Il Finalese

La geologia
La caratteristica roccia che costituisce le pareti degli altipiani è un calcare formato da miliardi di gusci di organismi che vissero nel mare che ricopriva gli scisti cristallini.
Pressocchè ovunque si possono rintracciare impronte fossili di conchiglie.
Si tratta di una formazione recente, in scala geologica, risalendo a circa 30 milioni di anni addietro.
Alla componente di origine organica si aggiungono elementi inorganici, soprattutto sabbie, trascinati da correnti che confluivano in quel mare e gli arrampicatori sanno che la roccia delle diverse pareti è leggermente diversa contenendo pietruzze di varie dimensioni ed in quantità variabile.
E' una pietra dal colore caldo, utilizzata per rivestimenti anche se soffre l'esposizione agli agenti atmosferici ed è molto tenera.
La flora
Sugli altipiani domina la macchia mediterranea rappresentata da estese leccete con cespugli di lentisco, cisto, mirto ed alberelli di corbezzolo.
Esistono variazioni locali, ad esempio sulla vetta della Rocca di Corno abbonda il rosmarino.
Sulle pareti cresce la Campanula Isophylla e nelle zone aride e pietrose la Campanula Sabatia, endemismi della zona. In tutti i boschi è presente la Smilax Aspera un rampicante dalle robuste spine che trasforma qualsiasi boschetto in una giungla impenetrabile
Dove l'uomo è intervenuto ha diffuso l'ulivo o il castagno.
La fauna
La vegezione fitta degli altipiani non favorisce la visione occasionale degli animali.
Oltre all'onnipresente cinghiale non ci sono grandi mammiferi.
La presenza dei caprioli è ormai diffusa nei boschi appenninici anche nel savonese, ma la macchia mediterranea è intricata e sfavorevole agli animali con le corna.
Nei buchi delle pareti può capitare di incontrare i ghiri.
E' citata la presenza di un bel serpente, chiamato Colubro Lacertino, il cui maschio adulto può arrivare a 2,5 metri. Come in genere sono i colubri ha un bel carattere aggressivo e mordace. Il morso è debolmente velenoso.
Dovrebbe essere presente anche la Lucertola Ocellata, sorta di grande ramarro che può arrivare a 60 cm nel maschio adulto. La più bella lucertola europea.
I Ciappi
I Ciappi sono ampi lastroni rocciosi, suborizzontali, ricoperti da incisioni rupestri.
Le incisioni sono costituite da croci, coppelle, vasche per la raccolta d'acqua collegate a reti di caneletti.
Al Ciappo delle Conche vi sono alcune incisioni differenti (trenino, barca); in ogni caso non si tratta di manifestazioni preistoriche ma relativamente recenti, risalenti addietro di qualche secolo.
Nel finalese esisono "Ciappi" situati sia sull'altopiano del Pianarella (Ciappo dei Ceci, Ciappo delle Conche) sia sull'altopiano di Rocca di Corno (Ciappo del Sale), tutti con caratteristiche simili.
Al di là della loro età bisogna riconoscerne che sono una emozionante testimonianza di un tempo in cui gli altipiani erano intensamente coltivati e frequentati.
Girando le ripide vallette ci si accorge facilmente che i pendii sono completamente rivestiti di muri a secco, ormai in via di scomparsa ma ancora visibili.
Sono presenti anche ricoveri in pietra, talvolta ricavati all'interno dei muri a secco, oppure addossati alle pareti rocciose o ancora adattati a protezione esterna di caverne (Camporotondo, valle del Vacchè ed altri).
Lungo tutte le mulattiere che abbiano fondo roccioso sono visibile le incisioni lasciate dalle ruote dei carri nella tenera roccia.
La preistoria
La frequentazione umana degli altipiani non è certo limitata al periodo della "fame di terra" dei secoli appena trascorsi.
Le grotte del finalese hanno restituito testimonianza della frequentazione da parte di uomini fin dal Paleolitico.
La grotta delle Arene Candide ha permesso di ricostruire una frequentazione durata 18000 anni, dal Paleolitico attreverso il Neolitico e fino all'età romana.
Numerose altre grotte meriterebbero menzione, prime fra tutte quella della Pollera, quella delle Fate e l'Arma delle Manie.
Altre testimonianze sono di più difficile inquadramento come i resti di un castellare sulla Rocca di Perti o il circo megalitico di Camporotondo.
Quello che certamente attestano è la continuità della frequentazione con il riuso di precedenti strutture ed il loro adattamento a nuove esigenze.
Storia
In epoca storica il finalese conserva la sua importanza e la maggiore testimonianza è data dalla strada romana Julia Augusta che scende nella val Ponci.
Per evitare gli invalicabili precipizi di capo Noli la via risaliva alle spalle di Vado per raggiungere Magnone e scendere a Finale lungo la val Ponci.
Lungo il percorso sono conservati i resti di cinque ponti, alcuni restaurati.
Testimonianze medioevali sono i castelli di varie epoche posti a difesa delle direttrici più importanti.
Il Borgo fortificato di Finale, dominato dal forte spagnolo e dal sovrastante Castel Gavone, munito di una splendida torre bugnata, proteggeva la via che garantiva ai territori spagnoli lo sbocco al mare contro le mire di Genova.
Sul territorio esistono ovviamente molte altre emergenze storiche ed artistiche; al di fuori dei centri abitati ricordo la rinascimentale chiesa detta "dei cinque campanili" a Perti e l'antica fortificazione di S.Lorenzino, ad Orco.
Una modesta testimonianza dell'attività umana è data dai già accennati muri a secco che suddividono in terrazzamenti tutte le vallette che scendono dagli altipiani e restano anche rilevanti tracce di una rete di mulattiere a fondo lastricato in pietra.