazione e dell'informazione sul problema dell'eroina. Contro-informazione rispetto al mercato dell'eroina, non più soltanto il piccolo e medio spaccio, ma individuare i produttori, i maggiori produttori che, appunto, non bucano e che fanno guadagni indescrivibili sulla pelle della gente e dei compagni del movimento. È un problema d'informazione rispetto alla gente, alla città, al paese; informazioni anche su cos'è l'eroina, su cosa sono le droghe, su quale differenza esiste tra droghe leggere (fumo, hascisc e LSD) e droghe pesanti (eroina e anfetamina). Alcuni compagni - un compagno in particolare - affermavano che molti compagni cominciano a bucare o bucano a partire da questa informazione negativa, cioè dal fatto che è stato detto sui giornali borghesi, per anni, che... e non soltanto borghesi, i giornali... che le droghe sono tutte uguali e che producono gli stessi effetti. Denunciavano casi di compagni morti al primo buco o compagni che sono morti dopo un periodo in cui avevano smesso e si iniettavano, poi, una dose che era maggiore, un over-dose. Un altro elemento è il principio dell'assistenza minima, ogni centro sociale, ogni iniziativa giovanile su tutti i problemi dell'occupazione ma in particolare sul problema dell'eroina, deve avere, deve garantirsi, deve strumentarsi, deve dotarsi di una informazione che metta in grado il centro sociale e i compagni che vi lavorano, di garantire un'assistenza minima ai tossicomani:... la gente che sta male perché una dose è stata troppo alta, oppure casi di epatite virale, come succede spesso; molti compagni muoiono per questo. In questo discorso sull'assistenza una cosa importante secondo me fondamentale, che va riaffermata è che a differenza del modo con cui il CAD o altri centro di disintossicazione fanno, ...noi dobbiamo riaffermare il principio politico che i protagonisti di questo cosiddetto « recupero » - che sappiamo tutti non è il recupero della società di merda in cui viviamo, ma è un recupero della propria identità politica, culturale, esistenziale - passa attraverso il rendersi protagonisti, da parte dei tossicomani di questa... « cura ». Noi sappiamo che in questi centri di disintossicazione compagni sono oggetto di una terapia che è a loro estranea, oggetto di una terapia che altri fanno per loro e spesso i compagni non hanno alcun sollievo, alcuna cura da parte di queste forme che si dicono... curative. Noi abbiamo affermato il principio che i tossicomani devono essere i protagonisti di questa liberazione dalla schiavitù che l'eroina impone ma, evidentemente, non solo l'eroina. Insieme al concetto che il problema medici non esiste, insomma... non esiste un problema medici come elemento centrale del problema dell'eroina ma come elemento secondario... l'elemento centrale è... evidentemente il modo con cui si sviluppa un movimento che mette in discussione le cause strutturali che favoriscono la diffusione dell'eroina e che contribuiscono al diffondersi dell'eroina nei quartieri e nei paesi. Un altro elemento importante, sorto dall'esperienza pratica di alcuni compagni che lavorano in esperienze di questo tipo, è il rapporto che si instaura tra le persone che operano nel settore - per esempio medici compagni che animati da spirito assistenziale, che noi non vogliamo sia così - e i compagni che bucano. Allora, noi individuavamo, per esempio, in un rapporto diverso fra queste componenti, l'elemento centrale per cui è possibile la costruzione di un ambiente, di un rapporto umano diverso... in queste situazioni e cioè a partire, per esempio, dalla domanda che... dalla possibilità di capovolgere una domanda che abitualmente viene fatta sui giornali, alla radio, eccetera, cioè la domanda al tossicomane: «Perché hai cominciato a bucare? Perché ti buchi? » Non ci ponevamo il problema di ribaltare questa domanda e di chiedere alla gente che è qui presente, alla gente che fa questo lavoro, « Perché non si buca? » Quali sono le proprie scelte individuali, esistenziali e collettive, e come queste possono venir messe in discussione collettivamente. Dal dibattito è emerso che a partire da questo capovolgimento di domanda è possibile spiegare quali sono le situazioni che portano molti compagni a bucare. Un altro problema è quello della legislazione attuale, io non sto qui a ricordare il modo con cui noi siamo fermamente e risolutamente contrari; proponiamo una lotta serrata alla legislazione vigente in tema di droghe e stupefacenti. Possiamo solamente riportare qui in Assemblea alcuni dati, cioè che dal '68 a oggi, almeno ventimila compagni sono stati incarcerati perché trovati in possesso di pochi grammi - moltissimi compagni per un solo grammo - di fumo; hascisc e altre sostanze stupefacenti. Dal dicembre '75, momento in cui è entrata in vigore la nuova legislazione, la cosiddetta «droga libera» secondo la stampa borghese, almeno duemila compagni sono stati arrestati, fermati e alcuni sono ancora in galera... Dobbiamo, attraverso la discussione, individuare obiettivi e strumenti per combattere a fondo la legislazione attuale. Ancora due problemi; il primo è che, comunque, ogni lavoro che noi facciamo sul problema