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La messa in forma

La base del testo (sotàn) era preparata su un piastrone rotondo d’arenaria sul quale le palle di terra venivano trasformate in dischi spessi un paio di centimetri e di diametro variabile, a seconda delle dimensioni desiderate. La terra veniva distesa utilizzando la spada di legno e avendo cura di cospargere la pietra con abbondante calcite macinata, per evitare che la terra vi si attaccasse. Quando il disco era sufficientemente malleabile si procedeva alla costruzione dell’orlo del testo: a Castagnetoli non si conosce la tecnica comunemente usata per la costruzione del vasellame e consistente nella sovrapposizione di strisce d’argilla. Il bordo dei testi veniva costruito con un solo movimento rotatorio della mano che, velocemente, "alzava" una parte del disco di terra. L’esecuzione del coperchio era più facile: preparati come sopra i dischi di terra, essi venivano adagiati su forme a cupola di legno di castagno, avendo cura di usare come isolante abbondante polvere di calcite. Le forme in uso erano due: una, del diametro di 50 cm e con un’altezza di 20 cm, serviva per la preparazione del testo grande (diam. 50 cm) e di quello mezzano (diam. 30 cm), mentre una seconda forma, del diametro di 30 cm, serviva per la preparazione di piccoli testi (loc. kopéti), usati per la cottura di sformati di riso. Sulla sommità del coperchio veniva posto il manico: uno spesso nastro di terra, inserito in due fessure aperte sul testo e poi saldate con argilla e acqua.

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L’essiccazione

In piena estate i testi venivano essiccati al sole, esponendoli per circa un’ora sotto stracci umidi e avendo cura di sorvegliarne a vista l’essiccazione: quando la terra "imbiancava" il testo era pronto per la cottura. D’inverno l’essiccazione avveniva all’interno del seccatoio per le castagne e durava una nottata. In una settimana ogni famiglia produceva e vendeva 6-8 testi: la cottura avveniva generalmente di domenica.

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