Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Michael Connelly, Vuoto di luna (Void Moon), tr. it. di Gianni Montanari, Piemme Edizioni, 377 pagine, £ 35.000

Un paio di settimane fa, azzardandomi in una brevissima analisi della situazione del noir contemporaneo, mi ero permesso di osservare che Michael Connelly, pur restando uno degli esponenti maggiori del nostro genere preferito, tendeva, talvolta, a ripetersi. Giudizi del genere, naturalmente, sono sempre opinabili, ma, soprattutto, corrono il rischio di venire smentiti prima ancora di essere diffusi. In effetti, due settimane fa era già uscita in Italia la traduzione dell'ultimo romanzo di quell'autore e adesso che l'ho letta posso assicurarvi che a non ripetersi Connelly è riuscito benissimo. In Vuoto di luna, in effetti, mette da parte tutto il suo repertorio tradizionale: non fa a meno soltanto dell'agente Harry Bosch (la cui biografia, comunque, speriamo di veder completata presto o tardi anche in edizione italiana), ma rinuncia alla stessa struttura del procedural d'azione, che pure ha caratterizzato, finora, tutti i suoi romanzi. Niente poliziotti più o meno corrotti, dunque, niente grane interdipartimentali, niente serial killer da individuare o complessi piani criminali da smascherare nonostante tutto e tutti. L'autore inverte, alla lettera, il suo punto di vista tradizionale e costruisce il romanzo attorno a un personaggio che alla polizia, per una volta, cerca di sottrarsi. Certo, Cassie Black, la protagonista, non è una dei soliti killer psicopatici oggetto delle ricerche dei poliziotti connellyani, è semplicemente una ladra, specializzata in furti nei casinò di Las Vegas, o forse addirittura è una ex ladra, perché dopo il catastrofico esito di un tentativo conclusosi con la tragica morte del suo partner, si è fatta i suoi cinque anni di galera ed è, attualmente, in libertà provvisoria. Cara grazia se è riuscita a trovare un lavoro in un'agenzia automobilistica. È un personaggio simpatico e tratteggiato con grande finezza: una donna inquieta, che cerca di tirare avanti alla meno peggio in una situazione difficile, con l'incubo di vedersi sospendere per qualche imprevedibile menata burocratica la libertà provvisoria e tornare da un momento all'altro dietro le sbarre. Ma nella sua vita c'è un segreto doloroso, che la spingerà, nonostante tutto, a rimettersi in pista: eccola così nuovamente a Las Vegas, impegnata in un colpo che più difficile non si può e nuovamente costretta a nascondersi perché è successo qualcosa di imprevedibile.

Connelly, lo sapete, è un maestro nell'organizzazione delle trame, e anche questa volta riesce a costruire un intrigo di tutto rispetto, anche se la spiegazione finale, a dirla proprio tutta, richiede, per essere digerita, una certa dose di buona volontà. È anche un autore molto preciso, che si documenta a fondo su quello che scrive, e in effetti padroneggia le tecniche più avanzate del furto con scasso con una disinvoltura degna di un regista degli anni '60, di quelli che facevano quegli splendidi film imperniati su un'impresa ladresca minuziosamente pianificata e magistralmente portata a termine, anche se non sempre coronata dal meritato successo. In realtà, in questo romanzo, c'è qualcosa di cinematografico: anzi, i lettori con qualche pratica del thriller su celluloide si accorgeranno, forse, che nell'organizzazione generale della vicenda si sente qualche influenza di un vecchio film di Don Siegel, Chi ucciderà Charley Varrick, del 1974 e, trattandosi di un vero capolavoro, nessuno vorrà scandalizzarsene. In ogni caso, quello che rende questo libro davvero straordinario, oltre al ritmo serrato della narrazione, è la capacità di creare dei personaggi a tutto tondo, dei personaggi credibili e, al tempo stesso imprevedibili: la protagonista, il suo datore di lavoro, la sua agente di sorveglianza, il suo contatto con la malavita... sono tutte figure tutt'altro che convenzionali. Come piuttosto anticonvenzionale è il "cattivo": un "cattivo", per una volta, compiutamente credibile. Insomma, prima di dire che Connelly tende a ripetersi, la prossima volta ci penserò su un paio di volte.

29 Maggio 2000


[ Home ] [ Recensioni ] [ Rec. Oliva ] [ Top ]