delle droghe, sul problema dell'eroina - appunto - non è un problema esclusivamente di eroina, di anfetamina, delle cosiddette droghe pesanti. Noi individuiamo come droghe pesanti anche altre droghe... alcuni compagni hanno fatto l'esempio di come è diverso un rapporto fra la gente che va parlare davanti alla fabbrica di eroina e trova, magari, un'estraneità da parte dei compagni operai che si sentono poco investiti del problema; e come invece andando a parlare di alcool o di aspirina o di psicofarmaci, si possa trovare un certo tipo di interesse. Molti di noi, molti compagni qui presenti, la maggioranza della popolazione, fa uso continuo di sostanze che producono assuefazione, che fanno male, e che è stato verificato che producono danni molto gravi e che sono sostanze come l'alcool, gli psicofarmaci, l'aspirina e migliaia di confezioni farmaceutiche. Questi elementi di controinformazione su questi tipi di droga, secondo noi, sono molto importanti. Un ultimo elemento, e chiudo poi con le proposte concrete, è il problema del rapporto con le organizzazioni rivoluzionarie e specificatamente il rapporto fra questo movimento di giovani e le organizzazioni politiche rivoluzionarie sul problema delle droghe e sul problema, dell'eroina in particolare. All'interno del dibattito sono state denunciate posizioni che molte organizzazioni, tutte - praticamente - le organizzazioni politiche rivoluzionarie, hanno portato avanti in questi anni. Voglio riportare gli esempi che lì sono stati fatti, cioè il fatto che solo oggi, a distanza di moltissimi anni (almeno tre), si pone urgentemente il problema dell'eroina. E' comparso sul Quotidiano dei lavoratori, cioè su uno dei tre giornali della sinistra rivoluzionaria, una pagina sul tema dell'eroina. Né Lotta Continua, né il Manifesto, ecc, hanno in questo anno prodotto un elemento di contro-informazione che avrebbe potuto in alcuni casi e secondo alcuni compagni produrre.. scusa un secondo..., su molti quotidiani sono comparse molte informazioni, voglio dire... ma rispetto che cos'è l'eroina, quali danni produce, questa è la prima volta insomma - che questo succede... non è una constatazione di comodo...; un altro elemento è l'esempio portato dai compagni di Pisa, là dove l'eroina spacciata dai fascisti - in quella città e in generale su tutto il litorale toscano - ha portato alcuni compagni a diffondere un volantino dove si facevano nomi e cognomi degli spacciatori. Gli spacciatori fascisti stanno ancora oggi minacciando la loro incolumità fisica e la polizia ha perseguitato questi compagni interrogandoli, perquisendoli e seguendoli... comunque controllando la loro attività. Di fronte a questa provocazione fascista e poliziesca insieme, D.P., A.O., e il PDUP...

Intervento, sull'eroina

...il compagno prima diceva che la ragione è quella del mercato, però i compagni spesso individuano come lotta al mercato, quella appunto di individuare nel quartiere lo o gli spacciatori e cercare di isolarli, di metterli nell'impossibilità di nuocere. In realtà il problema, invece, è molto più grosso; è solamente eliminando alle radici il funzionamento del mercato nero che si può battere l'eroina, cioè - perlomeno - si può battere il problema dell'espansione dell'eroina... cioè, non è certo questo il modo per far smettere i tossicomani di bucarsi, è ben altro... sono le ragioni sociali e materiali in cui vive che devono essere modificate; però il meccanismo che porterà a quintuplicare nel giro del '77 l'attuale stato della tossicomania è proprio il funzionamento del mercato; e, allora, solamente una parziale liberalizzazione del mercato nero - in toto - dell'eroina, può stroncare le radici del mercato. Questo non è un consiglio, è un fatto! Le leggi economiche dimostrano la realtà di questo tipo di affermazione ...è una realtà. L'unico obiettivo grosso è quello di investire le forze della nuova sinistra perché si facciano promotrici di una campagna - oltre al discorso sulla lotta sul piano culturale e sociale nell'ambito del quartiere per la parità e la liberalizzazione.. forme di liberalizzazione dell'eroina. E non bisogna essere troppo timidi, dire «dobbiamo limitare la richiesta alla Mariuana e all'hascis » ...come se questa forma di liberalizzazione, in realtà, potesse troncare il mercato nero. Tronca, magari parzialmente, la logica del doppio mercato, ma non tronca le radici del mercato nero, non costringe il tossicomane a smettere poiché non ha soldi, di vendere le 5-6-10 dosi settimanali per procurarsi la sua e quindi mettere in condizioni altri a diventare tossicomani e a operare nella stessa ragnatela e a moltiplicare il mercato nel giro di pochissimo tempo. Ed è questa la radice da rompere, costringere la base, il fondamento su cui il mercato nero naviga, marcia e vive... bisogna tagliare le radici, tagliare le fondamenta. Allora, si vede anche il discorso legato alla piccola criminalità o la prostituzione come fatti legati al moltiplicarsi del piccolo spaccio, come alla radice di questi problemi si intersecano e si affrontano; allora un po' di coraggio sul come chiamare per nome le cose, perché questa liberalizzazione non può essere