Con la scomparsa di Bruno Lauzi si interrompe dolorosamente non solo la storia di uno dei maggiori poeti della canzone italiana, ma anche un’intensa e affettuosa collaborazione reciproca tra lui e il Club Tenco di Sanremo, che da qualche anno era in corso e che sfocerà comunque nell’imminente assegnazione, da tempo comunicatagli e già pubblicamente annunciata, del massimo riconoscimento del Club, il Premio Tenco, in questo caso eccezionalmente dedicato a un cantautore italiano.L’ultimo concerto di Bruno si è tenuto proprio per una rassegna del Club Tenco, l’11 luglio scorso, a Villa Campolieto di Ercolano. In quell’occasione il Club gli sottopose un’occasione privilegiata, ovvero il tradizionale “rito” di aprire a sorpresa la “Rassegna della canzone d’autore”, in programma a Sanremo dal 9 all’11 novembre, interpretando la sigla della manifestazione: “Lontano lontano” di Luigi Tenco. La sua risposta, fulminante com’era nel suo stile, fu un lungo silenzio e poi: “È una bella cosa”. In questi mesi Bruno aveva già imparato la canzone, che mai prima aveva eseguito, ma il sipario del “Tenco 2006” non farà in tempo ad aprirsi sulla sua inconfondibile figura intenta a cantare il capolavoro del suo antico compagno di banco. Bruno Lauzi riempirà comunque i tre giorni della Rassegna. Non solo il figlio Maurizio ritirerà per lui il premio, ma l’intera Rassegna è a lui dedicata, e gli artisti partecipanti lo omaggeranno interpretando per la prima volta una sua canzone, che proprio in queste settimane stanno tutti preparando. Anche questa è una scelta che il Club aveva fatto da tempo e di cui Bruno è stato attivamente partecipe fino a ieri. Se ne era dichiarato onorato e persino stupito: anzi, “esterrefatto” come testualmente scriveva, con l’arguzia anche polemica che lo ha sempre contraddistinto, nel suo ultimo messaggio elettronico agli organizzatori, con il quale chiedeva con incredibile umiltà se a Sanremo poteva disporre di un musicista e di un leggio. Alle assicurazioni fornitegli aveva risposto, l’11 settembre scorso: “Tutto perfetto, prepara l’infermeria”. Per chi non lo sapesse, al Tenco l’“infermeria” non è affatto un locale di pronto soccorso, ma di mescite enologiche. Non era sempre stato idilliaco il rapporto tra Lauzi e il Club Tenco. Era stato ospite della Rassegna tre volte. La prima, nel 1977, in quanto traduttore e interprete di Jacques Brel, anche se poi aveva giustamente proposto brani propri, tra cui la “frecciata” controcorrente della canzone “Io canterò politico”. Poi non era stato più chiamato, provocando in lui il malinteso che ciò accadesse per la sua conclamata posizione politica. Nel 2001 ci fu il chiarimento e la “riappacificazione” pubblica sul palco dell’Ariston, in occasione dell’omaggio riservato quell’anno a un altro amato amico-collega che ora Bruno ha raggiunto: Sergio Endrigo. E l’anno successivo, finalmente, un recital tutto suo. Da allora l’intesa con Lauzi è stata ininterrotta, e non c’è stata iniziativa in cui ci fosse lo zampino del “Tenco” a cui lui non fosse disponibile: l’omaggio di Roma a Endrigo “Ciao poeta”, il Festival della canzone umoristica “Dallo sciamano allo showman” in Valcamonica, la rassegna “Roma di Amilcare”, ecc.Al “Tenco”, in particolare nella giornata del 9 novembre, si parlerà di lui e dei cantautori genovesi con la presenza dei grandi amici che gli sono stati vicini fino all’ultimo: Gino Paoli, Giorgio Calabrese, Gianfranco Reverberi. E in calendario c’è pure la presentazione del suo ultimo disco (“Ciocco latino”) e del suo ultimo libro (“Tanto domani mi sveglio”), entrambi appena ultimati. In vista di questi appuntamenti a Sanremo, nell’ultima telefonata con un rappresentante del Club Tenco, Bruno, che in queste settimane era ormai serenamente consapevole in maniera sublime della sua sorte, aveva pacatamente commentato: “Ho cominciato con Tenco, finisco con Tenco”. Il Club Tenco ama ripetere di preferire sempre organizzare i propri omaggi a grandi artisti viventi più che a quelli scomparsi. In questo caso il problema non si porrà: nei tre giorni della Rassegna Bruno sarà ancora vivo.
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Enrico de Angelis, Enrico Deregibus |