Il
titolo di Madonna della Coltura che già prima del 1935 si da a questa
venerata immagine, è una abbreviazione di Agricoltura, quanto
all’origine del titolo vi sono varie ipotesi lasciando agli storici il
compito di approfondire ancore sull’origine del titolo.Ma gli storici
hanno chiarito, sulla scorta di un documento inequivocabile, pubblicato
per la prima volta nel 1980 da cui si evince, che Coltura deriva da Cutura,
che a sua volta filiazione di collura (pane), tanto che i nostri padri,
quelli per intenderci che trasportarono in paese il monolito raffigurante
la vergine su di un carro tirato da buoi, secondo la legenda, chiamarono
la sacra immagine S.M. DE LA CUTURA.E non potevano chiamarla diversamente
visto che da sempre l’avevano così titolata, quando nei riti
post-pasquali avevano intrecciato canti e preghiere intorno alla laura di
cui era portinaia, consumando la cuddura (torta di pane, a volte
confezionata con uova sode disposte al centro o lungo i bordi incastonate
del pane), secondo il rituale di una sagra campestre, l’antica festa
dell’aurio, che si celebrava presso le
antiche laure basilane, ed era chiamata la festa de la Cutura.Questione
di metodo, beninteso, e non di polemiche, questa puntualizzazione che
reclama il rispetto filologico della ricerca e dell’aderenza al
documento pittorico della chiese dell’umanità, che in pieno
quattrocento parla della Cutura, titolo latinizzato nello stesso secolo in
Cultura dal vescovo Ludovico de Pennis nella sua visita pastorale a
Parabita : ;Ecclesiae sanctae Mariae de Cultura;,
italianizzato poi in Coltura.Il titolo Madonna dell’agricoltura è tardo
rispetto a Cutura, Cultura, Coltura, e compare tra otto e novecento, e per
la prima volta è documentato sull’architrave del portale del santuario:
virgini mariae ab agricoltura / patronae / dicatum / IV nonas maias
mcmXIII.Quel 1913 in cui i parabitani dedicano un tempio alla loro
Madonna, che titolano la regina dei campi.Ma al di là dei bizantinismi
dell’indagine storica, ai fini del culto e del titolo La Madonna dalla
Cultura (ossia del pane), la Madonna della cultura (ossia
dell’agricoltura) sono tre titoli che si identificano in un solo: quello
di Madonna della Cultura che dal 1847 in poi divenne compatrona di
Parabita, accanto a San Sebastiano e San Rocco.La rivisitazione della
storia e del culto della Madonna della Cultura che P.Renato, nel primo
capitolo della sua opera, ha inteso offrirci con amore e devozione di
religioso e di massimo custode del santuario, ben si raccorda dunque
all’antica fede dei nostri padri per una Madonna nata sul limitare di
una laura quale portinaia, è da sempre riconosciuta e venerata quale
guardiana dei campi.Di qui giustamente il titolo di Madonna
dell’Agricoltura.
Dalla cappella alla ''Basilica'': Nel
linguaggio di molti parabitani, il santuario della Coltura è ancora dello ''Cappella'' quasi a ricordare il vecchio tempio che fu demolito nel
maggio 1913. La vecchia ''Cappella'' risale probabilmente alla fine
del XIV secolo o inizi del successivo, dopo il rinvenimento da parte del ''pio agricoltore'' della preziosa icona. L'esistenza di questa
prima ''Cappella'' è documentata ufficialmente da una visita
pastorale del 1452 da parte di mons. Ludovico De Pennis, Vescovo di Nardò;
di questa visita rimane un prezioso ''Inventarium Ecclesie S. Marie de
Cultura in Parabita''. Sicuramente esisteva già prima in quanto, dopo
il ritrovamento, i parabitani pensarono certamente di edificare un tempio
per collocarvi l'immagine. Questa immagine, come è noto, era già
conosciuta in tutta la zona: ne è prova la riproduzione, nella monumentale
chiesa di S. Caterina di Galatina, di Francesco d'Arezzo, affrescata tra il
1435 e il 1445. Nella bellissima chiesetta di S.Stefano del XIV sec. a
Soleto, si può ammirare un'immagine della Vergine chiaramente ispirata alla
Madonna della Coltura. Col. P.Barella possiamo dunque affermare ''come
tesi provata, che la chesina di S. Maria della Coltura, già esisteva agli
inizi del secolo XV''. Questo tempietto ebbe, lungo il corso dei secoli,
varie trasformazioni, secondo il gusto dei vari stili artisticiche si
susseguivano: così la volta, all'inizio costituita da un semplice cielo
soffittato, nel XVII secolo con una nuova volta impostata su archi e
pilastri addossati alle pareti interne degli antichi muri. Il portale
originario fu rifatto nel XIX secolo e le ''lesene estremali del
frontespizio, furono rifatte sulle tracce antiche, e che graziosamente
elevandosi vanno a confondersi nell'arco del coronamento''.