chiamata in altra forma,... può essere liberalizzazione controllata, gestita di centri sociali; le forme poi vanno studiate, ma è questa la sostanza, la base su cui può reggere il discorso «bloccare l'espansione dell'eroina». Dopo queste misure i discorsi sacrosanti sulla contro-informazione e i discorsi sacrosanti sulla battaglia culturale possono essere portati a fianco; in caso contrario... stiamo attenti... che si continua a cercare di svuotare il mare con il cucchiaino e, allora, rischiamo di trovarci nel giro di 5 anni, con gli stessi problemi; magari con - anche - esempi bellissimi come sono al Tuffello a Roma o in altre situazioni di quartieri dove dei compagni valorosi sono riusciti a creare una situazione, dove hanno tolto 10, 20, 50 giovani proletari, dalla tossicomania... però nel frattempo, magari, non siamo accorti che ce ne sono altri 5000 nuovi, che sono nati fuori dalla situazione in cui si riesce ad operare attivamente. Allora, dobbiamo porci questo obiettivo qua come strumento di discussione, ma è fondamentale - cazzo - perché è sintomatico il fatto che da tre anni che si ripetono le stesse cose - e giustamente - sulla contro-informazione e sulla battaglia culturale, il mercato è decuplicato, i tossicomani sono a decine di migliaia e... non si può fermare...; allora, veramente in questi casi, alzare le bandiere dei 20, 50 compagni recuperati, diventa addirittura mistificante, perché non è sui 20, 100 compagni che si possono raggiungere personalmente, che si può pensare di raggiungere il problema. Nell'ambito della lotta nei quartieri, per il contatto personale e l'intervento culturale, anche qui è importante individuare una controparte; e la controparte sono le giunte comunali. Noi dobbiamo smettere di pensare che nei quartieri la miseria debba rimanere miseria, senza investire, di fatto, le giunte comunali; a mettere i centri occupati non solo nella condizione di non essere sgomberati da un momento all'altro, ma metterli nella condizione di funzionare, quindi ad essere riconosciuti come centri di attività culturale giovanile autogestita. E questa non è una forma di compromesso o di sputtanamento rispetto la borghesia, ma è semplicemente mettere sul piano della bilancia la forza che i giovani proletari hanno acquisito e riuscire a conquistare una fetta di potere all'interno della città. Abbiamo visto come in certi quartieri dove alcune iniziative autogestite e artigianali o culturali funzionano e dove i giovani che vi partecipano hanno smesso di bucarsi o, per un certo periodo, hanno smesso di bucarsi perché sono stati coinvolti in questo tipo di iniziative. Bene, anche questa è una forma di lotta all'eroina fatta in modo serio e positivo; e allora bisogna investire anche le giunte comunali di questa responsabilità... anche questo deve essere un terreno di lotta. Quindi, senza nulla togliere ai discorsi fatti in precedenza sulla necessità della contro-informazione e della battaglia ideale, politica e culturale, se non precisiamo degli obiettivi di lotta rischiamo, l'anno venturo, di trovarci ancora a questo livello.

Intervento

Urlando senza rapporti di poteri, presentandoci come noi senza sentirci né nessuno, né nulla, su questi compagni, noi ci andiamo a misurare, ci siamo misurati mentre cantavamo senza esercitare forza, violenza; il ballo, la musica, sono momenti collettivi di espressività dell'essere umano, porco dio, così come la nostra lotta (urla e insulti in sala)... Noi entriamo con questo rapporto come movimento e ti rispondo compagno, se non hai capitò, che non mi pongo in contrapposizione con te sono nove anni che facciamo politica, i discorsi che fate voi li leggiamo sui giornali; le lotte, compagni sono i discorsi vostri, li seguiamo, sappiamo che se noi ci organizziamo come movimento andiamo davanti alle fabbriche e coscienti dei nostri ruoli... andiamo dentro le fabbriche... con gli operai a far sì che gli operai lavorino di meno, perché non bisogna lavorare; però c'è questa situazione di fatto che ci sta e quindi ci lavori (basta) e possiamo fare un'altra produzione e lo sappiamo e siamo qui compagni... queste sono cose a lungo andare certo compagni... però noi sappiamo che oggi coscientemente ci liberiamo di ogni ruolo e dei brutti ruoli che ci danno adesso, perché rapporti di violenza... è un casino, ecco questo è il problema, ci stanno rapporti di forza e di potere che si contrappongono e lo sappiamo questa cosa compagni (voci), io mi scoccio compagni e io devo ridire sempre come ci si ricompone complessivamente (urla).. non abbiamo bisogno di leader di capi di persone compagni; queste cose qui le abbiamo ridette 18.000 volte durante l'arco delle cose, la ricomposizione passa tramite l'autocoscienza individuale di te stesso di come ti comporti con l'altro - che vi devo ridire le stesse cose di prima!... (urla in sala)... ed è brutto questo show è una cosa orribile però la sento dentro di me e lo sappiamo, ora abbiamo le indicazioni compagni, le indicazioni di tutte le nostre ricomposizioni, di tutti i nostri ruoli che ci hanno imposto, di cosa ricopriamo all'interno della società... e (voci basta)... basta!!!!!!

