"L'uccisore" di Eraldo Baldini
di Alex Brando
gialloWeb
Le recensioni


[Clickare per ingrandire] "L'uccisore" è un romanzo da incubo, violento, ma discontinuo. Probabilmente scritto parecchi anni prima della sua pubblicazione, visto che negli ultimi recenti lavori Eraldo Baldini ha dimostrato di essere un eccellente scrittore, una delle voci più interessanti della narrativa italiana, e non solo del genere noir. Assai abile nel ricostruire mondi scomparsi e creare atmosfere cupe, utilizzando una prosa secca, efficace, sicura, martellante e non priva d'eleganza. Qui, al contrario, c'è una specie di assemblaggio di materiali diversi, cuciti insieme per narrare la storia di un nazista dall'adolescenza alla morte.
Hermann Maag, il protagonista del romanzo, è un uomo che gode, fin da quand'era poco più di un bambino e militava nella Hitlerjugend, a fare del male, a leggere negli occhi delle sue vittime la paura, il terrore per la morte da lui provocata. Quando non può prendersela con i suoi simili (foss'anche un bambino o la sua stessa madre) si sfoga sugli animali. La guerra sarà il suo periodo d'oro: gli permetterà d'agire alla luce del sole e di raffinare la sua innata crudeltà. Ci vorranno parecchi decenni prima che venga alla luce la sua vera natura e quando ciò accadrà, dopo aver commesso un ultimo omicidio, l'uomo porrà fine alla sua vita da "uccisore" impiccandosi senza titubanze.
A questo punto inizia un'altra storia collegata alla casa in Svizzera dove Hermann Maag, il vecchio nazista, ha trascorso in isolamento gli ultimi anni della sua squallida esistenza. Anche lo stile del libro cambia rapidamente: il linguaggio crudo e secco si dilata, si fa più descrittivo, con delle punte liriche e nostalgiche in netto contrasto con le pagine precedenti. Ovviamente nulla dico del finale, sconvolgente, sì, ma abbastanza prevedibile. Un libro che si legge con tensione e attenzione, ma che alla fine non convince. Molto lontano dalla maestria di "Mal'aria".

"L'uccisore" sarebbe stato un lavoro assai più interessante, e meno cronachistico, se le due parti fossero state invertite: il romanzo poteva aprirsi su quella casa disabitata, con i misteri in essa racchiusi, l'attrazione malefica esercitata sui ragazzi della zona e solo dopo risalire alla storia dell'uomo che vi aveva vissuto, ai suoi terribili omicidi. Sì, sarebbe venuto meno il tragico colpo di scena finale, anticipato di parecchie pagine, e certo le regole classiche del genere noir ne avrebbe risentito: ma sarebbe stato così grave?

Theoria, 1996, pagg.109, £ 12.000


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