"Soldi sporchi" di Sam Raimi
di Alberto Farina
gialloWeb
Le recensioni


[Clickare per ingrandire] "A Simple Plan", tradotto -con una volgarità che non meriterebbe nemmeno più rimarcare- "Soldi sporchi", è un film perfetto che ai fan più accaniti del Raimi di "La casa" potrà sembrare l'esempio di una genialità svenduta al mainstream e che invece testimonia una maturazione strepitosa. Che fosse Raimi il migliore del trio di amici che stava dietro a un film come "I due criminali piu' pazzi del mondo" era chiaro fin da allora, come chiaro era che al buon Sam si dovevano molte delle migliori invenzioni visive di "Arizona Junior".

Il Cinema, per fortuna, non è il gioco della torre e nessuno potrà mai chiedere seriamente di scegliere chi tenere fra i fratelli Coen e Samuel "Sam" Raimi: che gli spiriti dei Lumiere, di Griffith, di Welles e di Kubrick ce li conservino più a lungo possibile tutti. Ma Sam, con questo film, forse dimostra di essere lui il *regista* migliore del nuovo cinema americano. Di non avere bisogno dello scudo della stravaganza o della provocazione, di non sentire (e speriamo di non dover dire "di non sentire *ancora*") la necessità di scrivere l'ultima parola sulla Shoah, sullo sbarco in Normandia o sul problema degli schiavi.

Soprattutto, Sam non ha più bisogno di dimostrarci in ogni singola inquadratura quello che si sa inventare: addio alla mitragliata di "back zoom travellings", ai grandangoli esasperati, a panoramiche acrobatiche e alle follie della shaky-cam e della rambo-cam, sue invenzioni dell'epoca pionieristica in cui "La casa" usciva in pieno agosto e la si andava a vedere perché c'era "la scena che gli schiacciano gli occhi nella testa, mii, e la matita nella caviglia, tu vedessi roba".

Vedete "A Simple Plan", e godetevi le capriole della trama, tratta da un libro di cui non sento dire che bene. Quelli che erano a suo tempo d'accordo che "Cose molto cattive" era un film ipocrita e falso ma, come me, non sono riusciti ad articolare un perché del tutto convincente, troveranno che il modello ideale a cui senza poterlo sapere si riferivano forse era proprio questo.

E poi, una volta smaltito il piacere del racconto, della recitazione impeccabile -anche questa è regia, non solo l'inquadratura oppure il montaggio- rivedetelo freddo, per godere della misura perfetta, del gioco raffinatissimo delle trasfocate, delle pause brevissime ma significative, dei dettagli rilevanti ai fini della trama e di quelli che servono solo a dare quel po' che ti fa la differenza. Ecco un regista che non gesticola per farsi notare; che sa fare dei corvi neri (che per tutto il film sono testimoni tutt'altro che innocenti di eventi neri come il cuore della provincia non solo americana) una presenza costante senza farla diventare ingombrante. E i personaggi descritti senza la minima concessione alla macchietta, come a volte capitava invece a "Fargo" un altro -bellissimo- film ambientato fra le nevi accecanti dell'America periferica.

Da non perdere, se il cinema americano vi piace. Il fatto che, come "La sottile linea rossa", sia stato ignorato dallo zio Oscar, almeno in questo caso vale come una garanzia. Grande, grande Cinema, senza fumo negli occhi. Come dicono gli americani, Sam Raimi è the real thing.

"Soldi sporchi" ("A Simple Plan", 1998) di Sam Raimi
Sceneggiatura: Scott B. Smith
Interpreti: Bill PaxtonBilly Boy Thornton, Bridget Fonda
Origine: USA, 1998




[ Home ] [ Recensioni ] [ Top ]