Commissione lavoro

Ci sono stati due interventi è emersa una linea, non da tutti condivisa, comunque a stragrande maggioranza, una linea che dice queste cose; le riassumo molto brevemente: che il movimento giovanile oggi... si deve porre davanti a questi obiettivi, il movimento giovanile deve lottare oggi per il lavoro contro l'organizzazione capitalistica del lavoro cioè oggi dobbiamo organizzarci e combattere per conquistarci un posto di lavoro (applausi) e dobbiamo batterci affinché ci sia l'unità fra tutti i disoccupati giovani, vecchi intellettuali manuali ecc. Dobbiamo lottare per l'unità non solidaristica, ma una unità di lotta con la classe operaia... Dobbiamo lottare per l'estensione ovunque dei comitati dei disoccupati organizzati con un ruolo diretto dei circoli giovanili, dobbiamo andare all'organizzazione degli apprendisti dei precari e di tutti quanti subiscono il lavoro nero in generale. Per questo è emerso come momento di lotta una mobilitazione nazionale contro il piano di preavviamento al lavoro varato - o che sta per essere varato -: dal PCI e dalla DC (applausi). Dobbiamo lottare contro il piano di preavviamento che mira solamente a spaccare il movimento popolare, prendere per il culo i giovani, affossare tutte le loro rivendicazioni e renderli ancora una volta contrapposti... Per l'intervento di una compagna è sorta la necessità che il movimento giovanile nel suo complesso si ponga per la socializzazione del lavoro domestico, cioè noi non vogliamo salario al lavoro domestico ma vogliamo la socializzazione del lavoro domestico e rifiutiamo, noi, ma soprattutto le compagne, il ruolo della donna in famiglia, in casa ecc. Per questo motivo io propongo la stesura di un manifesto nazionale al quale posso dare l'adesione del Circolo Giovanile che più o meno rappresento... Che sintetizzi i punti che le altre Commissioni hanno tirato fuori per cui rilancio nazionale dei Circoli Giovanili e un bilancio per la battaglia dell'occupazione a tutti i livelli. Dopo il 20 giugno i giornali hanno scatenato una campagna contro i giovani. Dopo il Parco Lambro hanno detto che i superstiti isolati si scannavano tra loro. La conclusione di questo convegno è che invece il nuovo sta emergendo. Il Parco Lambro a Milano ha prodotto una vasta discussione sulla drammaticità della condizione giovanile. Il Parco Lambro è stato lo specchio fedele di una realtà di emarginazione, solitudine, assenza di forza per cambiare le cose. Ci si è resi improvvisamente conto che la nostra condizione individuale è tragicamente collettiva: le conseguenti riflessioni hanno portato al bisogno di costruire la forza collettiva capace di cambiare. In questa situazione è nata a Milano, una città violentissima e disgregante, la lotta sui cinema. I cinema sono stati un'occasione eccezionale di accumulazione di forza di aggregazione contro l'emarginazione e la divisione. La lotta sui cinema sta dimostrando che si può vincere l'emarginazione, che si può cambiare, che si può diventare protagonisti. La lotta per l'autoriduzione dei cinema è diventata una prova di forza tra giovani e sistema, e oggi da Milano si sta estendendo in altre città, Roma Bergamo, Brescia. L'autoriduzione è già un momento di «rivoluzione culturale». È l'affermazione del diritto a prendersi i privilegi che la borghesia riserva per sé. E il rifiuto culturale della esistenza stessa delle prime visioni. È il rifiuto, che i giovani ribadiscono, a subire la società dei sacrifici, rifiutiamo di pagare sulla nostra pelle e sulla nostra vita la crisi del capitalismo. La lotta sui cinema è anche lotta alla cultura fatta di violenza e di mistificazione dei rapporti umani e sessuali che la borghesia cerca di imporre a tutti i proletari. Si propone 1) che la lotta ai cinema di «prima visione » si estenda in tutta Italia come terreno di aggregazione e accumulazione di forza dei giovani. 2) che la forza che andiamo accumulando si estenda non solo nei cinema, ma nelle sale da ballo, nei teatri e in ogni luogo di violenza ideologica che la borghesia impone al proletariato. Il nostro no alla società dei sacrifici si deve estendere nelle fabbriche, nel rifiuto a collaborare sul lavoro, nel sabotaggio, contro l'aumento dei ritmi di produzione, nella riduzione di fatto del tempo di lavoro, nelle ronde che impediscono ai padroncini di usare il lavoro nero, sfruttare gli apprendisti, nelle ronde che impediscono gli straordinari. Nella lotta per il diritto al posto di lavoro e contro l'organizzazione capitalistica del lavoro, per l'unità di tutti i disoccupati e l'unità con la classe operaia, per l'estensione ovunque dei Comitati disoccupati con un ruolo diretto dei Circoli Giovanili. Il nostro no alla società dei sacrifici è il diritto ad occupare quartieri, tra i disoccupati che impongono la loro assunzione, nel rifiuto generale dei piani di preavviamento al lavoro come ulteriore strumento di emarginazione. Il nostro no alla società dei sacrifici è i diritto ad occupare stabili e centri sociali di cui chiediamo il finanziamento, case in cui vivere in comune; è il diritto ad imporre il prezzo politico nei ristoranti, nei negozi di abbigliamento e di lusso, nei grandi magazzini. Abbiamo bisogno di accumulare forza, forza per vivere; forza da rovesciare contro il padrone. La lotta sui cinema, le occupazioni di stabili, sono momenti di accumulazione di forza. Forza da usare contro chi semina l'eroina tra i giovani proletari, contro chi impone ideologie mistiche, neocattoliche ed individualistiche, valide solo per dividere i giovani e strumentalizzarli. Si propone inoltre 1) che da oggi in poi ogni iniziativa culturale pubblica sia a prezzo politico. Questo criterio è valido anche contro ogni mistificazione di «sinistra» tipo: «siamo compagni anche noi, serve a finanziarci », e cominciamo questa fase con l'autoriduzione allo spettacolo di Radio Canale 96 di Milano con Antonello Venditti, martedì prossimo a Milano. Il medesimo criterio lo imporremo al concerto di Cl al Palalido di Milano con Alain Stivell. 2) che si dichiari un ultimatum alla giunta «rossa» di Milano: o la giunta fa richiesta al Prefetto di imporre il prezzo politico nelle «prime visioni», e stanzia il ricavato della «prima» della Scala agli organismi giovanili di base, ai Centri Sociali, per produrre cultura autonomamente e per finanziare la lotta all'eroina oppure ci mobi-literemo in massa per ostacolare la rappresentazione della Scala, il 7 dicembre, che è un insulto alla miseria dei proletari. 