Dell'esistenza di questo tempio abbiamo ancora una preziosa testimonianza:
la visita pastorale che mons. Sanfelice, vescovo di Nardò fece a Parabita
dal 28 marzo al 2 aprile del 1719 con la seguente documentazione:''Visitavit
ecclesiam B.M. Virginis vulgo della Coltura, una cum sacris suppellectibus,
et laudavit. Mandavit tamen insculpi supra maiorem portam due hec quae
sequuntur carmina, vetustate et temporum iniusiis ita consumata ut vix nuc
possint: Virginis intactae dum veneris figuram, Praetereundo cave ne
sileatur Ave''. Questo particolare ci fa pensare che questa chiesetta,
doveva essere una delle tappe di un itinerario che portava i pellegrini a
visitare i luoghi di speciale devozione del basso Salento, sino a giungere
al santuario di S.M. di Leuca. Il tempio, nonostante tutti i rifacimenti,
man mano andò in degrado e divenne pericolante tanto da far decidere ad un
gruppo di parabitani con a capo Vincenzo Gerbino e Sebastiano Cataldi a
demolirlo (1913) e lo fecero di notte. In questa circostanza, dovendo
procedere alla demolizione dell'altare, si scoprì il monolito per intero,
fino ad allora coperto da un ovale del secolo XVII, che riduceva l'immagine
della Madonna. Il 4 maggio di quell'anno, il vescovo di Nardò , mons.
Nicola Gittannasio, pose la prima pietra del nuovo tempio, che si inaugurò
il 21 dicembre 1920 ancora incompleto. Il progetto era stato approntato da
Napoleone Pagliarulo che ne guidò i lavori. La parte absidale fu costruita
dopo la morte di Pagliarulo(18/9/1926) su progetto di Salvatore Vinci e fu
inaugurata il 27 aprile 1936. Gli affreschi che si ammirano ancora oggi
furono eseguiti da Mario Prayer dal 7 aprile al 5 novembre 1942. Nel 1976
realizzato il nuovo campanile, s'iniziò la costruzione dei bracci laterali
con le due cappelle del Santissimo e del Sacro Cuore, che danno al complesso
l'assetto definitivo. Così la ''Cappella'' man mano è divenuta la ''Basilica'' di S.Maria della Coltura.
Redattore del Santuario 73052 Parabita (Le) / tel.
0833593217
Le
origini di Parabita bellissima e splendida cittadina del Salento
in provincia di Lecce, al pari di tanti altri centri
di Terra d'Otranto si perdono nell'incertezza delle fonti storiche. Le
prime attestazioni del piccolo borgo risalgono al XIII sec. d.C. Piccolo
centro dell'entroterra sin dall'inizio ad economia prevalentemente
agricola, si sviluppò lungo i pendii di una collina avvassallato e
protetto da un poderoso castello che vide nel corso dei secoli un
susseguirsi di feudatari. Fra i maggiori signori del feudo parabitano
ricordiamo i Del Balzo Orsini, i Castriota, i Ferrari. Non si può dire
che avvennero in Parabita vicende di grande rilevanza. Gli
avvenimenti politico-militari che coinvolsero il suo territorio furono in
sostanza per lo più un riflesso di qualcosa di ben più importante che
interessava le potenze straniere che in quel tempo spadroneggiavano in
Italia. Nel 1484 Parabita si arrese ai veneziani, quando questi, era
l'alba del 6 maggio, espugnarono Gallipoli ;con 70 navi gravide di
300 cavalli e 7000 combattenti;. Nel 1528, i francesi scorazzavano
nelle nostre contrade, per volere del duca di Ugento, perchè li aveva
autorizzati a stabilire un accampamento in Parabita, da cui partivano per
i colpi di mano contro i villaggi che parteggiavano con gli Spagnoli ed in
special modo contro Gallipoli. Ma il conte Pietro Castriota assalì e
sconfisse i Francesi con 600 gallipolini, era il 13 Luglio 1528, e cedette
a Gallipoli, che come abbiamo detto, parteggiava con gli Spagnoli, il
feudo di Parabita. ;Ma si fatta concessione venne dal Vicerè,
Principe di Oranges, commutata di una tassa di annui ducati 300, dei quali
due anni dopo, Parabita fu anche rivalsa ed assolta, la mercè del
Cardinale Pompeo Colonna succeduto all'Oranges.; Nei primi del 700 il
feudo fu comperato dai duchi Ferrari, il cui stemma si nota sulla facciata
del castello del XV-XVI secolo e poi definitivamente rifatto nel 1913. In
questo castello vi è una chiesetta in cui furono custoditi il corpo di
San Vincenzo Martire ed un'ampolla del suo sangue, che il duca Giuseppe
Ferrari aveva avuto in dono nel 1737 dall'Arcivescovo Fr. Tommaso Cervioni;
reliquie che poi furono donate dall'ultima duchessa di Parabita, Lucia La
Greca, alla chiesa matrice il 2 Settembre 1855. Successivamente Parabita
seguì la sorte degli altri centri salentini e quindi dopo la caduta dei
Borboni diventò un Comune del regno d'Italia (1860).
