"In tutti i sensi come l’amore" di Simona Vinci
di Alex Brando
gialloWeb
Le recensioni


[Cliccare per ingrandire] Dei racconti di Simona Vinci, contenuti nel libro "In tutti i sensi come l’amore" (1999, Einaudi – Stile Libero, pagg. 201, lire 14.000), non se n’è parlato molto, o come avrebbero meritato, soprattutto se si fa un raffronto con l’abbondanza di cose dette e scritte su "Dei bambini non si sa niente" (1997, Einaudi), suo romanzo d’esordio, acuto e interessante, sì, ma che non ci aveva persuaso del tutto.
Nel frattempo Simona Vinci ha dato alle stampe un buon libro per ragazzi "Matildacity" (1998, adn kronos libri), dove sono affrontati con intelligenza argomenti impegnativi come la droga e l’immigrazione. Un romanzo scritto bene, veloce e con un finale trascinante, avventuroso.
Poi è avvenuta la pubblicazione di questi racconti, di cui un paio già pubblicati: in un settimanale (Agosto nero) e nell’antologia "Anticorpi" (Cose).
13 storie, forse troppe in una volta sola, visto che si tratta di vicende dense, abbastanza lunghe, elaborate, molto inquietanti. A fine lettura, infatti, si ha la sensazione di un’eccessiva abbondanza di temi, di suggestioni, di una certa disomogeneità dell’intero volume, questo però è anche il segno dell’estrema ricchezza di scrittura e di capacità inventiva dell’autrice.

Nel libro si trovano storie che restano impresse, che lasciano un segno profondo nella memoria del lettore. "Cose", "Agosto nero", "La ragazza angelo", "Fuga con bambina", "In viaggio con le scarpe rosse" ecc. sono fra i racconti più belli da noi letti negli ultimi anni. Storie intense, aspre, dure, scritte con maestria, che hanno la capacità di evocare (e questa è la cosa che più ci ha colpito) dolori profondi, inquietudini, tormenti esistenziali e, insieme, una totale estraniazione dal mondo e dalla realtà circostante.
Per questo, a distanza di un anno, ci era venuta una gran voglia di rileggerli.


9 febbraio 2001


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