3) che si estenda la lotta e la controinformazione sull'eroina in tutta Italia 4) che si arrivi in forza all'orgia consumistica del Natale, aprendo una campagna per i prezzi politici, per il diritto al regalo, per un Natale insomma contro i sacrifici. Questo incontro sancisce che il movimento giovanile organizzato ancora non esiste che ci sono profonde divisioni e che gli embrioni di lotta e di organizzazione delle masse giovanili hanno difficoltà a ricomporsi, coagularsi ed esprimersi nella propria autonomia. La ricerca di un ruolo collettivo, di un «trip» collettivo, che esprima i bisogni individuali, è soltanto agli inizi. Il movimento è diviso perché ancora troppo pesante è l'emarginazione e troppo ricca, ma diversa è l'esperienza dei vari strati giovanili. Nel movimento i giovani non sono tutti uguali, perché ancora differenti sono i bisogni, ed è necessario su questo aprire uno scontro, liberare le contraddizioni. Uno scontro per affermare i bisogni reali dei giovani, uno scontro per definire e conquistare un'autentica autonomia. Uno scontro per battere la concezione della politica e della militanza intesa come negazione di sé stessi e come paura di esprimere i propri bisogni di vita. Questo convegno è un passo avanti dal Parco Lambro perché sta uscendo la coscienza che la soluzione è solo nelle nostre mani, che vi devono essere deleghe, né immobilismo. O ci convinciamo di questo, o si aggrava la emarginazione, la diffusione dell'eroina, lo star male di ognuno di noi. O la solitudine impotente, o la forza collettiva. Solo se capiamo questo, l'esserci ritrovati per due giorni può essere stato minimamente utile. Ci si aspettava qualcosa, molto di più, ma questa è la realtà della nostra condizione attuale. La soluzione sta in noi. Concludendo proponiamo che vi siano prossimamente convegni regionali di Circoli giovanili in tutta Italia, per arrivare al più presto ad una assemblea nazionale di coordinamento delle iniziative e delle lotte (in una città del centro Italia) e a una giornata nazionale di lotta, il giorno in cui D.C. e P.C.I. vareranno in Parlamento il piano di preavviamento al lavoro, contro questo piano reazionario, contro l'eroina e per il diritto alla vita.

Intervento

Io volevo dire delle cose rispetto a questo movimento giovanile che cresce non perché io le abbia pensate o perché chissà ma soltanto perché sento l'esigenza di dirle, perché mi sono servite a me come persona. La mia esperienza politica in tutti questi anni è stata un po' strana nel senso che vivevo in me, è stata un po' castrante, allora volevo dire che quando la sera io dovevo affrontare, non so, anche il mio rapporto con la donna, quando la sera mi trovavo con me stesso non avevo veramente quegli strumenti che mi servivano per affrontare le situazioni, avevo tante cose non so, sulla fabbrica, sul sindacato, tutto il cazzo che volete, sull'internazionalismo, però per me non c'era più un cazzo e allora io sono entrato in una crisi profondissima perché veramente, capisci, per me di vivere in quella maniera li era difficile cioè proprio, avere un ruolo come personaggio politico è poi avere un secondo ruolo che era la tua esistenza, e lì erano cazzi tuoi perché se tu non andavi d'accordo con la tua donna... se non capivi i limiti veramente della noia di tutti i giorni lì erano cazzi tuoi perché eri tu che andavi a cercare i cazzi tuoi perché non c'era proprio nessuno, nessuno che ti era stato vicino... allora volevo dire 'sta cosa qui... a me il movimento giovanile m' è servito in questa cosa, che parte dall'esigenza personale, io sono al mondo, ho voglia anche di vivere non voglio finire nell'eroina in queste cose qui, io voglio vivere, allora ho bisogno di tanta gente, di tutti voi come penso anche tutti voi abbiate bisogno di tutti voi, regolare, e quindi il movimento giovanile mi ha dato tutte queste cose qui che si può stare insieme, perché è bello andare al cinema perché se abbiamo bisogno di mangiare si prende e si va a mangiare, perché se abbiamo bisogno di una casa noi l'espropriamo e ci freghiamo una casa, e nello stesso tempo che ci freghiamo una casa facciamo politica sulla casa, non è più che arriva uno e ti dice tu devi far politica della casa, magari te di case ne hai quattro e non te ne frega un cazzo, e secondo me questa qui è una cosa importantissima... Mi sono sempre stati simpatici i gatti più sono felini cioè selvaggi più sono simpatici perché sono autonomi, il gatto è furbo perché usa l'uomo e non si fa usare, ha l'autonomia individuale e si fa mantenere, chissà se un giorno piglieranno anche il potere. Sarà così anche per i padroni quando piglieremo il potere li divoreremo politi-camente, qualcuno forse dirà che dopotutto il padrone ci credeva alle cose che era costretto a fare i suoi interessi altrimenti il profitto altrimenti tante altre cose il fatto è che anche noi vogliamo fare i nostri interessi però siamo gli unici a cui la storia e altro legittima l'egoismo, ribellarsi è giusto insomma mi sono reso conto che la nevrosi fra i lavoratori è l'insieme di tanti bisogni umani non soddisfatti e negati o deviati su droghe pesanti e poi c'è sempre più il regno della necessità che incombe, le bollette da pagare i conti che non tornano le case che non trovi per questo lavorare è sempre più pesante, quando inizio a lavorare cerco di svegliarmi due ore dopo, se dormo sento meno il lavoro ma un giorno o l'altro ci lascerò la mano nelle presse, se non dormo studio qualche modo per infastidire il padrone, gliene devo fare almeno una al giorno cercare di fargli fare buon viso a cattiva sorte, se invece ti fa la menata fai l'indiano se hai voglia litighi e fai casino. Finito di dormire lavorando ti rendi conto che hai davanti a te una odiosa macchina così fredda, fa tutto da sola però devi essere lì mentalmente a metterci le virgole. I lavori che ci toccano di più sono così alienanti che ci distruggono fisicamente e soprattutto mentalmente, ti succhiano il cervello e così per non morire d'inedia mentale devi creare fantasticare giocare fare giochi con la macchina, le prendi