Non
molti sanno dell'esistenza di una piccola grotta sulla collina di Parabita
nella quale si trova un dipinto raffigurante l'immagine sacra della
Madonna detta La Madonna della grotta o meglio << La Matonna tu
carottu >> .Leggende popolari narrano che solo i figli di mamma
buona possono passare attraverso la stretta feritoia che dà accesso alla
grotta.La grotta si trova sulla collina di S. Eleuterio alla quale si
accede dalla strada provinciale Parabita - Collepasso . Non è un percorso
da scalatori ma è un po' faticoso; in compenso nelle giornate di
tramontana si può ammirare la Baia di Gallipoli (a pochi Km da Parabita)
Da
lontano si può ammirare il castello che è ancora privato; una bellissima
struttura architettonica ma chiusa al pubblico. Forse è stato questo il
motivo che ha indotto i cittadini di Parabita ad edificare il cimitero
monumentale ... anche se già avevano un bel castello.
Si
racconta che durante l'invasione dei Saraceni i cittadini di Parabita si
barricarono nel castello assediati dal nemico. I Saraceni attendevano
fuori dalle mura convinti che gli assediati a causa della fame prima o poi
sarebbero usiti allo scoperto. Invece di impugnare le armi i cittadini di
Parabita tempestarono i saraceni con pezzi di formaggio (ricavato dal
latte delle nutrici parabitane ! ) . Alla vista di una tale
sovrabbondanza di cibo, i saraceni, scoraggiati, furono costretti ad
abbandonare l'assedio.
Molte
parabitane hanno il nome di Coltura (alcuni anche Colturo !?) come
l'omonima Madonna a cui è intitolata la Cattedrale di Parabita. Si narra
che molti anni fa un contadino del luogo, dissodando il suo campo abbia
trovato un monolito raffigurante un'immagine Santa (L'attuale Madonna
della Coltura). Si decise di portare il monolito nella chiesetta della
Madonna delle Anime Anime. Con stupore di tutti il mattino seguente il
monolito venne ritrovato in una piccola cappella all'entrata di Parabita .
Quella cappella è l'attuale santuario di Parabita ed il monolito è
esposto al pubblico.
I
parabitani sono detti <<ventri janchi>> (Pancia bianca...?!)
(Da Parabita a Matino
un passo ... inciampi ... Casarano) (Detto dialettale: Parabita e Matino
sono affiancati... addirittura ci sono abitazioni che si trovano sul
confine dei due paesi; Casarano si trova a 2,5 Km da Matino)
DA
VISITARE: Cattedrale della Madonna della Coltura di Parabita; Castello
di Parabita; la pinacoteca di Parabita; parco comunale; centro storico.
Per
la sosta: Parco comunale immerso nel verde con giochi per bimbi.
Diversi ristoranti tipici.
Servizi:
Biblioteca Comunale ; Palazzetto dello sport
Prodotti
tipici: vino locale; le pucce ( o puccie ) pane con olive
<<mature>> ; 'u pecured'dru (dolce pasquale con pasta di
mandorle a forma di agnello); i purciad'druzzi(porcellini), le cartellate
e le chinulid'dre (dolci natalizi con miele e vin cotto); i minchiared'dri( ... ) pasta fatta
in casa con farina integrale
Feste
patronali: la Madonna della Coltura ultima domenica di maggio con
uno splendido spettacolo
pirotecnico di alcune ore; la Madonna delle Anime
Sagre:
Dell' anguria 15-16-17 agosto ; della puccia in agosto; ;tu vinu e
te le cose nosce; in estate
Manifestazioni
ricorrenti: Presepe vivente, nel castello privato di
Parabita
! Se vuoi visitare
Parabita sulla statale per S.M.di Leuca prendi l'uscita per Alezio ;S.S.di
Parabita; nei pressi dell'ospedale di Gallipoli . Da Gallipoli ad Alezio 5
Km circa. All'entrata di Alezio trovi sulla destra l'indicazione per Parabita. Oppure
se prendi l'uscita per Sannicola segui per Tuglie e quindi Parabita.