DALL' ETA' MODERNA ALL' UNITA' D'ITALIA

Il XVI secolo vede la Lunigiana ancora divisa tra numerose dominazioni: il suo carattere di importante terra transito non è venuto meno e il controllo su di essa è sempre ambito. Comincia però ad affermarsi il desiderio di unificazione: nessuna città riesce però a imporsi sulle altre e anche il tentativo di creare una signoria in Lunigiana di Giovanni dalle Bande Nere (nonostante nel 1522 costringa il marchese Malaspina di Aulla a cedergli il feudo) è destinato a fallire per l' opposizione di quanti avevano interesse a mantenere un controllo, anche se parziale, sul territorio. E' il granduca di Toscana che in questo periodo e nel XVII secolo espande il suo dominio: Firenze arriva a controllare circa metà della Lunigiana con l' acquisto di Pontremoli e dei territori circostanti. In questo secolo esplode il fenomeno artistico e architettonico del Barocco , che anche in Lunigiana lascia profonde testimonianze, soprattutto a Pontremoli: l' intera città viene riprogettata, le chiese arricchite e le vecchie case abbattute per far posto a nuovi palazzi signorili. La spiegazione di un tale avvenimento si deve ricercare nella ricchezza che affluisce in città attraverso i commerci intrapresi da alcune famiglie locali grazie al porto di Livorno e alle agevolazioni concesse dal governolarosa.jpg (9306 bytes) toscano. La ricchezza rimane comunque nelle mani di poche famiglie che decidono di costruire palazzi consoni alla loro nuova condizione sociale; sorgono così tra le vecchie case del borgo, splendidi palazzi realizzati e affrescati dai maggiori artisti del tempo. Il coraggio dei primi imprenditori commerciali pontremolesi costituisce un esempio, che altre famiglie decidono di seguire. I palazzi del Pavesi , Bocconi , Damiani , Petrucci , la cattedrale, la chiesa di Nostra Donna, il teatro della Rosa vengono costruiti tutti in quell' epoca di prosperità, in definitiva breve, visto che si esaurirà all' inizio del XIX secolo. Con la seconda metà del '700 anche in Lunigiana arrivano le idee dell' illuminismo : Piero Leopoldo d' Asburgo, granduca di Toscana, interpreta bene la figura di sovrano illuminato, tentando una serie di innovazioni nei territori da lui amministrati. Il tentativo però fallisce: è troppo grande la disgregazione territoriale e troppo forte l' ostilità della potente comunità eclesiale che intravede nel granduca la volontà di scindere il potere spirituale da quello temporale. In questi stessi anni, nel 1787, a Pontremoli, dopo molte richieste, ottiene la nomina a sede diocesana, che manterrà per duecento anni, oltre al riconoscimento di città. Gli anni della Rivoluzione Francese e di Napoleone, determinano anche in Lunigiana la fine del feudalesimo, ma neppure in questo periodo la regione trova la sua unità: le zone in passato divise in feudi vengono inglobate nella Repubblica Cisalpina e poi nel Regno Italico, mentre la parte già del granducato di Toscana entra a far parte del regno d' Etruria. Con la sconfitta di Napoleone e la Restaurazione del 1815 il Congresso di Vienna stabilisce che gli ex feudi imperiali passino sotto il dominio estense di Francesco annunz.jpg (10676 bytes) IV duca di Modena: ne fanno parte i territori di Aulla, Licciana, Mulazzo, Podenzana, Tresana, Villafranca e Treschietto. Anche il granducato di Toscana riacquista i suoi territori:tra gli altri Fivizzano, Pontremoli, Codiponte, Bagnone, Casola e Albiano. Nel 1831 Licciana diventa indiretta protagonista della storia: il fallimento del moto carbonaro di Modena, coinvolge due suoi illustri cittadini, Biagio e Anicarsi Nardi, figure di primo piano del moto insurrezionale, costretti con altri a rifugiarsi a Corfù dove muore Biagio. Anicarsi invece troverà la morte nel vallone di Rovito partecipando alla spedizione in Itali dei fratelli Bandiera. Licciana in loro memoria abbinerà al proprio il nome dei due patrioti, denominandosi il Licciana Nardi . Nel 1848 termina la presenza toscana in Lunigiana: con un accordo segreto il ducato di Parma e quello di Modena si dividono il territorio; al primo l' alta valle del Magra con Pontremoli, al secondo la media valle con Fivizzano. E' il risultato della prima guerra di Indipendenza: lo Stato piemontese arriva fino alla bassa Lunigiana, gli attuali confini con la Liguria. La tanto sospirata unità arriverà solo dopo la seconda guerra di Indipendenza quando, nel 1859, la Lunigiana proclamerà la sua annessione al Regno di Sardegna. Con l' Unità d' Italia la Lunigiana entra a far parte della provincia di Massa Carrara , come è ancora oggi.