in giro, le fermi le disegni, e quanto aumentano i ritmi le saboti, il gioco preferito sul lavoro in una fabbrica cartotecnica era quello di gettare oggetti nei nastri per bloccare la produzione, ma in ogni posto se ne inventa una è una questione di so-pravvivenza. Giochi con le macchine giochi con gli altri lavoratori; sono simpaticissimi gli operai adulti quando giocano a farsi i dispetti o intralciano il lavoro a chi s'impegna troppo, diventano di colpo bambini e vedendoli felici ti convinci sempre di più che i soggetti più rivoluzionari sono i bambini meglio le bambine perché padroneggiano le situazioni del gioco e della fantasia. In una piccola azienda le cose che ti chiedono di più gli operai quando sanno che sei di L.C. o un freak è se gli fai conoscere qualche ragazza e c'è chi ti chiede scherzosamente serio se gli dai della marijuana. Bisognerebbe rifletterci su dicono anche che bisogna fare la rivoluzione e che ci vuole il mitra, ma questo lo dicono da sempre. Quando arriva il 27 hai già finito i soldi da 10 giorni e sei costretto ad inventare non solo per vivere ma anche per sopravvivere, forse anche per questo Na sta diventando il centro culturale più grande d'Italia, e poi questa società dei consumi, va' bene che si rifiutano i prodotti del consumismo, l'auto più grossa, la televisione a colori, ma neanche se hai un momento di debolezza è concesso di usufruire, rifiutiamo di lavorare di più per avere l'auto più grossa, ma oggi anche se lavori di più non puoi accedere a questi lussi poi perché i proletari non hanno diritto al lusso e i padroni sì? Rubare un chilogrammo di carne in un supermercato è giusto quanto rubare una bottiglia di whisky, mi sembra ovvio... Volevo ritornare ancora alla cosiddetta valvola di sfogo che ti costringono i padroni così hanno piegato anche i nostri padri, rendono indecenti i trasporti pubblici così ti costringono a comperare la macchina, non ti garantiscono alcun servizio sociale decente così devi far famiglia perché tornare a casa dopo otto ore di lavoro non te la senti ogni giorno di farti da mangiare, le pulizie in casa, perché non hai il tempo di farti amicizie. L'importante è che l'uomo non si realizzi nel piacere in quanto uomo ma che si pieghi continuamente alla violenza della società borghese. La borghesia tiene per sé il piacere della decadenza o l'illusione delle scienze e del progresso. Un tempo c'era l'ideologia delle scienze e del progresso poi dato che tanto hanno anche ucciso Kennedy siamo arrivati ad adesso che nessuno ci crede più al progresso e direi che sono da vedere i films catastrofici, il più grande film colossal che stanno preparando in Amerika è la Fine del Mondo, un bel incoraggiamento cioè che ci viene dato dal cuore dell'imperialismo mondiale. Il tempo libero magari ce l'hai alla fine della giornata lavorativa perché quando sei giovane cerchi sempre di superare la fatica fisica per uscire la sera, fare qualcos'altro, ma che cazzo esci a fare la sera se sei inchiodato e recintato nell'lnterland Milanese col freddo e la notte e 2 km. per l'unico bar aperto nella zona, dove se c'è arrivi ti guardano male perché hai i capelli lunghi e perché non comperi le buste d'eroina, c'è una canzone che invita tutta la gente ad uscire dalle case a passare tutto il tempo nelle strade a cantare, a ballare etc., e penso che se abolissero la televisione o il lavoro per un anno si riuscirebbe a costruire moltissime cose. Ma ci sono le droghe dì Stato necessarie a farti vivere in una città come Milano, provate ad immaginare questa città per un solo mese senza caffè tabacchi tìvu auto e scoppiereste perché non riuscireste più a sopportare lo sfruttamento salariato; che cosa infernale sono le città ti distruggono lentamente anche il rapporto con la natura non ti accorgi nemmeno se è cambiata la stagione, che la terra ha un odore suo diverso da quello del cemento e poi in città diventi sempre meno autosufficiente dicono che se tra vent'anni non si cambierà urgentemente la terra sì distruggerà ecologicamente bisogna fare qualcosa ci sarà pure qualche rappresentante del genere umano che dovrà assumersi anche questa responsabilità. Un giovane che finisce di lavorare vorrebbe fare qualcosa di bello di più utile; discutere, magari studiare, imparare a conoscere il proprio corpo, la propria mente dipingere, ballare ma figurarsi se è possibile fare tutto questo a Quarto Oggiaro; durante il tempo libero ti accorgi che sei libero di non contare nulla e poi non sei libero di cambiare il mondo, come diceva Mao che il futuro ci appartiene, il mondo è nostro rivolgendosi ai giovani di tutto il mondo; qui non abbiamo né il presente né il futuro e dopo tutto la vita è più di tutto nostra perché dobbiamo viverla tutta intera non l'abbiamo ancora persa e quando si è giovani, avendo tutta la vita davanti si pensa più spesso come si vuole investirla, questa è l'unica differenza tra giovani e adulti, il voler partecipare alla costruzione di una storia collettiva con la sua gente, il suo popolo la sua classe. Sono stanco, basta Luigino è andato un attimo in crisi perché non c'è feeling e allora ha detto che per lui c'è troppo casino non riesce a fare un po' di cose, magari c'è un po' di feeling lui va avanti pausa. Il feeling è una roba che si sente che se c'è c’è e se non c'è non c'è. Pausa. La mancanza di feeling dipende dall'autocastrazione collettiva, dalla mancanza di coraggio di voler fare qualcosa di piacevole insieme e non collettivamente, cioè lapsus, e non con violenza a me sembra che questo sia il fatto m'è venuto in mente l'altro giorno in una riunione proprio la mancanza del piacevole, che uno si castra a livello più intimo a livello più fisico per una situazione di senso del peccato cioè che fare certe cose piacevoli siano forme di potere... pausa... sia soltanto una questione di dispersione delle energie a questo punto si può andare avanti a pensarci. Pausa... Se c'è qualcuno che vuole parlare del feeling e della piacevolezza è invitato a parlare qui se c'è qualcuno che tra l'altro sa cosa è il feeling, perché io lo sento e basta, e riesce a spiegarmelo bene io... La traduzione di feeling vuoi dire sentirsi vicino, eh, pausa I feel you so close vuoi dire ti sento molto vicino fisicamente intimamente e non so deriva dall'inglese.

