Speciale "Tiziano Sclavi" [4] di Luca Crovi |
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Sogni di Sangue Questo volume si compone di quattro storie thriller scritte in periodi diversi: Un sogno di sangue e Un delitto normale erano stati pubblicati originariamente dall’editore Campironi in un unico volume firmato Francesco Argento nel 1974, Il testimone arcano e Quante volte tornerai (dal quale Sclavi ha tratto l’omonima storia di Roy Mann uscita a puntate su Comic Art) sono stati scritti alcuni anni più tardi. Il volume è stato pubblicato nel 1992: una raccolta di racconti in cui la realtà è sempre mediata dai sogni e dagli incubi (pensiamo alla Pavia universitaria delle prime due storie, avvolta nella nebbia del mistero). Gli assassini e le vittime si muovono come ombre lungo lo spettro delle narrazioni. Linguaggio visivo, strutture geometriche, esattezza dei dettagli caratterizzano queste narrazioni di un iperrealismo fortemente simbolico. Come ha scritto Michele Mari «l’orrore di Sclavi è asettico, esatto come la cifra o il ritmo del cosmo. Non fosse così, gli incubi dei personaggi di Sclavi non potrebbero avere quella geometria e quella pulizia formale che mancano alle loro giornate, fatte di insensata routine e di sorda animalità...». Le quattro storie sono unite fra loro da un sottile filo color sangue, ma la qualità letteraria di questi racconti si avvicina di più a Richard Matheson e a Dino Buzzati che a Stephen King e Robert Bloch, Sclavi è sintetico, non ama la narrativa fiume, anche se con King condivide la passione per trasformare la normalità in incubo. Un delitto normale è «la storia di un omicidio che maschera un inferno familiare», un assassinio che risulta al commissario Straniero inspiegabile proprio per la sua estrema linearità. In Un sogno di sangue ci troviamo di fronte a una vicenda gialla-splatter degna del miglior Argento con protagonisti un serial killer che si fà strada a rasoiate nella Pavia universitaria, un barbone che sa troppo, un professore che afferma di avere capacità medianiche e prevede gli omicidi, un commissario trasandato post-sessantottino. Il testimone arcano è invece l’allucinata storia di un emigrante vittima di incubi e ricatti. Il giovane Stavros, esule politico roso da un oscuro male che lo rende fragile e timoroso, rimane coinvolto in un incidente d’auto destinato a sconvolgere la sua vita. Gemma della raccolta è Quante volte tornerai, storia di un impiegato che si accorge progressivamente di un orrendo complotto aziendale tramato alle sue spalle e a quelle del mondo. Questo romanzo è un piccolo classico del fantastico che meriterebbe la macchina da presa di Spielberg. Nero. Il romanzo Nero. è un cocktail calibrato di horror, grottesco e humour. Il tutto ritmato da flashback, flashforward montati con abile occhio cinematografico. Tra assolvenze e dissolvenze incrociate, il libro racconta la storia di un Lui nevrotico e ossessionato dalla paura dei teppisti, amante della tranquillità, costretto ad assumere varie identità (lui che non è convinto della sua) e di una Lei affascinante, apparentemente sbadata, in realtà, vampiresca. Dietro a loro una Milano piovosa e grigia il cui skyline si presenta così: «Sopra il cielo plumbeo e nebbioso, sotto lo smog». I modelli cinematografici principali di questo romanzo sono tre: «L’Inquilino del terzo piano» di Polansky tratto da Topor, «Blood Simple» dei fratelli Coen e «Fuori orario» di Scorsese. A ognuno di questi film Nero. deve qualcosa e aggiunge qualcosa. La vicenda comincia con un nonsense: il nostro Lui deve recuperare la crema anticellulite che Francesca ha scordato a casa del suo ex Zardo. Quella che dovrebbe essere una semplice prova d’amore diventa una pericolosissima prova di sopravvivenza: al posto di un affermazione di identità del protagonista assistiamo allo sfaldamento della sua personalità. Le sequenze nonsense si alternano, poi, in tutta la narrazione con quelle drammatiche. Nero. è una danza macabra sulle tracce di maestri come Scerbanenco, Ellroy, Chandler. E il messaggio è addirittura beckettiano: nella vita non si è sicuri di niente, né dei propri sentimenti, né nella propria identità, né della morte. il romanzo è un allucinante messa in scena della menzogna. Nel Buio Una lettura di bellezza inquietante. Le ballate di Sclavi nascondono una disarmante semplicità, ma anche una forza che stupisce: sono adatte per tutte le occasioni. Ci restituiscono una personalità ricca, dilaniata da un conflitto tra una percezione di una realtà pacificata e la sua immanente tendenza a trasformarsi in catastrofe. Sclavi che mese dopo mese regala divertimento e intelligenza a migliaia di persone, trova nella scrittura di poesie un pò di pace. Finalmente in attesa della morte e dell’amore. La sensibilità di Tiziano è squisita. Con Nel buio Sclavi regala un se stesso privato ai lettori e corona il suo sogno di cantautore, difatti prossimamente uscirà un disco. Con grazia felina Sclavi si muove fra le ombre della notte, fra i suoi sogni e i suoi incubi, fedele compagno di viaggio lo humour nero che aiuta a superare le angosce esistenziali. In queste canzoni affiora il senso e non senso della vita, il pessimismo cosmico, la banalità e la grandezza quotidiane, senso del meraviglioso e del noioso. L’autore ci propone viaggi ipnotici e deliranti, messaggi di speranza, filastrocche, frammenti di follia e fantasia, ognuno può perdersi negli infiniti dove di Sclavi realistici e metaforici e può costruirne di suoi. Sclavi soffre in prima persona la vita, dal buio e dal silenzio affiorano messaggi di speranza, di resistenza alla monotonia, alla non vita. Nei suoi testi troviamo tanti amici persi nei labirinti della vita, ma vivi in quelli della memoria. La vita di tutti i giorni corre per binari prestabiliti dalla quale si può deviare solo come tram impazziti una volta per sempre. Sclavi costruisce intense ballate sulla difficoltà di vivere e la necessità di sperare, la fragilità della bellezza e il miraggio dell’armonia, l’empietà e la pietà nei rapporti umani, l’inquietudine (la tortura, la gioia e la tristezza) dei dialoghi amorosi, riscopre la solidarietà tra uomini e animali, la grandezza della diversità. Canzoni di morte e amore scritte con un iperrealismo fantastico, con il ritmo drammatico e insieme ludico dell’immaginazione. Affiora la coscienza della fragilità esistenziale e della vitalità verbale (con le parole si gioca, si vive, si spera, si piange). La personale ricerca stilistica di Sclavi è poi proseguita con due romanzi come "Le etichette delle camicie" e "Non è successo niente", romanzi che, solo a tratti, riprendono gli schemi dell’horror, del thriller e del giallo, ma preferiscono dare corda alla forte passione letteraria umoristica dell’autore, mettendo alla berlina nevrosi, psicopatologie e tic dell’Italia di oggi. Un mondo buffo e colorato, ma allo stesso tempo tragico visto con gli occhi di una generazione che non ha ancora capito il senso della vita, oppure capendolo ha preferito cadere nel ridicolo pur di evitare la tragedia della morte. I protagonisti di entrambi i romanzi fingono in ogni momento della loro esistenza, indossando maschere che tutto sommato stanno loro comode sul palcoscenico del quotidiano. Luca Crovi
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