DAL '900 AI GIORNI NOSTRI

La neocostituita provincia di Massa Carrara si trova ad affrontare subito gravi problemi di ordine sociale, politico ed economico. E' in questo periodo che anche in Lunigiana, grazie allo sviluppo delle comunicazioni e degli scambi sociali e culturali (soprattutto con la realizzazione della ferrovia Parma - La Spezia) comincia a farsi strada l' ideologia socialista che porta alla costituzione del movimento operaio. La situazione è precaria. La Lunigiana è una delle terre più colpite dall' emigrazione : la Maremma, la Corsica, la Francia e l' America sono le mete dei lunigianesi che cercano altrove migliori condizioni di vita. Alla fine saranno decine di migliaia quelli che avranno compiuto questo tipo di scelta. Ad agravare ancora maggiormente il panorama economico e sociale sopraggiunge la prima guerra mondiale e, nel 1920, un disastroso terremoto che colpisce la zona orientale della Lunigiana, Fivizzano in particolare, provocando numerose vittime e gravissimi danni. Il secondo conflitto mondiale non fa che peggiorare la situazione: la Lunigiana si trova ad essere la retrovia della linea gotica che divide legra39r.jpg (4932 bytes) truppe tedesche da quelle alleate. La ritirata dell' esercito tedesco coinvolge direttamente il territorio e la sua popolazione: alcuni degli episodi più tristi dell' intero conflitto si consumano proprio qui e varranno la medaglia d' oro alla provincia di Massa Carrara. Mentre le truppe tedesche occupano il fondovalle per garantire la ritirata verso nord, in montagna i partigiani combattono. Ma la Resistenza provoca la reazione tedesca: Canova, Bardine, S. Terenzio, Vinca sono tristemente note per le stragi subite dalla popolazione inerme. M atutto il territorio lunigianese è segnato da lapidi e cippi che ricordano i drammatici episodi della lotta di liberazione. Il secondo dopoguerra vede la Lunigiana inserita nella nuova realtà repubblicana, ma sempre occupata dai vecchi problemi: il mancato rilancio economico, la crisi dell' agricoltura e la mancata industrializzazione spingono ancora una volta i luniganesi a emigrare verso i Paesi stranieri e verso le nuove fabbriche del Nord Italia. Il resto è storia di oggi che vede la realizzazione di tutta una serie di infrastrutture fino alla costruzione dell' autostrada Parma Mare che collega i mercati del nord con la costa tirrenica; il prossimo completamento del raddoppio della ferrovia "pontremolese" sancirà ancora una volta il carattere di terra di passaggio proprio da millenni della Lunigiana. Oggi ci troviamo dunque di fronte a un territori di confine e di collegamento tra aree vicine, ma anche di grandi risorse umane e ambientali, che, paradossalmente, proprio per la mancata industrializzazione e il relativo "isolamento" geografico e culturale risulta una terra di sicuro interesse, con i suoi paesaggi incontaminati, ricchi di storia e di tradizioni.

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