Intervento

Io rifiuto il lavoro a priori, io sono entrato in fabbrica, io avevo intenzione di andarmene all'estero, di girare un po' il mondo di fare i cazzi miei, comunque alla fine ho deciso di entrare in fabbrica perché è l'unica possibilità che io proletario ho di aggregazione e per esercitare la mia forza la mia violenza su questo sistema che in me fa nascere violenza e forza, è quella di stare in fabbrica è quella di sabotare i motori alle catene di montaggio quando li costruiamo, è quella di fare i cortei interni e di rompere i coglioni appl. - non voglio gli applausi - e mi sembra di venire qui a prendere gli applausi - no, sto gridando perché sono arrabbiato e violento i compagni prima mi dicevano non è giusto essere violenti porco dio ieri al lavoro mi sono messo a piangere di rabbia perché era l'ultimo giorno di prova e questi qua me ne hanno fatto di tutti i colori, e io non potevo rispondere e mi hanno portato in ufficio anche e io non potevo rispondere e per sta roba qua mi sono messo a piangere di rabbia perché non ne potevo più perché se io non ne avevo le prove sapevo che cazzo fare allora io penso che noi non dobbiamo fare lo sbaglio di disunire i due livelli cioè il livello sovrastrutturale e il livello strutturale fra quelli che sono le nostre esigenze materiali e quelli che sono le cosiddette esigenze radicali, io penso che le due cose sono unite più che profondamente fra di loro, allora noi dobbiamo discutere della violenza, di come trasformare la nostra rabbia in violenza organizzata di come impedire alle squadre speciali ai carabinieri alla polizia di venirci a rompere il cazzo; dobbiamo impedire queste cose qua, compagni, io non ne posso più che quando è entrata in vigore la Legge Reale, non ne posso più di aprire il giornale e questa non è ipocrisia io, mi dispiace quando muoiono i giovani quando viene ammazzata una persona, non ne posso più di vedere un ragazzino di sedici anni che viene ammazzato da un carabiniere solo perché ha tentato di rubare un po' di benzina, non ne posso più di vedere la gente che vive nelle topaie con le case che ci sono e sono sfitte, e solo perché la gente deve speculare su queste cose, non ne posso più che la gente, che Agnelli cioè tutte quelle cose solite che sappiamo, gente che va a far le ferie in yacht e alle Haway etc. etc. di quella gente che va a Saint Moritz, di quella gente che parla « Oggi», gente quei giornali della Rusconi che vendono a sciami, non ne posso più che questa gente qui abbia dalla parte sua il potere di schiacciarci ogni giorno di più io penso che oggi esistano le condizioni storiche per una grossa sconfitta della classe operaia, compagni, e questo non è catastrofismo e questa cosa passa con l'intervento pesante che fanno i revisionisti il P.C.l. che ha scelto fino in fondo di servire il padrone... allora... pausa applausi... allora oggi voglio soltanto far capire una cosa... noi in fabbrica all'Alfa Romeo dove gli operai sono in profondo dissenso con la linea sindacale, col l'atteggiamento del P.C.I. che hai nei confronti del governo se noi oggi questa fabbrica che è arrabbiata che questa sua rabbia la esprime quando nelle assemblee rifiuta la piattaforma aziendale, quando nelle assemblee condanna i metodi antidemocratici con cui si muove il P.C.I. in fabbrica. L'altro giorno al portello abbiamo picchiato tre del P.C.I. perché hanno assalito un nostro compagno, 'sta gente qui si permette di assalire un compagno nostro e che è un compagno poi che ha una linea di cento persone, una linea di montaggio di cento che gli stanno dietro si permettono di non farlo parlare, noi a questi tre li abbiamo mandati in infermeria tutti sanguinanti. lo 'sta violenza qui l'accetto - applausi questa comunque è una vittoria compagni perché io non voglio picchiarmi con i compagni del P.C.l. che sono inquadrati perché considerano il P.C.I. una chiesa, non voglio picchiarmi con questa gente qua perché io penso che nel proletariato non sono tutte rose e fiori come vuol far vedere '900 ci sono le sue contraddizioni, fra maschi e femmine, fra chi possiede la villa che ha messo vent'anni per costruirsi e chi c'ha invece, è dequalificato, ci sono 'ste cose qui. Però io penso che è negativo che noi operai, proletari, e studenti ci picchiamo fra noi senza capire chi è il nemico principale. Il nemico principale il più importante perché ostacola il processo di presa di coscienza delle masse e la coscienza compagni io c'ho questa concezione qui, quando noi abbiamo cominciato a capire, abbiamo co-minciato a fare il Circolo Giovanile e abbiamo fatto gli scontri del 22 febbraio, quella domenica famosa a Piazza Vetra io prima non credevo di possedere questo potere di far parlare i giornali di me e degli altri compagni. Quando noi invece abbiamo fatto tutto quel casino lì ci siamo resi conto del potere reale che noi avevamo cioè quello di trasformare le cose. lo ho capito la frase che dice la storia la fanno le masse e non la fanno gli eroi perché io ho capito che se io mi ribello se tutti quanti ci ribelliamo noi possiamo cambiare queste menate e le possiamo stravolgere, allora voglio ritornare a queste cose qua, io compagni fuori ho paura a girare perché ho paura delle squadre speciali perché ho paura e queste cose qua noi non abbiamo la possibilità di vietarlo quello che nella mia testa gira da un po' di tempo a questa parte è quello di creare un bel servizio d'ordine, io le dico in senso provocatorio queste cose, nel senso che è una mia paranoia non che poi bisogna fare così, un bel servizio d'ordine che quando vede queste squadre speciali all'opera o le individuiamo chi di essa ne fa parte, vediamo i C.C. che rompono più i coglioni, per esempio a San Giuliano alcuni compagni si erano riuniti per fare i cazzi loro in casa, se fino a poco tempo fa era una cosa naturale, in casa ascoltare la musica, a farsi autocoscienza, a fare il porco dio, questi qui invece, i C.C. arrivano, come il famoso Serpico, perché tutti nelle nostre zone abbiamo un Serpico, entra di rabbia nell'appartamento e cercare la droga annusando in giro; al di là del fatto lui fuma, stò bastardo qui, e ci sono i C.C. che si bucano, però io non accetto 'ste cose, sto' C.C. qui a me mi viene in testa se puoi pigliarlo da solo e dargli un sacco di botte, sappiamo che ammazza i proletari che spara per primo, che spara per sfizio non perché sia necessario usare la pistola per legittima difesa, io 'sta gente qua gli sparo compagni è ora che noi vediamo 'sta gente qua (applausi) deve spaventarsi di fare 'ste cose qua deve smettere deve avere paura di andare in giro deve vergognarsi del ruolo di merda che gli hanno dato, allora io cerco di farglielo capire con le buone e con le cattive nel senso che se questo è un figlio di puttana io gli sparo e gli faccio qualsiasi altra cosa, così con quelli che vanno a spacciare eroina e non si bucano loro, non lo fanno per fare i soldi come un mestiere, etc. etc., così con i padroni delle case e i padroni tutti, per adesso ho finito perché sono stato molto confuso. Applausi. Compagni sono un disoccupato perché mi sono licenziato sei mesi fa dall'Alfa dalla disperazione, dei padroni, e di quello che ci giro intorno. Prima di tutto vorrei precisare due cose che la vita dell'Alfa e dei rapporti è molto difficile per noi compagni, perché come sappiamo tutti coloro che svolgono una attività politica all 'interno della fabbrica è sempre, ripeto le parole, un posto dei più schifosi e umilianti, in quanto io lavoravo al montaggio e non riuscivo più a vivere in quella merda e mi sono voluto licenziare dalla disperazione e questa è una esperienza mia e di tanti compagni io penso. Ma adesso dopo tanti mesi ché sono qui, io ho pensato di tornare nel Meridione perché io sono un compagno Meridionale e di Castelbuono, con le speranze di tornare giù dove ho lasciato il mio paese e di ricominciare con delle lotte diverse e delle lotte che mi portino a qualche cosa nuova che io ho sempre sperato di costruire nella mia terra e tutto questo... Applausi. Adesso parlano le compagne. Compagne, allora io sono del C.P.G. di San Giuliano, nato ufficialmente nell'inverno 75/76, cioè noi siamo una trentina di giovani molti di più se contiamo quelli che ci girano attorno, tutti dai tredici ai ventiquattro anni, alcuni simpatizzanti di organizzazioni rivoluzionarie, altri anarchici uscenti da un loro coordinamento, altri ancora scazzati e basta, pensare a fumare e basta, e quelli che ormai pensano solo a bucarsi, tutti più o meno consci che questa società di merda non fa per noi, non ci regala niente, e che quello che ci serve dobbiamo prendercelo. Non accettiamo più niente di quello che ci viene dato qualsiasi situazione, qualsiasi ruolo, qualsiasi cosa noi abbiamo sempre fatto per tradizione, per abitudine, d'ora in poi deve prima passare per le nostre teste per essere rigenerata. Rifiutiamo il solito modo burocratico di far politica per dovere, noi vogliamo far politica partendo dalle nostre esigenze personali e nostri bisogni quotidiani; quando ci siamo resi conto d'essere in tanti con questi casini, questa voglia di lottare ha cominciato a farsi largo l'idea di metterci insieme partendo dalla nostra condizione di scazzati.